La recente pubblicazione della sentenza con cui il Tar del Lazio – accogliendo il ricorso del Comitato cura domiciliare Covid-19 – ha sospeso la circolare del ministero della Salute (che prevedeva “vigile attesa” e terapia sintomatica con paracetamolo o Fans all’esordio dell’infezione da SarS-Cov-2), rappresenta una vera “boccata d’ossigeno”, non solo per tutti i colleghi che in questi due anni hanno continuato a curare i pazienti, ma per l’intera categoria professionale e per i cittadini tutti che sanno di potere contare sull’operato di medici cui è consentito agire secondo “scienza e coscienza”.

Nella sentenza si afferma infatti che la famigerata circolare ministeriale “si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia” e che “è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito”.

In questi due anni abbiamo assistito, salvo meritorie eccezioni, alla Caporetto della medicina e visto crollare l’assistenza territoriale, con malati abbandonati a se stessi e medici di medicina generale troppo spesso indisponibili a recarsi a domicilio e in molti casi anche irreperibili telefonicamente.

Posso testimoniare, pur non esercitando da molti anni e non facendo parte dei medici dell’assistenza domiciliare, di avere ricevuto in questi ultimi mesi tantissime richieste di aiuto non solo da amici e conoscenti, ma anche da perfetti sconosciuti che chiedevano, in quanto positivi a Covid-19 e sintomatici, cosa poter fare di diverso rispetto al paracetamolo diligentemente prescritto dal curante.

Con questa sentenza viene riconosciuta finalmente piena dignità alla nostra professione in quanto si sancisce che il medico può assumere la piena responsabilità del proprio operato e non limitarsi ad essere mero esecutore di circolari che, come in questo caso, forniscono indicazioni prive di fondamento, visto che l’utilizzo del paracetamolo non solo non è supportato da evidenze scientifiche, ma addirittura è controindicato sulla base della letteratura disponibile.

Questa sentenza si aggiunge di fatto ad altre importanti ammissioni che confermano alcune delle perplessità avanzate da una parte minoritaria, ma non per questo meno autorevole, della classe medica, quali il potenziale danno al sistema immunitario da vaccinazioni ripetute e ravvicinate, la contagiosità dei vaccinati, il riconoscimento del fatto che il 34% dei ricoveri Covid siano così classificati per semplice positività al tampone, ma legati in realtà ad altre patologie.

Ricordo che l’utilità di cure adeguate e il contrasto a terapie iatrogene erano stati oggetto di specifiche conferenze stampa, rispettivamente il 23 ottobre e il 20 novembre 2021, e rientrano fra i punti su cui la Commissione Medico Scientifica indipendente (CMSi), di cui faccio parte, chiede un urgente confronto con il Cts e le autorità ministeriali preposte. Gli altri punti su cui la CMSi chiede urgentemente un confronto sono: l’analisi della mortalità totale negli studi randomizzati con vaccini a mRNA, gli andamenti della mortalità totale 2021 vs 2020 (e anni precedenti) risultanti dai dati di EuroMoMo, Eurostat ed Istat, il bilancio danni/benefici della vaccinazione pediatrica, per i singoli e la comunità, la valutazione dei reali rischi di trasmissione dell’infezione da parte di minori e adulti non vaccinati, nel confronto a medio termine con i rischi di trasmissione da parte dei vaccinati, la sorveglianza attiva delle reazioni avverse vaccinali, ora enormemente sottostimate nei rapporti Aifa, fondati sulla sorveglianza passiva. Si tratta quindi di questioni di altissimo impatto dal punto di vista sanitario, sociale, economico, giuridico.

Esse sono state affrontate in modo approfondito nel corso del Convegno “Pandemia: invito al confronto”, organizzato dal Coordinamento 15 ottobre e dall’Associazione ContiamoCi il 3-4 gennaio scorso in piazza Montecitorio, a due passi quindi dalle stanze del potere, convegno cui tutti i componenti la CMSi hanno partecipato e al quale erano stati invitati i membri del Cts.

Purtroppo, come era facile prevedere, nessuno di loro ha risposto all’invito; tuttavia quanto è stato illustrato e reso di pubblico dominio nel corso del convegno ha indotto alcune associazioni ad appoggiare in modo deciso la richiesta di confronto attraverso una vera e propria intimazione al governo e al Cts ad aprire, come più volte richiesto, un Tavolo di confronto scientifico con la CMSi.

Il tono dell’intimazione è particolarmente duro: alcuni dei temi affrontati dalla CMSi sono di sostanziale rilevanza per i danni che ne potrebbero derivare alla popolazione e non sospendere “gli obblighi in generale e le campagne vaccinali giovanili e pediatriche per principio di precauzione”, potrebbe configurare gravissime fattispecie di reato.

Come si vede “il gioco si fa duro”, ma la salute fisica e psichica, soprattutto dei più giovani, sono beni troppo importanti perché i componenti da CMSi si scoraggino, convinti come sono che le prove progressivamente accumulatesi rafforzino sempre più le loro preoccupazioni e impongano un radicale cambiamento delle politiche sanitarie emergenziali finora adottate.

Come ha affermato Schopenhauer: “Tutte le verità passano attraverso tre stadi: primo vengono ridicolizzate, secondo vengono violentemente contestate, terzo vengono accettate dandole come evidenti”.

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