BERLUSCONI AL QUIRINALE? NO GRAZIE. Firma anche tu la petizione su Change.org
Quando tre mesi fa dissi ad un gruppo di amici italiani residenti a Londra che era possibilissimo che Silvio Berlusconi venisse eletto presidente della Repubblica, la reazione fu di totale repulsione e incredulità. A parer loro Berlusconi era non solo ineleggibile, era soprattutto improponibile. Spero vivamente che abbiano ragione. Nel frattempo, però, la scalata al Colle di Silvio continua e non è più possibile ignorarla in quanto assurda.
Il fenomeno aberrante al quale tutta l’Italia sta assistendo, e cioè il mercanteggiamento della carica di capo dello Stato a colpi di potere economico ed elettorale piuttosto che in base alle caratteristiche professionali e umane di chi dovrebbe guidare una nazione, non è circoscritto al nostro Paese. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito più volte all’ascesa di uomini forti, dittatori eletti, politici corrotti, anche spietati e certamente non adatti alla conduzione di democrazie, si pensi ad Erdogan, ad esempio. Se si riflette bene, l’elezione a vita, un concetto politicamente assurdo a meno che non si tratti di cariche religiose come il Papa, è passata anche nella capi-comunista Cina.
Negli Stati Uniti, dove la costituzione ha messo in essere una serie di impedimenti all’avvento della dittatura, l’incitamento di un presidente a manifestare contro la vittoria di un altro ha prodotto l’assalto popolare al tempio della democrazia. Evento serissimo che però ha lasciato Donald Trump impunito. Il partito repubblicano ha votato contro l’impeachment perché Trump è popolarissimo. Il motivo? Incarna tutte le caratteristiche dell’uomo forte, quello che assicura che metterà tutto a posto; basta lasciarlo fare, non intervenire, non esprimere la propria opinione… e se continua a presentarsi come tale, alle prossime elezioni sarà ancora lui il candidato di punta repubblicano alla Casa Bianca.
Anche se un esercito di comici sparpagliati nel mondo ci racconta questa storia come una farsa, perché solo così sembra possibile farlo, quello che sta succedendo non è comico: è patetico. La crisi della democrazia sta mettendo in luce il pessimo funzionamento del sistema di selezione politica, un sistema che funzionava in passato ma che oggi va riformato. In parte è bloccato dalla gerontocrazia: negli Stati Uniti la Pelosi ha 82 anni e Biden 79. Non è forse ora di mettere un limite d’età alle cariche pubbliche? In parte a danneggiarlo sono anche i giochi di potere personali resi possibili dai costi astronomici delle campagne elettorali: Berlusconi ha de facto finanziato il centrodestra per decenni gestendolo come il Milan.
Sullo sfondo di questi fenomeni, c’è da sorprenderci se il meccanismo di selezione politica democratica schiaccia i pochi giovani con talento che cercano di penetrarlo e scoraggia tutti gli altri, che invece di far politica per la comunità si concentrano a far soldi per se stessi e per la loro famiglia? Se poi aggiungiamo a questo cocktail la propaganda mediatica degli uomini forti (e ricchi) con aspirazioni dittatoriali, propaganda che solo loro possono permettersi di finanziare, ecco spiegato perché Berlusconi non è improponibile e Trump potrebbe vincere le prossime elezioni.
La mia generazione quando aveva vent’anni faceva militanza politica, era un’attività sentita che non mirava a far diventare ricchi o potenti ma a disegnare un futuro migliore. Oggi l’equivalente sono le liti sui social tra narcisisti, non si discute più, non ci si scambia più idee, si vomitano sentenze senza rendersi conto che non contiamo proprio nulla: la nostra opinione giace insieme a tutte le altre nel pozzo nero di Twitter, Facebook o Instagram. Ma c’è davvero chi crede che l’opposizione a Berlusconi si possa fare sui social? Chi pensa che basti twittare giorno e notte per bloccare la sua candidatura al Colle? Sicuramente anche negli anni Settanta contavamo poco, ma leggi come quella sul divorzio o sull’aborto sono passate grazie alla nostra militanza, e ci sono voluti anni, non settimane. Che leggi ‘illuminate’ hanno prodotto le tempeste di parole su Twitter?
La situazione è critica e non di facile soluzione: chi aveva visto nel Movimento 5 Stelle la speranza di cambiamento è rimasto a bocca asciutta. L’idea di andare alle urne terrorizza molti: cosa votare? Ma da qualche parte bisogna pur cominciare e la storia ci dice che la strada e le piazze sono sempre state un buon inizio. Se non è possibile cambiare la classe politica, allora si cambino una ad una le leggi. E ce ne sono tante che non funzionano.
Si cambi anche la Costituzione, ma non dagli spalti del Parlamento per fare gli interessi della casta politica: lo si faccia dalla strada. Vogliamo continuare ad avere un presidente del Consiglio non eletto? Quanti anni sono che chi ci guida non ha avuto il nostro voto? E’ mai possibile che si voglia alla presidenza del Consiglio e al Colle lo stesso uomo, non eletto e con una carriera sfolgorante nell’odiata finanza, l’ennesimo uomo forte che però al momento ci piace? Non è questo un sogno pericolosamente dittatoriale?
Forse qualcuno dovrebbe postare queste domande su Twitter e vedere che tipo di tempesta scatenano.