Il fondatore del M5S Beppe Grillo è indagato dalla Procura di Milano per traffico di influenze illecite in favore della Moby Lines, la compagnia marittima di proprietà dell’armatore Vincenzo Onorato (indagato per lo stesso reato) che tra il 2018 e il 2019 sottoscrisse accordi economici con il blog beppegrillo.it e con la Casaleggio associati. Perquisite la sede della Beppe Grillo srl (la società cui è intestato il blog) a Genova e quella della società di Davide Casaleggio a Milano, nonché cinque soggetti non indagati (dirigenti ed ex dirigenti della Moby, della Casaleggio associati e della Beppe Grillo srl).
“La società Beppe Grillo srl, di cui Giuseppe Grillo è socio unico e legale rappresentante – si legge nel decreto di perquisizione firmato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e alla sostituta Cristiana Roveda – ha percepito da Moby spa 120.000 euro annui negli anni 2018 e 2019, apparentemente come corrispettivo di un “accordo di partnership” avente ad oggetto la diffusione su canali virtuali, quali il sito www.beppegrillo.it, di “contenuti redazionali” per il marchio Moby. “Nello stesso lasso temporale”, prosegue l’atto, “Grillo ha ricevuto da Onorato richieste di interventi in favore di Moby s.p.a., che ha veicolato a parlamentari in carica appartenenti” al Movimento da lui fondato, “trasferendo quindi al privato le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima”. A sostegno dell’accusa ci sono una serie di chat inviate da Onorato a Grillo – e girate da quest’ultimo a esponenti politici dei Cinque Stelle – con la richiesta di aiutare il gruppo gravato dai debiti (al momento la compagnia è in concordato preventivo). I due “sono amici di antica data, da circa 45 anni. È facile quindi che qualcosa possa essere stata equivocata, ma è necessario leggere gli atti”, dice all’Ansa il legale dell’armatore, Pasquale Pantano.
Nel triennio 2018-2020, inoltre – come già rivelato da uno scoop del Fatto di ottobre 2019 – “la Moby spa ha anche sottoscritto un contratto con la Casaleggio associati srl, il cui socio di maggioranza è Davide Casaleggio, figlio del cofondatore del M5S Gianroberto e figura contigua al M5S in quanto all’epoca dei fatti gestiva la piattaforma digitale Rousseau”. Il contratto “prevedeva il pagamento a tale società della somma di 600.000 euro annui quale corrispettivo” per la campagna “Io navigo italiano“, un vecchio cavallo di battaglia di Onorato, volta a “sensibilizzare l’opinione pubblica (…) alla tematica della limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano personale italiano e comunitario”. L’insieme di questi elementi, secondo la Procura, consente di ritenere “illecita la mediazione operata da Giuseppe Grillo, in quanto finalizzata a orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali (i parlamentari 5S, ndr) in senso favorevole agli interessi del gruppo Moby”. E ciò “in considerazione dell’entità degli importi versati o promessi da Onorato, della genericità delle cause dei contratti”, nonché delle relazioni effettivamente esistenti e utilizzate da Grillo, su espresse richieste di Onorato, nell’interesse del gruppo Moby”. L’ipotesi dell’accusa, insomma, è che i contratti tra la compagnia, il blog e la Casaleggio associati fossero fittizi e costituissero il “prezzo” della mediazione politica di Grillo.
In realtà, se mediazione c’è stata, non ha prodotto effetti visibili: le uniche iniziative dei parlamentari 5 Stelle su Moby sono quattro interrogazioni al Governo, tutte piuttosto critiche nei confronti della compagnia (due su quattro sono successive all’articolo del Fatto sui contratti tra Moby e Casaleggio Associati). In particolare, il 5 marzo 2019 dieci senatori grillini attaccavano la gestione finanziaria di Tirrenia dopo l’acquisizione nel 2015 da parte del gruppo di Onorato, che – scrivevano – “ha prodotto un sostanziale ridimensionamento delle garanzie contrattuali del personale navigante, attraverso una progressiva diminuzione delle assunzioni a tempo indeterminato e il proliferare di turni stagionali” e ha causato “una situazione disastrosa dei conti, sempre più in rosso”. “Noi in Commissione trasporti su questo tema abbiamo sempre adottato una linea dura, e non abbiamo subito alcun tipo di pressioni. Quando c’era da essere critici nei confronti dell’azione di Moby, lo siamo stati. Con Grillo non abbiamo mai parlato di emendamenti e da lui non è arrivata nessuna richiesta”, conferma all’AdnKronos la deputata M5S Mirella Liuzzi.
Le chat tra Grillo e Onorato sono state trasmesse a Milano dai pm fiorentini che indagano per finanziamento illecito sulla fondazione Open. La “cassaforte” renziana, infatti, è stata sovvenzionata dall’armatore e dalla compagnia con un totale di trecentomila euro tra il novembre 2015 e il giugno 2016. Agli atti dell’inchiesta di Firenze c’è tra l’altro una mail che Onorato invia l’8 ottobre 2016 a Luca Lotti, braccio destro dell’allora premier Matteo Renzi, suggerendo che il governo inserisca in un decreto in via di approvazione una norma per limitare (anche qui) i benefici fiscali del Registro Internazionale Italiano alle sole compagnie che impiegano personale italiano o comunitario sulle proprie navi. Previsione che in effetti entrò a far parte del provvedimento, varato dal Consiglio dei ministri venti giorni dopo.
Oltre ai pagamenti a Grillo e Casaleggio, l’indagine di Milano – nata da quella per bancarotta nei confronti di Onorato – riguarda tutti gli esborsi del gruppo a favore di soggetti politici, citati in una nota di dieci pagine allegata al piano di concordato preventivo che elenca le spese non giustificate per un totale di circa 11 milioni di euro tra il 2015 e il 2020. Per quanto riguarda il mondo politico, il gruppo marittimo ha versato centomila euro alla fondazione Change del governatore ligure Giovanni Toti, 90mila al Partito Democratico, 10mila a Fratelli d’Italia. E ancora 550mila euro destinati a Roberto Mercuri, ex braccio destro dell’ex vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, 4,5 milioni per l’acquisto e la ristrutturazione di una villa in Costa Smeralda a dfini “rappresentanza” aziendale, appartamenti di lusso a Milano “in uso a rappresentanti del Cda”, noleggio di un jet privato e di auto di lusso come Aston Martin e Rolls Royce, Mercedes o Maserati.