Perché ogni giorno vengono distribuite nelle scuole di tutt’Italia undici milioni di mascherine chirurgiche che nessuno indossa? La domanda è semplice semplice. So per certo che il ministro dell’Istruzione la leggerà, ma so anche che non risponderà; non certo per mancanza di cortesia ma forse perché non può svelare la verità che da mesi gira e rigira nella mia (e non solo) testa. Faccio un breve riassunto per chi non si ricordasse la vicenda.
Con lo scoppio della pandemia, il Governo Conte, attraverso il Commissario straordinario Domenico Arcuri, diede inizio alla distribuzione scuola per scuola di mascherine chirurgiche. Ricordo che le prime che arrivarono erano simili a quelle che acquistiamo in farmacia: azzurre con l’elastico che si allunga attorno alle orecchie. Tempo qualche settimane e questi dispostivi sparirono per lasciare posto a delle mascherine di colore bianco con elastici di vario tipo.
Da maestro ogni giorno le distribuii come hanno fatto tutti ma pian piano mi accorsi che nessuno le portava. A quel punto feci un sondaggio tra i miei alunno: non le indossavano perché scomode da portare per sei o otto ore di fila; perché erano troppo strette; perché a volte puzzavano. Le provai anch’io: non avevano tutti i torti.
Feci quel che dovevo fare: da una parte, come maestro, avvisai i miei superiori. Dall’altra come giornalista iniziai a indagare e scrivere sul caso. Spuntarono alcune interrogazioni parlamentari; la promessa di Bianchi d’intervenire; dichiarazioni qua e là contro queste mascherine ma nulla di concreto.
Nel frattempo, attraverso un post su Facebook, mi accorsi che erano in centinaia, in migliaia ad avere lo stesso problema. I bambini le chiamavano “mutanda”; i genitori le usavano per spolverare. Con un’amica dei Castelli Romani ci venne l’idea di fare quello che si chiama “una piccola goccia nell’oceano”. Abbiamo lanciato una raccolta di mascherine-mutanda che abbiamo donato alla Sant’Egidio e ad altre associazioni che potevano darle a persone che le avrebbero indossate non certo per sei o otto ore ma per qualche ora. Ne arrivarono migliaia.
Intanto anche nelle scuole continuava imperterrita la distribuzione. Arrivato il nuovo Governo e il nuovo Commissario Figliuolo sono tornato alla carica. Il portavoce del Generale, tenente colonnello Mario Renna, mi disse che il contratto (fine prevista a settembre) non poteva essere sospeso altrimenti avremmo pagato delle penali. Ho sperato. Nulla da fare: non è cambiato nulla. Le mascherine “mutanda” continuano ad arrivare. Sul sito del ministero dell’Istruzione il monitoraggio della distribuzione è fermo al 6 aprile 2021: perché?
Nelle scuole si sono accumulati centinaia di scatoloni che i presidi non sanno più dove mettere e che farne. Molti di loro temono di buttarle perché potrebbe intervenire la Corte dei Conti. Una sola, Amanda Ferrario, ha chiesto a Figliuolo di non inviarne più e così è stato. La mia cantina è pure piena perché, ora, non le vogliono più nemmeno le associazioni del Terzo Settore. Andrea Crisanti, microbiologo di fame mondiale, in un’intervista mi ha spiegato che con Omicron e Delta, nelle classi servono Ffp2 non chirurgiche.
Ora, Giulio Andreotti (che non amo mai citare) tuttavia da esperto di peccati diceva: “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina”. Una nota: se guardate chi produce la maggior parte delle mascherine-mutanda troverete scritto dietro la confezione Fca (Fiat Chrysler Automobiles) e Luxottica. Torniamo alla domanda iniziale: perché ogni giorno vengono distribuite nelle scuole di tutt’Italia undici milioni di mascherine chirurgiche che nessuno indossa?