Ha finto di accettare una mazzetta da 10mila euro per chiudere un occhio sul contrabbando di sigarette, ma in realtà ha denunciato tutto facendo arrestare anche i suoi colleghi. È la storia di un finanziere in servizio a Bari che grazie alla sua lealtà, ha permesso di smantellare una presunta organizzazione che per la Direzione distrettuale Antimafia di Bari trafficava “bionde” tra i Paesi dell’est Europa, la Grecia e l’Italia. Il gruppo poteva contare anche su Vincenzo Azzarello, finanziere in servizio al porto di Bari: era lui a garantire, per l’accusa, il transito “sereno” dei mezzi a bordo dei quali si trovavano le sigarette. Non solo. Il militare incontrava i vertici del gruppo, pianificava le azioni da compiere, offriva consigli e tentava anche di reclutare colleghi per garantire il buon esito dell’operazione.

In carcere con lui sono finiti anche Antonio Attolico e Vitantonio Rago, per altri tre invece il giudice per le indagini preliminari di Bari ha disposto gli arresti domiciliari e a un uomo di nazionalità albanese è stato imposto l’obbligo di dimora. Falso, corruzione e istigazione alla corruzione di pubblici ufficiali sono alcune delle accuse contestate a vario titolo dai magistrati. Per i pubblici ministeri Attolico aveva il ruolo di promotore e organizzatore ed era “costantemente coadiuvato” dal finanziere Azzarello. Il sodalizio, secondo la ricostruzione dei finanzieri guidati dal colonnello Luca Cioffi, aveva base logistica e strategica a Bari, luogo del principale porto di approdo e transito della merce estera contrabbandata oltre che luogo di residenza e di Attolico.

Ed è a Bari che avvengono gli incontri tra Attolico e Azzarello, tutti monitorati dai colleghi del militare. Come quello del 20 settembre 2020 in un bar del capoluogo pugliese in cui i due, ignari di essere intercettati, sono impegnati in una discussione sui tempi di consegna della mazzetta. Attolico, infatti, annuncia ad Azzarello che l’organizzazione è intenzionata a pagare i militari coinvolti solo dopo il passaggio dei mezzi dai varchi del porto, ma per il finanziere è contrariato: “Ok – chiede ironicamente Azzarello ad Attolico – quando tu vai a fare la spesa, che fai ti porti la spesa e poi paghi?“. Insomma i soldi devono arrivare insieme al carico di sigarette. E poi Azzarello spiega che non decidere da solo: “Ne parlo con gli altri vediamo che cosa dicono loro… i patti non erano questi (…) io ne parlo con loro… vediamo cosa mi dicono loro… in base a quello che mi dicono loro… Antò gli va bene. Antò non gli va bene”. Azzarello, per l’accusa, è consapevole del grosso affare in ballo e non gradisce l’idea di prestarsi al gioco col rischio di restare a mani vuote: “Ragazzo, – evidenzia infatti al suo interlocutore – stiamo parlando di un carico di un milione e mezzo di euro… te lo dico io, Allora ti sto dicendo che… un… e mezzo … quindi loro c’hanno il guadagno, il capriccio, quindi perché gli preme il culo che vogliono iniziare? (…) bravo. Con noi il bidone non lo avranno”. A quel punto, forse per spingere Attolico a convincere i suoi soci a pagare in anticipo offre consigli sulla logistica dell’operazione dopo lo sbarco. “Di domenica i camion se ne vanno; nessuno rimane parcheggiato fuori dal porto, nessuno, direttamente se ne vanno in autostrada. Punto. I frigoriferi e quelli che portano l’anguria e compagnia bella … quindi i frigoriferi possono viaggiare tranquillamente, non verranno mai fermati dalla Polizia sull’autostrada. Se lui invece lo fa uscire dal porto e lo mette parcheggiato là, desta sospetto che aspetta fino alle dieci … capito?”.

Ma il finanziere, secondo quanto ricostruito dai suoi colleghi durante le indagini, non si sarebbe limitato a questo. Avrebbe fornito ai membri dell’organizzazione i nominativi dei militari in servizio nel porto di Bari al momento dei mezzi “da tutelare”, avrebbe inviato tramite whatsapp i turni di servizio e infine avrebbe garantito, senza effettuare alcuna ispezione doganale, il transito di mezzi e bagagli. Ma perché tutto questo potesse funzionare aveva bisogno di poter contare su altri militari. E così ha tentato di arruolare un collega che ha finto di accettare, ma in silenzio ha svelato tutto ai suoi superiori. Azzarello, però, non hai mai sospettato nulla tanto che ai membri del gruppo offriva certezze granitiche: “la cosa che possiamo fare è il transito garantito senza problemi …. ” aggiungendo “noi, noi siamo tre, più me quattro, ma siamo 4 che chiusi in un pugno, perché se decido prima, dice … così, così, così … tutti per uno e uno per tutti… chiuso l’argomento. Noi solo con lo sguardo e già ci capiamo … “. Ma tutto questo, per l’organizzazione, aveva un prezzo: “io devo lubrificare gli amici” aveva chiarito senza mezzi termini. E sulla base di quelle promesse aveva periodicamente aggiornato il suo collega che a sua volta riportava quelle notizie ai superiori e ai magistrati: “Mi diceva che l’automezzo da utilizzare per il trasporto dei tabacchi lavorati esteri sarebbe giunto a Bari il giorno 20 settembre 2020. Sul punto, specificava che tale data era stata individuata in quanto le forze dell’ordine sarebbero state, in gran parte, impegnate nei servizi di vigilanza presso i seggi elettorali e, quindi, invitava anche me a non partecipare alla vigilanza presso i seggi elettorali. Oltre ciò, mi comunicava che la ‘squadra’, ritengo da. intendersi l’organizzazione, era stata sostituita con altro personale e che il mio compenso lievitava ad euro 10mila”. Le preziose informazioni fornite dal finanziere agli inquirenti, però, hanno permesso di bloccare l’operazione: i mezzi furono sequestrati poco dopo il loro arrivo insieme a 50mila euro in contanti. Le indagini, da quel settembre 2020, sono proseguite e oggi, per membri del gruppo e per il finanziere infedele, è arrivato il conto da pagare. Un conto presentato dagli stessi colleghi che, come hanno spiegato i vertici della Guardia di Finanza, hanno gli anticorpi necessari per isolare e neutralizzare le mele marce.

“La presente attività – si legge in una nota inviata dalla Dda di Bari – costituisce una concreta testimonianza del radicato senso di lealtà professionale espresso dai militari della Guardia di Finanza di Bari nella conduzione della delicata indagine che ha visto, tra gli indagati, anche un militare del Corpo”.

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