Su 155,4 milioni di vaccinazioni contro il Covid fatte in Germania sono state presentate 1.219 richieste di risarcimento per effetti collaterali: una domanda ogni 127.500 vaccinazioni. Sono 54 quelle che hanno avuto risposta: 30 rigettate, 18 ammesse, 3 trasferite per competenza ed 1 risolta. I media citati non riportano lo stato delle altre domande, né le entità concrete ed i motivi dei risarcimenti. È quanto merge da una ricerca eseguita fino al 13 gennaio 2022 nei 16 Bundesländer della Neue Osnabrücker Zeitung (NOZ) e ripresa dalla ZdF. Genericamente il diritto ad un indennizzo di assistenza (Versorgungsleistungen) è previsto dalla legge tedesca di tutela dai vaccini (Impfschutzgesetz) solo quando si patiscono danni di salute o economici in misura sensibilmente superiore a quelli derivanti dalla normale reazione desiderata all’immunizzazione (ovvero mal di testa, dolori muscolari al braccio, febbre o simili) e in provata connessione con quest’ultima. I risarcimenti vengono riconosciuti solo quando il danno perdura per almeno sei mesi e le conseguenze superano almeno il trentesimo grado della scala GdS (Grad der Schädigungsfolgen) che elenca le malattie e disfunzioni risarcibili. Non ci sono dati statistici, ma si valutano episodi di alterazioni di tipo internistico, come trombosi e miocarditi, o neurologico, quali paresi o la sindrome di Guillain-Barré, ed alcune dermatiti. La valutazione per riconoscere se c’è il diritto ad un risarcimento è poi vincolata alla approfondita verifica – che richiede tempi lunghi – di collegamenti diretti tra i danni lamentati e la vaccinazione.
Benjamin Vrban del Zentrum Bayern Familie und Soziales ha confermato a ilfattoquotidiano.it che in Baviera sono state presentate 253 domande (la NOZ il 13 gennaio ne dava 238, indicandole comunque come la maggioranza): solo 9 procedimenti sono tuttavia stati già chiusi e solo in 4 casi le domande sono state approvate, mentre altre 3 sono state respinte e 2 ritirate. Carsten Duif del Ministero per il Lavoro, Sanità ed Affari sociali del Nord-Reno Vestfalia (MAGS) ha fatto sapere che sul suo territorio sono state presentate 203 domande di risarcimento e solo a 2 è stato dato corso (la NOZ ne dava 188 con 8 ammesse), riconoscendo il diritto ad un risarcimento per reazioni immediate alla vaccinazione indubbie dal punto di vista medico, ma senza averne ancora definita l’entità. Duif ha spiegato che “il risarcimento può essere ammesso solo se il medico che ha praticato la vaccinazione non ha seguito le regole vigenti secondo la pratica medica” e se le reazioni indesiderate durano per almeno sei mesi. La NOZ il 13 gennaio specificava ancora che altre 102 domande sono state presentate in Bassa Sassonia e 101 a Berlino, senza che nessuna sia stata riconosciuta.
Benjamin Vrban per motivi di riservatezza non ha precisato le entità dei risarcimenti e l’età dei beneficiari; anche Duif ha citato genericamente che in Nord-Reno Vestfalia i beneficiari hanno tra i 18 e i 71 anni. In principio, però – ha spiega Vrban – la legge prevede il diritto ad una pensione minima tra 156 ed 811 euro al mese. A seconda della gravità e delle condizioni economiche dell’avente diritto possono aggiungersi fino ad altri 811 euro mensili e le somme sono poi adattate all’inflazione annuale. Si aggiungono anche contribuzioni alle terapie di cura e riabilitative e nei casi concreti può essere contemplato anche se ci sono riduzioni nel reddito lavorativo da compensare. Il caso estremo di un bimbo che avesse avuto danni cerebrali gravi e necessitasse di assistenza continua potrebbe comportare il riconoscimento fino a 15.000 euro al mese, oltre ad altre somme a copertura delle terapie.
La durata delle pratiche di risarcimento – oltre all’osservazione di disturbi per almeno sei mesi – , dipende dai tempi di presentazione delle informazioni medico-terapeutiche e lo svolgimento di una perizia medica specifica. Inoltre, segue all’accertamento dei dati sulla vaccinazione, se essa era pubblicamente consigliata, ed in raffronto agli effetti collaterali noti se c’è una causalità che esorbiti la coincidenza temporale. Solo allora viene stabilito il grado di risarcibilità e l’entità economica. Il Paul-Ehrlich-Institut, responsabile per la sicurezza dei vaccini, nel suo ultimo rapporto della fine di dicembre ha comunque dichiarato che “nell’attuale stato di conoscenze, effetti collaterali gravi sono molto rari e non alterano il rapporto rischi-benefici delle vaccinazioni rispetto ad una malattia”. Il Robert Koch-Institut e l’Associazione tedesca di medicina intensiva DIVI, intanto, valutando i ricoveri tra il 14 dicembre ed il 12 gennaio di circa 9mila pazienti per Covid nei reparti di medicina d’urgenza (il 90% circa del totale dei ricoverati per cui era noto lo status vaccinale), hanno rilevato che il 62% non era vaccinato, un ulteriore 10% aveva una protezione insufficiente e solo il 28% una protezione vaccinale completa o addirittura con tre dosi.
In Germania circa il 72% della popolazione ha avuto due dosi di vaccino e il 45% tre; la Commissione permanente per le vaccinazioni tedesca (Stiko) ha suggerito giovedì che anche i ragazzi a 12 a 17 anni abbiano una vaccinazione booster. Nei dati del RKI ormai le infezioni da Omicron sono il 73,3%, con in testa Brema dove raggiungono ormai il 96% dei casi; per il direttore del RKI Lothar Wieler in pochi giorni Omicron avrà completamente preso il sopravvento su Delta. L’incidenza settimanale ogni centomila abitanti è salita ancora, sabato 15 gennaio si attesta a 497,1. Il ministro della Sanità Karl Lauterbach (SPD) ha detto venerdì che le misure già prese stanno però avendo successo e i contagi in Germania raddoppiano più lentamente, in 6,5 giorni e non 4,5 come in precedenza. Ha ammonito però che a fronte dell’esistenza di quasi tre milioni di ultrasessantenni non ancora vaccinati i decessi aumenteranno di nuovo ed è probabile che le misure di riduzione dei contatti personali andranno inasprite. In controtendenza la Sassonia, che ora registra meno casi di tutti: ha alleggerito temporaneamente le sue restrizioni. Venerdì la polizia però ha dovuto ancora fare valere le leggi contro gli assembramenti, avviando 200 procedimenti per violazioni; applicati a Dresda anche nei confronti di 22 studenti di medicina pro-vax che hanno poi avuto espressioni di simpatia dal Governatore Michael Kretschmer (CDU).
Prosegue poi il dibattito sulla necessità di un’obbligatorietà della vaccinazione anti-Covid per tutti. Il presidente della Stiko Thomas Mertens si è detto contrario ed anche la Commissione etica tedesca ha precisato come l’opportunità dipenda dalla persistenza della situazione pandemica. Il governo resta però fermo nel piano di raggiungere un obbligo anche se – come rimprovera la CDU – per evitare un eventuale esito negativo non proporrà un suo testo di legge a firma del ministro della Sanità Karl Lauterbch (SPD). Al Bundestag che ne discuterà a fine gennaio, si profilano ora tre schieramenti diversi, l’uno del tutto contrario, un secondo favorevole dai 18 anni come ribadito anche da Olaf Scholz, ed infine uno per l’obbligatorietà solo dai 50 anni come in Italia. Peraltro, nella sanità (dove è già obbligatorio il vaccino) non è ancora stato chiarito come dovranno comportarsi gli ospedali col personale che dopo il 15 marzo non dovesse dichiarare il proprio status vaccinale. Lauterbach, intanto, a fronte dell’aumento nelle richieste di test molecolari, che specialmente al nord hanno portato i laboratori ai limiti, ha disposto che venga data priorità a quelli che riguardano il personale sanitario.