Attenzione allo sciacquone perché, se troppo rumoroso, viola diritto al riposo dei vicini che devono essere risarciti. Ecco cosa ha deciso la sesta sezione Civile, presieduta dal giudice Antonello Cosentino, che ha respinto il ricorso presentato da quattro fratelli proprietari di un appartamento in una località del Golfo dei Poeti (La Spezia). La condanna? Un risarcimento di 500 euro all’anno a partire dal 2003, l’anno della ‘sciagura’.
Solo adesso si è arrivati ad un verdetto, ma tutto è iniziato appunto 19 anni fa. Ovvero quando una coppia che abita sullo stesso pianerottolo dei fratelli, nell’alloggio confinante, si rivolge al tribunale di La Spezia. La causa riguarda il nuovo bagno realizzato dai quattro fratelli che al posto della lavanderia con lavatrice installano un bagnetto di servizio con la cassetta del wc nel muro. Fatale fu quel giorno. La cassetta, infatti, provocherebbe rumori “intollerabili derivanti dagli scarichi”, per cui marito e moglie chiedono che il problema venga eliminato e un risarcimento, ma il giudice di primo grado boccia la loro causa. Quindi ricorrono in Appello a Genova e la Corte dispone una perizia che poi accerterà che lo scarico era a ridosso della parete dove la coppia aveva la testa del letto (che non poteva tra l’altro essere spostata per via delle dimensioni dell’appartamento).
La causa in Appello si chiude dunque con l’ordine ai proprietari di rivedere la collocazione del wc e risarcire con 500 euro all’anno i vicini di casa, a decorrere dal 2003 data della comparsa del nuovo bagno. Insomma: circa 10mila euro. A chiudere il cerchio sulla vicenda la decisione della Suprema Corte sul ricorso presentato dai 4 fratelli per nulla intenzionati a modificare il bagno e mettere mano al portafogli. In Cassazione viene accertato il “significativo superamento di tre decibel rispetto agli standard previsti dalla normativa specifica“. Inoltre la Suprema Corte, riferendosi alla Convenzione europea dei diritti umani, in particolare al rispetto della vita privata e familiare, ha ricordato che “la Corte di Strasburgo ha fatto più volte applicazione di tale principio” e confermato la condanna riconoscendo il “pregiudizio al diritto al riposo”. Dopo 19 anni di battaglie lo sciacquone andrà a miglior vita e la coppia sarà risarcita.