Addio Monsieur Pigeon. Giuseppe Belvedere, il clochard italiano, l’amico degli uccelli che con il suo furgoncino bianco stazionava nei dintorni di Beaubourg a Parigi è morto. Il corpo nascosto dietro un angolo della capitale brulicante di anime umane laboriose e conformiste, come se la sua presenza non avesse più spazio tra i parigini infastiditi da sporcizia e presunte malattie, Giuseppe ha lasciato il mondo che lo aveva emarginato e a cui lui aveva risposto con una vita di strada autentica e mai rinnegata, a dare da mangiare ai piccioni, curando i volatili in difficoltà. Marginale tra i marginali, cuore immenso e statua involontaria per passanti e turisti, Giuseppe era stato un commercialista poi finito in rovina, sfrattato, con famiglia e figli poi mai più visti negli anni.
Silenzioso, curvo, intento sempre ad aggiustare qualcosa o qualcuno nel retro del suo furgoncino, Giuseppe aveva risposto alle delusioni ricevute dai suoi simili non parlando più con nessuno e aiutando le bestiole in difficoltà. Si racconta che una volta avesse detto: “Possano guidarmi i miei animali”. L’uomo divenne anche protagonista di un documentario diretto da Antonio Prata, quel Monsieur Pigeon diventato sia etichetta umana semplificatoria ma anche riconoscimento di una strana forma di resistenza allo scorrere ingiusto del mondo e a quel disprezzo generale che l’uomo da allo sconosciuto e al diverso nonostante millenni di conoscenza e progressività forse mai acquisita.