Da vicepresidente senior del business commerciale di Lenovo, il colosso informatico da 60 miliardi di fatturato all’anno e oltre 70mila dipendenti, il tedesco Christian Teismann è abituato a trattare ogni giorno affari mondiali. Ma per un giorno ha dovuto piegarsi alla gogna di un’aula di Tribunale, a Brescia, dove è comparso in quanto imputato di duplice omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso. Il manager è proprietario (ed era a bordo) del motoscafo Riva Aquarama, che la sera del 19 giugno scorso nel golfo di Salò travolse nella notte una piccola imbarcazione con a bordo Umberto Garzarella e Greta Nedrotti, di 37 e 25 anni, uccidendoli. Lui ha sempre detto che nel momento dell’impatto stava dormendo. Al timone c’era un altro manager tedesco, Patrick Kassen, che dopo l’impatto non si era fermato, sostenendo di non essersi accorto che il motoscafo era letteralmente planato sopra un gozzo fermo con le luci regolarmente accese. “Credevamo si trattasse di un ramo o di una boa”, aveva detto. Kassen è da cinque mesi ai domiciliari in Italia, mentre Teismann è imputato a piede libero.
Secondo l’accusa, quella sera avevano bevuto molto più del lecito. Ed è per questo che non hanno visto il natante con i due italiani a bordo. In realtà Teismann si era rifiutato di sottoporsi all’alcol test il giorno successivo, quando l’imbarcazione responsabile dell’incidente nautico era stata identificata. Il compagno, invece, ha superato i limiti consentiti. In aula i due manager hanno ascoltato le deposizioni dei periti, i quali hanno confermato che il Riva Aquarama viaggiava a una velocità di circa 20 nodi, quattro volte quella consentita e avrebbero comunque avuto 4 secondi di tempo per evitare l’impatto se soltanto fossero stati in condizioni di sobrietà. La conferma della velocità eccessiva è venuta dal capitano Diego Ammirati, consulente tecnico del pubblico ministero Maria Cristina Bonomo. La Guardia Costiera, come ha ricordato il luogotenente Pasquale Angelino, ha simulato l’incidente giungendo a questa conclusione, riguardante la velocità e i tempi di reazioni che sarebbero stati sufficienti a deviare la traiettoria di quello che era un autentico bolide lanciato nel buio.
Anche nell’ipotesi più favorevole agli imputati, la velocità non era comunque inferiore ai 17 nodi. “Il gozzo di Umberto Garzarella era illuminato correttamente, con una luce di coronamento bianca omologata e funzionante. Visibile quindi nel raggio di due miglia” hanno spiegato i tecnici. Invece, “il Riva procedeva con un grosso punto luce all’estrema prora privo di riscontro in campo nautico e i fanali di posizione, rosso e verde, originali del 1965 ma non omologati. Non abbiamo quindi la certezza sulle loro prestazioni, a quella velocità e quell’inclinazione. Umberto, nonostante il rumore del motore, non avrebbe potuto capire che una barca lo stava per travolgere, e nemmeno da quale direzione”. Invece i due tedeschi avrebbero potuto cambiare rotta. “Il fascio di luce dei fari di profondità del Riva ha iniziato a illuminarne la sagoma a quaranta metri”. È da questa distanza che si risale al calcolo dei 4 secondi. “Per reagire, avevano almeno tre secondi. Un’eternità. Per sterzare, ridurre drasticamente la propulsione o addirittura staccare il motore, affossando la barca”. Invece erano così sbronzi che all’arrivo in darsena uno dei due era caduto in acqua, incapace com’era di reggersi in piedi. A dicembre il padre di Garzarella aveva voluto incontrare i due tedeschi nel cimitero di Salò, sulla tomba del figlio, nel giorno del suo compleanno.
Giustizia & Impunità
Travolse due turisti e li uccise sul Lago di Garda: per la prima volta il numero due di Lenovo presente in aula al processo
Il tedesco Christian Teismann è imputato di duplice omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso: è a piede libero, mentre il suo amico è ai domiciliari in Italia da 5 mesi. Secondo le perizie, il loro motoscafo viaggiava a una velocità di circa 20 nodi, quattro volte quella consentita
Da vicepresidente senior del business commerciale di Lenovo, il colosso informatico da 60 miliardi di fatturato all’anno e oltre 70mila dipendenti, il tedesco Christian Teismann è abituato a trattare ogni giorno affari mondiali. Ma per un giorno ha dovuto piegarsi alla gogna di un’aula di Tribunale, a Brescia, dove è comparso in quanto imputato di duplice omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso. Il manager è proprietario (ed era a bordo) del motoscafo Riva Aquarama, che la sera del 19 giugno scorso nel golfo di Salò travolse nella notte una piccola imbarcazione con a bordo Umberto Garzarella e Greta Nedrotti, di 37 e 25 anni, uccidendoli. Lui ha sempre detto che nel momento dell’impatto stava dormendo. Al timone c’era un altro manager tedesco, Patrick Kassen, che dopo l’impatto non si era fermato, sostenendo di non essersi accorto che il motoscafo era letteralmente planato sopra un gozzo fermo con le luci regolarmente accese. “Credevamo si trattasse di un ramo o di una boa”, aveva detto. Kassen è da cinque mesi ai domiciliari in Italia, mentre Teismann è imputato a piede libero.
Secondo l’accusa, quella sera avevano bevuto molto più del lecito. Ed è per questo che non hanno visto il natante con i due italiani a bordo. In realtà Teismann si era rifiutato di sottoporsi all’alcol test il giorno successivo, quando l’imbarcazione responsabile dell’incidente nautico era stata identificata. Il compagno, invece, ha superato i limiti consentiti. In aula i due manager hanno ascoltato le deposizioni dei periti, i quali hanno confermato che il Riva Aquarama viaggiava a una velocità di circa 20 nodi, quattro volte quella consentita e avrebbero comunque avuto 4 secondi di tempo per evitare l’impatto se soltanto fossero stati in condizioni di sobrietà. La conferma della velocità eccessiva è venuta dal capitano Diego Ammirati, consulente tecnico del pubblico ministero Maria Cristina Bonomo. La Guardia Costiera, come ha ricordato il luogotenente Pasquale Angelino, ha simulato l’incidente giungendo a questa conclusione, riguardante la velocità e i tempi di reazioni che sarebbero stati sufficienti a deviare la traiettoria di quello che era un autentico bolide lanciato nel buio.
Anche nell’ipotesi più favorevole agli imputati, la velocità non era comunque inferiore ai 17 nodi. “Il gozzo di Umberto Garzarella era illuminato correttamente, con una luce di coronamento bianca omologata e funzionante. Visibile quindi nel raggio di due miglia” hanno spiegato i tecnici. Invece, “il Riva procedeva con un grosso punto luce all’estrema prora privo di riscontro in campo nautico e i fanali di posizione, rosso e verde, originali del 1965 ma non omologati. Non abbiamo quindi la certezza sulle loro prestazioni, a quella velocità e quell’inclinazione. Umberto, nonostante il rumore del motore, non avrebbe potuto capire che una barca lo stava per travolgere, e nemmeno da quale direzione”. Invece i due tedeschi avrebbero potuto cambiare rotta. “Il fascio di luce dei fari di profondità del Riva ha iniziato a illuminarne la sagoma a quaranta metri”. È da questa distanza che si risale al calcolo dei 4 secondi. “Per reagire, avevano almeno tre secondi. Un’eternità. Per sterzare, ridurre drasticamente la propulsione o addirittura staccare il motore, affossando la barca”. Invece erano così sbronzi che all’arrivo in darsena uno dei due era caduto in acqua, incapace com’era di reggersi in piedi. A dicembre il padre di Garzarella aveva voluto incontrare i due tedeschi nel cimitero di Salò, sulla tomba del figlio, nel giorno del suo compleanno.
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Politica
La Lega a Meloni: “Dov’è l’emergenza per il riarmo da 800 miliardi?”. La premier in Aula si scaglia contro il Manifesto di Ventotene e infiamma le opposizioni
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Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Giorgia Meloni è fuggita di nuovo, non la vedevamo dal dicembre scorso e le volte che si è palesata in aula si contano sulle dita di una mano. Si è chiusa per mesi nel silenzio imbarazzato di chi non sa cosa dire o non vuole dire cosa pensa". Lo ha detto Elly Schlein alla Camera.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - La Lega "ha sostanzialmente commissariato la presidente Meloni dicendo che non ha mandato per esprimersi al Consiglio Ue". Lo ha detto Elly Schlein alla Camera.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Nessun impegno, nessun nuovo modello e nessuna certezza su occupazione e investimenti. Oltre i modi garbati di Joh Elkann non c’è nulla di nuovo". Lo affermano Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra.
"Abbiamo chiesto - proseguono i due leader di Avs - a John Elkann di fare davvero il Presidente e il Ceo dell’azienda che dirige. Solo lui potrebbe e dovrebbe dare garanzie concrete su investimenti e occupazione in Italia. Dal 2014 ad oggi il settore ha perso 15mila lavoratori, con un danno sociale ed economico enorme per il paese. Vogliamo riportare le produzioni delocalizzate in Italia, come quella della grande Panda in Serbia, interrompendo il trasferimento degli stabilimenti all’estero. È inaccettabile che Stellantis continui a produrre modelli di grande diffusione lontano dal nostro Paese utilizzando l’immagine made in Italy solo per gli spot".
"Chiediamo un progetto industriale chiaro, che preveda investimenti definiti, nuovi modelli da realizzare in Italia e precise garanzie sul fronte produttivo e occupazionale. Tocca costatare che anche oggi non è arrivata nessuna risposta sulla Gigafactory di Termoli, sul reshoring delle produzioni trasferite all’estero, così come la fine della spinta alle delocalizzazioni, che impoveriscono il nostro tessuto industriale. L’audizione di oggi evidenzia anche - concludono Bonelli e Fratoianni - l’inadeguatezza del governo Meloni, più impegnato a fare la guerra alla transizione ecologica che a investire seriamente nelle infrastrutture necessarie, come le stazioni di ricarica e le Gigafactory. La destra non capisce che, se l’Europa non procederà con determinazione verso l’elettrico, sarà schiacciata dai colossi globali come l’americana Tesla e la cinese Byd. Serve una politica industriale lungimirante, non la difesa di modelli ormai superati".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Oplà! L’ennesima giravolta di Giorgia l’Influencer è servita". Lo scrive Matteo Renzi sui social postando una dichiarazione del 2016 della premier Giorgia Meloni. "Sull'Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del Manifesto di Ventotene, detenuti in carcere", disse Meloni parlando di Renzi, Hollande e Merkel.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Criticare un Manifesto è legittimo. Non rispettare la storia di ha dato la propria vita è un errore, ma questo non è accaduto". Lo ha detto in aula Maurizio Lupi di Noi Moderati nelle dichiarazioni di voto dopo le comunicazioni delle premier Giorgia Meloni. "Rispettare la storia non vuol dire non avere la libertà o la legittimità di criticare contenuti e idee diverse dalla propria storia, questo è il sale delle forza della democrazia".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - “La presidente del Consiglio che rinnega i valori della Costituzione sulla quale pure ha giurato: come si può? Come si possono insultare i padri non solo dell’Europa ma anche della nostra patria? Non è solo un’anti europeista che getta la maschera, e su questo avevamo pochi dubbi visto che la sua idea di Europa è più quella di Orban che la nostra ,il fatto più grave è che Meloni, con il suo discorso sul manifesto di Ventotene, insulta la storia e la memoria del nostro Paese". Così in una nota l’eurodeputata del Pd, Irene Tinagli.
"Mi voglio augurare che i vertici delle istituzioni, i presidenti di Camera e Senato in primis, vogliamo intervenire a tutela della democrazia, duramente contestata da chi dovrebbe governare l’Italia ed invece la oltraggia. La verità è fin troppo banale: all'Europa libera e unita, la Meloni preferisce l’autoritarismo di Orban e la sudditanza a Trump”.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Abbiamo assistito all'ennesimo show della influencer Meloni, dopo un intervento scialbo, il grande colpo finale, l'attacco al Manifesto di Ventotene, preparato da giorni con giornalisti amici e le Tv, che serve per stare sui giornali per il Manifesto di Ventotene anzichè per le divisioni della maggioranza o la mancanza di una linea chiara di questo governo". Lo ha detto Maria Elena Boschi in aula alla Camera.
"Penso che abbia mandato di traverso il pranzo al presidente Mattarella, che ha anche ricordato che il Manifesto di Ventotene è un punto di riferimento nella costruzione europea", ha aggiunto la capogruppo di Iv a Montecitorio, che tra le altre cose ha sottolineato: "La Lega ha linea chiara, e l'ha detto: lei no ha mandato per andare al Consiglio Ue".