Politica

Berlusconi al Colle, non abbiamo influenza sui partiti ma possiamo esprimere il nostro sdegno

BERLUSCONI AL QUIRINALE? NO GRAZIE. Firma anche tu la petizione su Change.org

Domenica notte, dopo mesi di silenzio scelto, ho pubblicato nel mio sito una riflessione dal titolo “Quirinale: da ‘Con Disciplina e Onore’ a ‘Con Vergogna e Ludibrio Malavitoso'”, invitando i miei amici ed estimatori a firmare la petizione de Il Fatto Quotidiano su Change.org: Berlusconi al Quirinale: No, Grazie. Nel giro di un quarto d’ora ben 400 persone l’hanno scaricata e la conta continua ancora oggi. Molti mi scrivono che firmano, per cui centinaia di nuove firme si stanno aggiungendo alle altre e l’obiettivo delle 500mila firme diventa più vicino.

Sappiamo bene che non abbiamo influenza sui partiti che, peraltro, sono inconsistenti, e se fossero seri dovrebbero dimettersi in blocco. Possiamo però dare una testimonianza ed esprimere democraticamente il nostro sdegno per questa eventualità, che, seppure remota e impossibile per la stessa “destra”, asservita ai propri interessi, resta una macchia indelebile nella carne fragile della nostra Democrazia. Più grave del tentativo di Berlusconi di andare al Quirinale è il gesto e la scelta della destra di “candidarlo”, sfregiando il volto della più alta istituzione della Repubblica, il Quirinale, più di quanto non lo fosse stata la scelta di Sergio Mattarella di “imporre” Mario Draghi, nonostante il governo Conte non fosse stato sfiduciato dalle Camere, ma, al contrario, avesse avuto la fiducia della Camera, restando in forse quella del Senato. Era suo obbligo costituzionale “rinviare il governo Conte II alle Camere”, con l’unica alternativa costituzionale possibile: “o fiducia al governo o elezioni”.

La prova che la Costituzione è stata tradita? Draghi scalpitava in scuderia “pronto” da diversi giorni, “prima” che Conte cadesse per mano del rinascimentale arabico di Rignano. Il vulnus compiuto è stato foriero di conseguenze che portano, oggi, direttamente all’ipotesi Berlusconi al Quirinale. Durante i due governi Conte, per quanto complicati e approssimativi per tanti aspetti, Berlusconi era fuori gioco: senza arte né parte, anche tra i suoi, fuggitivi dai tribunali, emigrò esule a Montecarlo, forse nell’appartamento del cognato di Fini, più probabilmente nella più comoda magione della figlia e consigliora Marina.

Mattarella, il Pd, appiattito come una sogliola e, obtorto collo, i 5S, ormai annegati nell’olio della scatola del tonno, hanno dato vita all’ammucchiata che hanno anche osato chiamare, senza sprezzo del disonore governo dei Migliori. Berlusconi rientrò come prèmiere dame: l’Ignobile, aduso a comprar senatori, si fece pregare e aumentò il prezzo, divenendo di nuovo il baricentro della destra e l’asse portante dell’armata Brancaleone, al comando del crociato di Città della Pieve, il quale insediandosi, non sentì nemmeno il dovere formale di ringraziare il suo predecessore per avere fatto il lavoro più sporco e di cui continuò l’opera in peggio.

Draghi Mario, il “nonno delle istituzioni” (come è romantico, lui!) sta governando per sé, in vista del Quirinale, anteponendosi a ogni interesse dell’Italia, del governo, della salute, dell’emergenza. L’ex giudice Sabino Cassese, il Catone, senza fichi tunisini, di Conte e il rinascimentale oscuro d’Arabia non hanno nulla da dire sul fatto che il Migliore (una volta era Togliatti, Ah, sora mia, come cambiano i tempi!) stia usando le istituzioni a fini personali, esattamente come fece e continua a fare in modo più scientifico e detestabile, il pregiudicato Berlusconi?

In altri tempi, la Repubblica sarebbe scesa in piazza e la prima pagina sarebbe stata listata con post-it gialli a perenne memoria. Oggi è della partita migliorista, reticente sui fatti, abbondante sulle lodi servili. Ciò che un tempo fu la vituperata Pravda comunista, oggi sono i giornali quotidiani italiani, specialisti in falso bordone. Altro che baluardo di democrazia, essi sono armigeri mercenari, schierati a difesa degli interessi dei padroni.

La democrazia e la Costituzione difesa dalle incursioni di Berlusconi e Matteo Renzi, oggi siede vedova sulle piazze d’Italia, dove però impera il Cincinnato di Palermo: più dice no al secondo mandato (“no” sacrosanto) e più i partiti falliti lo invocano come Messia. Draghi, scelto per la spartizione dei miliardi e non per il “progetto Italia”, è coccolato da tutti gli aventi causa. Un governo sgangherato, tra i peggiori della storia repubblicana, non ha un’idea e ancora non ha concluso progetti, ma riesuma quelli del precedente governo e quelli vecchi di trent’anni (vedi progetti di Sicilia).

Tutto ciò porta Berlusconi al Quirinale. Sarebbe lo sfregio più costoso in moralità, immagine e sostanza, economica, sociale e tenuta democratica, di cui pagheremo le conseguenze con interessi così alti che lo spread ci farà un baffo. Sarebbe la vendetta di un pregiudicato che presiede i Giudici, un evasore fiscale esempio per tutti i contribuenti onesti, uno spergiuro che giura sulla Costituzione, un piduista garante di legalità. Sarebbe l’apocalisse. Per l’altro verso, Draghi al Quirinale sarebbe la lobby neocapitalista e liberista senza freni e limiti alla sobrietà, alla decenza e alla povertà di moltissimi italiane e italiani. Propongo un antidoto: Rosy Bindi o Gustavo Zagrebelsky, garantiti dal fatto che non hanno bisogno di esserlo.