Cala il sipario, come da attese, sull’ipotesi di reindustrializzazione per l’ex stabilimento Embraco di Riva di Chieri, in provincia di Torino. Per i 377 lavoratori rimasti non resta che l’indennità di disoccupazione (Naspi). Già in autunno il ministero dello Sviluppo Economico guidato da Giancarlo Giorgetti aveva ribadito l’abbandono del progetto Italcomp – la fusione con l’azienda bellunese Acc in nuovo polo industriale per la produzione di compressori per frigoriferi – con capitale per il 70% pubblico, piano che pure era stato caldeggiato dalla viceministra Alessandra Todde (M5s). Ora, ha spiegato l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte Elena Chiorino al termine del tavolo di crisi sulla vertenza, è arrivata la conferma che “non è mai esistito un piano B che potesse garantire un progetto di reindustrializzazione, non sono previsti altri ammortizzatori sociali, tantomeno sono stati immaginati interventi economici mirati a una ricollocazione dei lavoratori”.
“Dopo il triste fallimento del piano di reindustrializzazione, l’ultima speranza per i 377 lavoratori della ex Embraco è rappresentata da un piano straordinario di ricollocazione”, scrivono in una nota Fim, Fiom e Uilm. “La Regione Piemonte ha messo a disposizione un piano mirato di formazione, che come sindacato abbiamo chiesto possa servire anche a lenire il fortissimo disagio dei lavoratori una volta che purtroppo entreranno in Naspi alla fine della cassa integrazione prevista per il 22 gennaio prossimo. Confindustria Piemonte ha parlato del coinvolgimento delle agenzie di somministrazione. Sullo sfondo si è poi parlato del cosiddetto Gol, strumento di politica attiva previsto dal Pnrr, ma ancora poco chiaro. In ogni caso, quello che sembra mancare è un intervento forte del Ministero dello Sviluppo economico. Chiediamo che un piano straordinario dì ricollocazione sia apprestato dal Governo già nei prossimi incontri, con strumenti di incentivazione alla riassunzione e di sostegno al reddito. Dopo tante promesse tradite da parte dei numerosi Governi che si sono succeduti in questi anni di dura vertenza, occorre che le istituzioni si assumano le loro responsabilità fino in fondo. Rimarchiamo – affermano – l’insuccesso di un progetto di reindustrializzazione con a capo la multinazionale Whirlpool che si conclude con un modico incentivo all’esodo di 7.000 euro, a cui pare si aggiungerebbero solo gli eventuali ricavi della vendita dell’immobile e senza alcuna prospettiva lavorativa concreta per i 377 lavoratori”.
Adelmo Barbarossa, vicesegretario nazionale Ugl Metalmeccanici, e Ciro Marino, segretario provinciale Ugl Metalmeccanici Torino, chiedono ancora al governo di intervenire per “garantire un futuro occupazionale dignitoso per tutti i lavoratori” e nel frattempo offrire “un’integrazione economica a sostegno delle famiglie, per quanto riguarda la formazione finalizzata alla riqualificazione professionale gestita dalla Regione Piemonte, fin quando non si trovi una soluzione definitiva per tutti i lavoratori”.
All’inizio di dicembre il Tribunale fallimentare di Torino ha riaperto la procedura di licenziamento collettivo per tutti i lavoratori, che a partire dal 23 gennaio andranno in Naspi. Dopo tre anni di lotta per difendere il proprio posto di lavoro. All’incontro del 15 dicembre il coordinatore della struttura per le crisi d’impresa del Mise Luca Annibaletti ha ammesso che non erano arrivate proposte per la reindustrializzazione.