Sport minori, stipendi maggiori. Potrebbe sintetizzarsi così la storia della Federazione Triathlon e di Riccardo Giubilei, uno dei tanti, piccoli grandi padroni dello sport italiano. Eletto a marzo 2021 col 72% dei voti, dopo una rapida carriera federale che lo ha visto prima consigliere e poi vice nello scorso quadriennio, uno dei primi atti della sua nuova gestione è stato un provvedimento che cambierà le sorti di questa disciplina: alzarsi lo stipendio. Lo scorso maggio, il consiglio della Fitri (presieduto da Giubilei) ha autorizzato la Federazione ad erogare al presidente (cioè Giubilei) un compenso di 69.592 euro lordi. Si potrebbe discutere se siano tanti o pochi per il n.1 del triathlon. Il punto non è questo, ma che da prassi non è la cifra che gli spetterebbe. Nel 2013 per affrontare l’annoso problema dei rimborsi (un’altra giungla dove ne succedevano di tutti i colori), il Coni di Giovanni Malagò aveva fissato in 36mila euro lordi l’anno l’indennità del presidente federale. La stessa cifra, bassa ma uguale e trasparente per tutti, proprio per evitare disparità e abusi.
Da anni, però, alcuni presidenti hanno trovato il modo di aggirare l’ostacolo: basta rinunciare all’assegno pubblico, per farsene corrispondere uno maggiore dalla propria Federazione. Il Fatto Quotidiano in passato ha già dedicato diverse inchieste sul tema. Quest’anno la questione è stata definitivamente sdoganata dal calcio: a giugno il n.1 della Figc, Gabriele Gravina, convinto che il suo lavoro fosse sottopagato, ha deciso di auto-attribuirsi un mega stipendio fino a 240mila euro lordi l’anno. E siccome non c’è peggior maestro del pallone, a ruota arrivano gli epigoni. Nell’ultimo bilancio Fitri si specifica che l’esborso maggiore “sarà a carico della Federazione con esclusivo finanziamento derivante dai ricavi da attività di sponsorizzazione e marketing, attività per cui è esclusa la natura pubblicistica”. È una postilla che serve per mettersi al riparo da eventuali contestazioni sullo spreco di risorse pubbliche. Ma se è vero che un bilancio è fatto di capitoli diversi, ciò che sarà speso per aumentare lo stipendio al presidente non finirà comunque al movimento. “Non c’è nulla di sbagliato o contro le regole”, spiega il presidente Giubilei. “Parliamo di una cifra normale, per consentire di dedicarmi a pieno alla Federazione, sottraendo tempo al mio lavoro e alla mia famiglia”.
Ed in effetti il caso del triathlon non è uno scandalo, nessuna illegittimità. Probabilmente la figura del presidente federale meriterebbe un riconoscimento economico diverso, specie per le Federazioni più importanti, anche per rendere appetibile la carica. Ma serve una regolamentazione esterna, per evitare che ognuno si possa autoattribuire la cifra che vuole. È solo una delle storture di un sistema in cui le Federazioni pretendono di avere i diritti e non i doveri del pubblico, incassando fondi statali ma comportandosi come privati. Nel caso specifico, il Triathlon è pure una Federazione virtuosa rispetto alla media, investe il 70% delle risorse sull’attività e “solo” il 60% di fatturato deriva da contributi pubblici (circa 3 milioni su 5). Soltanto di spese fisse, però, ogni anno se ne va un milione e mezzo di euro per mantenere un’organizzazione che conta appena 25mila tesserati (e mai nessuna medaglia olimpica).
D’altra parte il Triathlon ha ambizioni. E scala le gerarchie a palazzo. Pare sia ormai fra le favorite del grande capo dello sport italiano, Giovanni Malagò. In particolare da quando è arrivato uno dei suoi “pupilli”, Valerio Toniolo, già commissario per Cortina 2021 (dove ha lavorato bene), già nel Cda del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Milano-Cortina come membro del governo (fu indicato dall’ex ministro Spadafora), ora segretario generale Fitri. Amico di Giubilei, sulla sua nomina c’è l’imprimatur presidenziale di Malagò. Nonostante all’interno ci sia più di un malumore da parte dell’opposizione, la Federazione per ampliare il suo giro d’affari ha da poco anche costituito una società (nel Cda della Srl figurano sempre Giubilei come presidente e Toniolo consigliere, con la possibilità di prevedere ulteriori compensi per gli amministratori). Così il piccolo Triathlon pensa in grande.