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Dal caso di Andrea di York alla principessa Diana fino alla Megxit: il lato “decisionista” della Regina Elisabetta che non guarda in faccia alle parentele

Prima che mamma, zia, nonna, Elisabetta II è un capo di Stato e, la storia insegna, "indugiare" non sembra essere un verbo contemplato nel suo vocabolario. Così il caso dell'amato terzogenito non è un unicum nella sua lunga storia di Sovrana

di Francesco Canino

Il mantra della Corona Britannica da oltre un secolo è sempre lo stesso: never complain, never explain, mai lamentarsi, mai dare spiegazioni. E la Regina Elisabetta II ci si è attenuta con rigore anche nei momenti più complicati del suo regno e delle vicissitudini familiari. Comprese quelle delle ultime ore che riguardano il figlio prediletto, Andrea di York, che da anni ormai alla madre
regala più grattacapi che gioie.

Il terzogenito della Sovrana pensava forse di uscire indenne dallo scandalo innescato dal giro di giovani prede sessuali, messe a disposizione di amici ricchi, nobili e potenti dal faccendiere Jeffrey Epstein – morto in cella a New York nel 2019 -, invece ne è rimasto travolto. Quasi schiacciato, con le ossa rotte e con un finale tutt’altro che scontato visto che il giudice Lewis Kaplan di New York non ha accolto le argomentazioni dei legali di Andrea – secondo i quali l’accordo per risarcimento danni raggiunto nel 2009 da Virginia Giuffre e Epstein impediva il procedimento contro il Duca per violenza sessuale – mandando dunque a processo in America Andrea di York. Proprio questa svolta ha accelerato le mosse di Buckingham Palace, o meglio, della famiglia Windsor, sintetizzate in un comunicato di poche righe e già storico. “Con l’approvazione e l’accordo della Regina, le affiliazioni militari e i patronati Reali del Duca di York sono stati rimessi nelle mani di Sua Maestà. Il Duca continuerà a non svolgere impegni pubblici durante tutta la durata della causa e si difenderà in questo caso come privato cittadino”.

Tradotto in altre parole: niente più gradi e onori militari, via ogni incarico di rappresentanza a nome della Royal Family, revoca del diritto a essere chiamato Altezza Reale. Fuori da tutti i giochi, con un blitz rapido e spietato, secondo i royal watcher più accreditati, ma nulla di nuovo: quando in ballo c’è la sopravvivenza stessa della Monarchia, la Regina agisce come una schiacciasassi. E qui la portata dello scandalo rischia di essere epocale.

Non si tratta dei soliti gossip su tradimenti o divorzi, delle bravate di Sarah Ferguson che si faceva succhiare gli alluci dal finanziere americano John Bryan (dicono che la Regina sia inorridita quando uscirono le celebri paparazzate, negli anni ‘90); nemmeno di Harry d’Inghilterra nudo e ubriaco a Las Vegas; o della nuora, Sophie di Wessex, la moglie del principe Edoardo, che cascò nell’imboscata di un reporter del tabloid News Of The World che, camuffato da sceicco, riuscì a strapparle commenti offensivi su diversi membri della famiglia reale (compresa la Sovrana, che definì “una cara vecchietta”).

Qui le accuse sono gravissime: abusi sessuali su una minorenne. Una macchia indelebile per Andrea, zio e fratello dei futuri re d’Inghilterra. Non a caso Carlo e William d’Inghilterra hanno messo in atto un duro pressing sulla Regina per arrivare ad una soluzione rapida e più indolore possibile. Le loro posizioni irremovibili sono state centrali per mettere fuori gioco Andrea ma la decisione finale è stata tutta nelle mani di Elisabella II la quale, come scrive Lavinia Orefici in Elisabetta II dalla A alla Z, “è cresciuta alla scuola della coscienza di un re. Cuori e sentimenti non sono contemplati”. Anche quando c’è di mezzo il figlio.

Ma già in passato la Regina ha dimostrato non di guardare in faccia ad alcun grado di parentela. La prima grande crisi familiare la affrontò nel 1955, quando la sorella Margaret – refrattaria alle regole, amante di lusso e mondanità, l’opposto di Lilibet – s’innamorò del colonnello Peter Townsend, divorziato e sedici anni più grande di lei. Benché lui fosse libero da ogni vincolo, le nozze erano impossibili visto che la Chiesa Anglicana non accettava il divorzio: dopo mesi di braccio di ferro in famiglia, con Elisabetta divisa tra l’affetto per la sorella e la ragion di Stato, scandali e paginate di fuoco sui tabloid, la Sovrana s’impose e non concesse il permesso alle nozze (Margaret avrebbe potuto sposarsi ma a patto di rinunciare allo status reale e vivere da commoner, senza privilegi né titoli, e si guardò bene dal farlo). Forse fu quella la prima volta in cui Elisabetta II mostrò a tutti il suo lato decisionista, cresciuto esponenzialmente con il passare degli anni, quello che ha sfoggiato davanti ai potenti di tutto il mondo, che al tempo stesso la stimano, la rispettano e la temono.

Lo stesso vale in famiglia, dove con il supporto fondamentale del marito Filippo ha sempre mostrato il suo “pugno di ferro in guanto di velluto”. È stata lei a prendere le decisioni chiave, spesso al posto dei diretti interessati. Lo fece ad esempio con Carlo e Diana, che riteneva totalmente inadatta al ruolo di principessa: la Regina non amò mai la nuora e quando quest’ultima le chiese un consiglio su come arginare Camilla, terza incomoda nel matrimonio col il principe, Elisabetta le rispose laconica con un “Carlo è senza speranza”. Quando però Lady D. rilasciò la ormai celebre e controversa intervista alla BBC (che si è poi scoperto essere stata ottenuta con l’inganno), un cui la “principessa del popolo” ammise che “in questo matrimonio eravamo in tre, un po’ troppo affollato”, la Sovrana prese in mano il gioco. Per lei, che considerava la riservatezza uno degli elementi chiave per preservare la Corona, quello fu un punto di non ritorno: così ordinò al figlio di divorziare, fece fuori dalla famiglia reale Diana, staccandole un assegno da 17 milioni di sterline per la buona uscita e le tolse anche il rango di Altezza Reale (la storia si ripete).

Non è andata meglio al più amato dei suoi nipoti, Harry, cui ha perdonato di tutto: le foto in uniforme nazista alla festa di carnevale, le bravate nei club londinesi, lo strip poker a Las Vegas. Tutto ma non le intemperanze prima e dopo il matrimonio con Meghan Markle: così ha agito senza esitazione, cercando di stemperare gli animi in famiglia, poi agendo da risoluto capo famiglia dopo l’inatteso comunicato con cui il nipote e la moglie annunciavano il “divorzio” dalla famiglia reale e il trasferimento oltreoceano. Profondamente ferita dalle dichiarazioni rilasciate a sua insaputa, nel 2019 Elisabetta convocò d’urgenza un vertice a Sandringham con Carlo, William e Harry e mise sul tavolo la famosa “Megxit”, con cui portò di fatto i duchi di Sussex fuori dal circolo di membri senior dalla Famiglia Reale e tolse al nipote tutti i titoli militari (e di nuovo, la storia si ripete). Prima che mamma, zia e nonna, Elisabetta è regina e capo di Stato: indugiare non è un verbo contemplato nel suo vocabolario.

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