È una triste lotta quella che coinvolge gli ex dipendenti di Alitalia non ancora confluiti in Ita e i circa 1.300 ex dipendenti di Air Italy compagnia dell’Aga Khan e di Qatar Airways che ha definitivamente chiuso i battenti con l’inizio del 2022. Entrambi lottano per quei mille posti di lavoro che, secondo quanto affermato la scorsa settimana dal presidente di Ita Alfredo Altavilla alla Camera dei deputati, la nuova compagnia potrebbe creare nel corso del 2022. Il condizionale è d’obbligo visto che in questi primi tre mesi di vita la nuova compagnia ha mancato del 50% gli obiettivi di ricavi previsti dal piano industriale. Sta di fatto che Ita impiega al momento poco più di 2mila persone, tutte provenienti da Alitalia, ex sindacalisti inclusi. Il piano delle assunzioni, già in ritardo, è stato ulteriormente rallentato dalla diffusione della variante omicron che ha picchiato duro sul settore del trasporto aereo. La compagni spera però che con l’arrivo della stagione estive (in ottica aviazione da fine marzo) la situazione possa tornare più o meno alla normalità.
Oggi si sono svolte mobilitazioni di entrambe le parti coinvolte. Ex lavoratori Alitalia hanno preso parte ad un presidio in piazza Santi Apostoli in contemporanea alla seconda audizione in Commissione Trasporti della Camera dei vertici della compagnia in programma stamattina ma poi rimandata. Alle 15 ex dipendenti di Air Italy si sono invece ritrovati davanti al ministero dello Sviluppo economico. I lavori di entrambe le ex compagnie hanno partecipato in mattinata alla benedizione papale. Almeno quella sì, per tutti. La scorsa settimana Altavilla aveva affermato che Ita “non è la croce rossa di Alitalia”, aprendo alla possibilità di attingere anche al bacino degli ex Air Italy per le prossime assunzioni. Una linea che non è piaciuta ad alcuni deputati secondo cui, visto che la compagnia è al 100% pubblica e agli ex Alitalia lo Stato italiano sta pagando la cassa integrazione, sarebbe naturale avessero la precedenza. Bisogna anche ricordare che il governo ha introdotto un’apposita deroga all’articolo 2112 del codice civile che imporrebbe, in caso di continuità aziendale, il passaggio dei lavoratori dal vecchio al nuovo soggetto imprenditoriale.
In questa situazione i sindacati si barcamenano in quella che obiettivamente è una situazione complicata. Da un lato rassicurano i dipendenti Alitalia portando avanti cause in Tribunale, come sta facendo ad esempio l‘Usb e contestare la regolarità della deroga al codice civile. Dall’altro lisciano il pelo agli ex Air Italy affermando che nella nuova compagnia ci sarà posto anche per loro. Il problema è che delle due l’una. O la deroga non è valida e quindi Ita deve operare in un regime di continuità occupazionale rispetto alla precedete Alitalia, con conseguenti ricadute sui licenziamenti già effettuati, oppure lo è ma allora gli ex Alitalia sono esattamente sullo stesso piano degli altri lavoratori e non godono di una sorta di prelazione. Quel che è certo è che nel frattempo molti degli ex sindacalisti di Alitalia hanno trovato collocazione in Ita. Oggi i segretari di Filt-Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo hanno inviato una lettera ai ministeri dello Sviluppo economico delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibile e del Lavoro perchiede la convocazione, in tempi brevi, di un nuovo tavolo di confronto sulla vertenza Air Italy dopo l’impegno preso dalle istituzioni di “aggiornarsi entro la prima settimana di gennaio”.