Cronaca

Lo strano caso della neonata Misiliscemi: è l’unico comune trapanese a non finire in zona arancione per un pasticcio burocratico

Tutti i suoi abitanti sono ancora iscritti all'anagrafe di Trapani, da cui le otto frazioni si sono staccate ufficialmente nel marzo 2020. Così è impossibile il tracciamento dei casi e la Regione "dimentica" di imporre norme anti-Covid più rigide come in tutti gli altri 24 comuni della provincia. Il commissario: "Abbiamo preso subito tutti i provvedimenti perché valgano anche qui"

Tutti i 24 comuni del Trapanese in zona arancione, scrive il governo siciliano. Ma sono 25. La Regione, infatti, si è scordata del neonato comune di Misiliscemi, perché di fatto risulta ancora inesistente, perlomeno all’anagrafe. Lo scorso giovedì, l’amministrazione regionale ha firmato un’ordinanza per il passaggio a norme anti-Covid più restrittive elencando 24 comuni, tutti della provincia di Trapani, lasciando fuori il piccolo neo-paesino. Scomparso dal tracciamento perché gli abitanti risultano ancora nell’anagrafe di Trapani. Così che i suoi abitanti, restano in zona gialla, fuori dall’emergenza. Che però esiste eccome, soprattutto nel Trapanese dove i numeri hanno portato alla zona arancione estesa a tutti i Comuni. Ma non a Misiliscemi.

Un pasticcio burocratico, insomma, per cui gli abitanti non fanno numero nei contagi Covid: risultano ancora, infatti, tutti nel Comune di Trapani. Ma la delibera non prevede quel comune e perciò lì non è valida alcuna restrizione. L’Asp di Trapani non conoscendo chi tra i contagiati sia residente nel neonato paesino non è in grado di fare un tracciamento. Eccolo il pasticcio di una burocrazia che da queste parti invece che snellirsi si è andata moltiplicando. Rendendo perfino impossibile sapere se a Misiliscmei ci siano contagiati: “Abbiamo preso subito tutti i provvedimenti perché sia zona arancione anche questo Comune”, spiega subito il commissario Carmelo Burgio. È lui che sta curando la nascita della nuova amministrazione comunale che ancora non ha neanche una sede. O perlomeno ne ha una provvisoria all’interno del Palazzo comunale di Trapani. Uffici in prestito, grazie a un accordo col Comune da cui si sono separati. In questi spazi i provvedimenti sono dunque presi, ma non sono del tutto validi finché la Regione non farà una delibera in cui include il venticinquesimo comune.

Lo strano caso di Misiliscemi nasce nel 2018 dopo un referendum, in cui più di tremila persone hanno votato per staccarsi da Trapani. Dopo tre anni, l’esito elettorale è stato ratificato dal voto dell’Assemblea regionale siciliana, a febbraio dello scorso anno, quando 8 frazioni di Trapani diventano comune a se stante: si tratta di Fontanasalsa, Guarrato, Rilievo, Locogrande, Marausa, Palma, Salinagrande, Pietretagliate. Così il Comune dal nome che pare uno scioglilingua è diventato il 391esimo in Sicilia e il 7.904esimo d’Italia. Quasi ottomila abitanti senza restrizioni Covid per un ritardo burocratico: “Qualche passaggio è stato disatteso e ancora la macchina burocratica non è pronta, ma io avevo fatto presente questa situazione già il 30 dicembre e poi nei giorni successivi”, continua Burgio. Nel frattempo l’Asp ha sottolineato come anche nel territorio in cui vivono i misiliscemesi sia necessario adottare misure per il contenimento della pandemia: “Nel giro di una giornata abbiamo fatto in modo che le restrizioni siano attive”, sottolinea ancora il commissario. Mentre resta in attesa di una nuova delibera regionale perché siano definitive. “Ma siamo in piena zona arancione”, assicura Burgio.

Che nel frattempo sta creando la nuovissima amministrazione. Sempre grazie ad accordi con il Comune di Trapani, sta censendo tutto il patrimonio catastale: “La cartografia è già pronta e è stata approvata, adesso stiamo per approvare il bilancio”, assicura. Che comprende i trasferimenti dallo Stato e dalla Regione. Gli organi istituzionali però ancora non ci sono. Un anno dopo c’è ancora il commissario, che sede negli uffici di Trapani: “La sede verrà fatta solo dopo l’insediamento degli organi istituzionali”. Ancora. Eppure risale addirittura al 2005 la costituzione del comitato per la separazione da Trapani. Da allora hanno dato battaglia con questi argomenti: “Siamo un gruppo di avvocati, di ingegneri, non siamo improvvisati e sappiamo quel che vale questo territorio. Più di 8mila abitanti e quattromila seconde case, 93 chilometri quadrati ricchi di aziende. Rappresentiamo il 40 per cento del gettito comunale: 12 milioni di euro. Ci siamo sforzati di pianificare migliori condizioni di vita per il bene di tutti: sappiamo di vivere in un bel posto, da sfruttare con mezzi moderni: siamo invece fuori dalle dinamiche di sviluppo della città, attestati da atti importanti, come nel piano regolatore, tutti i piani strategici di sviluppo della città, le contrade sono fuori”. Un anno fa hanno ottenuto quello che avevano chiesto. Il nuovo Comune è realtà, o almeno quasi.