In Brasile hanno vaccinato il primo bambino, scegliendo naturalmente una bambina indigena, utile alla sceneggiata. Una sorta di cerimonia, con tanto di capo indiano Xavante presente online.

Non certo un fatto medico, e nemmeno sanitario. Semplicemente propaganda. Formidabile come non ci sia accordo nei dati, poiché c’è chi dice che i morti di Covid tra i bambini siano 350 e chi molti di più, ovvero più di 800 (incidentalmente ho amici bagnini a Rio de Janeiro che mi raccontano come regolarmente, per esempio, da quasi due anni i morti annegati siano registrati come Covid, ma questa certamente non è di sicuro una notizia che possa dimostrare. Voci di corridoio tra amici, roba da bar. Lo dico così, tanto per. Curioso, eh?).

Peccato che si parli di fasce di popolazione povere e denutrite. Peccato che non spieghino che già prima della sceneggiata, indigeni e poveri morissero per influenza e altre patologie. Ma soprattutto peccato che omettano come risulti che 35.000 bambini siano stati uccisi nel paese dal 2016 al 2021. Ovvero settemila l’anno, senza contare il sommerso, che potrebbe anche triplicare questi dati.

Spesso gli assassini brutali dei bambini avvengono dopo uno stupro. E i dati relativi a bambini scomparsi per altre cause sono altrettanto raccapriccianti. Altro che virus. Per questo genocidio la polizia si agita molto meno. Un po’ come accade in Italia, che dimostra una solerzia quasi demenziale per inseguire un vecchietto che forse non ha fatto la terza dose, mentre per perseguire la mafia se la prende comoda da 150 anni. Devo ridere o devo piangere?

Nella vicenda Covid in Brasile c’è chi parla di genocidio da parte del governo. Il genocidio degli indigeni è in atto da 500 anni e il genocidio dei bambini è un fatto legato alla violenza endemica e soprattutto machista presente nel paese, come lo è in diversi altri paesi. Non lo scrivo di sicuro per difendere il presidente Jair Bolsonaro, indifendibile come qualsiasi altro governo precedente o futuro di questo e di altri paesi. La realtà dei fatti è semplicemente che questa gigantesca farsa vergognosa vorrebbe tentare di distrarre l’attenzione da problemi planetari molto più profondi e antichi.

È tutto il sistema che fa acqua da tutte le parti. È semplicemente ridicola e grottesca l’idea del povero uomo medio, criminale nella sua connivenza, mirabilmente descritto da Orson Welles nel film La Ricotta di Pasolini degli anni 60, che vorrebbe “tornare alla normalità”. Ma per favore. Non c’è mai stata alcuna normalità. Il Brasile, come tutte le Americhe, è un paese di predatori, quali sono sempre stati gli europei fin dall’inizio. E chi tra gli europei non è predatore non è altro che un corpo per esperimenti e per produzioni industriali e varie. O comandi e rubi o lecchi i piedi a chi comanda, o ubbidisci oppure subisci. Oppure ancora, ma questo è un discorso che apre un altro immenso portale, esci totalmente o perlomeno parzialmente dal sistema.

Poi c’è l’altra foto che imperversa sui social. Ancora un indio, buono e ubbidiente, che crede nella scienza (anche se ovviamente è analfabeta), che si fa 12 ore a piedi nella foresta, wow!, con il padre sulle spalle, per farlo debitamente vaccinare e salvargli la vita (il papà, per la cronaca, è deceduto a settembre). No! La foto è del 2015 – scopre qualcuno. Non è vero, questa è una fake, si affrettano a garantire i siti di bufale: la foto, scattata da un medico, è reale e risale a un anno fa. Una vera manna comunque.

Ma a parte il fatto che non si capisce perché abbiano aspettato un anno a pubblicarla, il punto è un altro. Si tratta sempre e comunque di una sporca manipolazione di persone semplici e ignare, che non hanno certo gli strumenti, nel casino che sta accadendo, per capire cosa fare in questa situazione, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Si tratta semplicemente di persone disperate, oggi come 100 o 500 anni fa.

Gli indios vengono stramanipolati e stravaccinati, in questa come in diverse altre vicende. L’uomo bianco non perde occasione per mostrare quanto sia buono e attento alla salvaguardia di poveri e deboli. Peccato che le terre indigene e la sopravvivenza degli indios siano minacciate seriamente da decenni, non certo solo da questo imbarazzante governo e da questa vicenda, bensì sempre, senza alcuna distinzione tra destre, sinistre, dittature e democrazie. Non passa giorno da decenni senza che un indio venga assassinato da garimpeiros e fazenderos, spesso con l’appoggio di polizie locali.

Tutto questo per dire che sono tutti irrimediabilmente presi in giro. Indigeni, lavoratori, cittadini, fruitori di media. La verità sembra convergere in un unico punto, dove si incontrano gli antichi Veda, che spiegano come tutto sia un’illusione della mente, la moderna fisica quantistica, che arriva a teorizzare il paradigma olografico, che vede l’universo come una proiezione tridimensionale (semplificando molto è chiaro) e la cosiddetta minoranza che sente puzza di bruciato e si sente sempre più presa per il culo.

L’unica cosa che sembra reale, potrebbe essere forse, e sottolineo forse, il fatto che ci troviamo a una resa dei conti che non lascia scampo a nessuno. La ormai immensa copertura mediatica e dendritica, che potrebbe teoricamente essere una cosa buona, in realtà non aiuta, poiché contribuisce a creare confusione su cosa sia vero e cosa non lo è, cosa sia giusto fare e cosa non lo è. Mai come oggi la coscienza più profonda di ogni essere umano è stata messa di fronte alla necessità di capire realmente chi siamo e cosa stiamo facendo qui.

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