Nel rapporto pubblicato come ogni anno in occasione dell’apertura del Forum di Davos la ong internazionale sottolinea come le disuguaglianze si intersechino. Il fatto che solo l'1% delle dosi di siero sia andata ai Paesi poveri sta ritardando la ripresa globale, il che a sua volta amplia le disparità economiche. La ricchezza accumulata dal solo Jeff Bezos tra marzo 2020 e fine 2021 basterebbe a finanziare l'immunizzazione completa dell’intera popolazione mondiale
La ricchezza accumulata dal solo fondatore di Amazon Jeff Bezos nei primi 21 mesi della pandemia (81,5 miliardi di dollari) equivale al costo completo della vaccinazione con Pfizer, booster compreso, per l’intera popolazione mondiale. Sono tanti i dati che Oxfam mette in fila nel rapporto La pandemia della disuguaglianza pubblicato come ogni anno in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, stavolta in forma ridotta e virtuale in attesa dell’edizione in presenza rimandata a giugno causa variante Omicron. Ma questo riassume molto bene i cambiamenti che hanno accompagnato l’emergenza sanitaria: da un lato l’aumento delle fortune concentrate nelle mani di pochi, dall’altro enormi disparità nell’accesso ai vaccini – oltre l’80% delle dosi è andato ai Paesi del G20 e meno dell’1% a quelli a basso reddito – con effetti diretti su contagi, mortalità, sviluppo delle varianti e ripresa economica. A danno di tutti. “Non solo il nostro sistema economico si è trovato impreparato a tutelare i diritti delle persone più vulnerabili ed emarginate quando la pandemia ha colpito, ma ha favorito coloro che sono già estremamente ricchi e potenti e che hanno sfruttato questa crisi per il proprio profitto“, commenta la ong. “Mentre i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno creato cinque nuovi miliardari durante la pandemia e hanno permesso alle loro società di guadagnare oltre 1.000 dollari al secondo, meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito”.
Partiamo dall’arricchimento dei Paperoni. Nel 2020 la ricchezza globale, complice il rapido recupero delle Borse e un forte aumento di valore degli immobili, è cresciuta come calcolato da Credit Suisse di 418.300 miliardi di dollari (+7%) e la quota detenuta dall’1% che occupa la punta della piramide ha conosciuto il secondo più ampio incremento su base annua del XXI secolo. Le persone con patrimoni superiori a 50 milioni sono aumentate del 24%, superando quota 215mila. E nel periodo tra marzo 2020 e novembre 2021 il numero dei miliardari in dollari nel mondo è salito da 2.095 a 2.660. Limitandosi ai 10 miliardari più ricchi, i dati Forbes mostrano come il loro patrimonio sia più che raddoppiato (+119%) dall’inizio della pandemia, superando il valore aggregato di 1.500 miliardi di dollari: oltre 6 volte lo stock di ricchezza netta del 40% più povero dei cittadini adulti di tutto il mondo. Su scala globale, e combinando le disparità all’interno dei Paesi con le differenze tra i livelli di ricchezza media nei Paesi del mondo, nota Oxfam, per la prima volta dall’inizio del nuovo millennio tutti gli indici di concentrazione della ricchezza mostrano un aumento su base annua. Guardando al periodo 1995-2021 (vedi grafico), l’1% più ricco in termini patrimoniali ha beneficiato del 38% del surplus di ricchezza mentre solo il 2,3% è andato alla metà più povera della popolazione mondiale.
Sul fronte opposto, i più poveri sono precipitati ancora più in basso. Soprattutto nei Paesi che non avevano le risorse per varare imponenti misure di sostegno a cittadini e imprese, come invece hanno fatto gli Stati ricchi. In base alle stime della Banca mondiale 97 milioni di persone sono scese sotto la soglia di povertà di 1,9 dollari al giorno e 163 milioni sotto quella più “generosa” di 5,50 dollari giornalieri. Un aumento senza precedenti storici. E la situazione potrebbe peggiorare, a seconda di come evolverà la pandemia nei Paesi a basso e medio reddito, dell’eventuale sviluppo di nuove varianti virali, dei ritardi della campagna vaccinale, dell’aumento dei prezzi alimentari e dei livelli di indebitamento degli Stati che influenzano la loro capacità di rispondere all’emergenza. Secondo la Banca mondiale, se nulla cambia i livelli di povertà non torneranno ai livelli pre-crisi nemmeno nel 2030.
La disuguaglianza economica è andata di pari passo con quella nell’accesso alle cure: diversi studi multi-paese, spiega il rapporto Oxfam, hanno individuato “una solida associazione empirica tra la disuguaglianza di reddito e la mortalità da Covid“. E ora l’impossibilità per i Paesi poveri di accedere in misura sufficiente ai vaccini, complice la diffusa opposizione alla richiesta di deroghe alle norme sulla proprietà intellettuale, sta prolungando il corso della pandemia a danno di tutti visto che le varianti tendono a non rispettare i confini continentali e statali. “E’ un esempio lampante di come le disuguaglianze si intersecano: la mancanza di accesso ai vaccini sta ampliando il divario tra Paesi ricchi e poveri e ritardando la ripresa globale, che a sua volta sta ampliando le disuguaglianze economiche, di genere e razziali causate dalla pandemia”, nota la ong. “La disuguaglianza non è una fatalità ma il risultato di precise scelte politiche”, è il commento di Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International. “Non solo i nostri sistemi economici ci hanno reso meno sicuri di fronte a questa pandemia, ma consentono a chi è estremamente ricco di beneficiare della crisi. Non è mai stato così importante intervenire sulle sempre più marcate ingiustizie e iniquità”.