La coalizione di maggioranza al Parlamento europeo ha scelto un’antiabortista: la posizione della nuova presidente, Roberta Metsola, sull’interruzione di gravidanza è sicuramente il tema più controverso della sua elezione, come si evince anche dalla raffica di domande sull’argomento nella conferenza stampa successiva al voto. Metsola, che in passato ha sostenuto a più riprese la sua contrarietà alla possibilità di abortire, ha subito chiarito la volontà di adottare le posizioni dell’Eurocamera nel suo complesso, rispettando così il suo nuovo ruolo. “Ci rassicurano le sue prime parole. Sui temi etici rappresenterà la voce del Parlamento europeo, quindi non più quella sua personale e della parte più conservatrice del Partito Popolare Europeo”, dice a Ilfattoquotidiano.it Tiziana Beghin, capo-delegazione del Movimento 5 Stelle.

Gli otto parlamentari pentastellati non hanno ricevuto indicazioni di voto, al contrario dei membri di Socialisti&Democratici e di Renew Europe, chiamati a sostenere la candidatura di Metsola in base a un accordo politico a tre con il Ppe, formato da dieci punti. Non tutti i singoli eurodeputati, però, hanno seguito la linea dei rispettivi gruppi.

Tra le 458 preferenze conquistate da Metsola ci sono anche molti voti dei gruppi di destra radicale, i Conservatori e riformisti europei (Ecr) e Identità e Democrazia (Id): la Lega è persino uscita allo scoperto, annunciando il proprio sostegno prima dell’elezione. Ne consegue che mancano all’appello, dal conteggio totale, alcuni voti dei tre gruppi di maggioranza: dal “patto” si sono sfilati soprattutto parlamentari socialisti, che hanno scelto di sostenere la candidata dei Verdi/Alleanza Libera per l’Europa Alice Bah Kuhnke, spiegano a Ilfattoquotidiano.it fonti parlamentari.

La maggior parte lo hanno fatto nel segreto dell’urna, ma qualcuno ha espresso in maniera chiara la propria contrarietà: il liberale francese Bernard Guetta ha detto in un’intervista a Le Monde che l’elezione di Metsola è “un pessimo segno per i diritti delle donne e per l’immagine del Parlamento europeo”, mentre la socialista Aurore Lalucq ha affermato a Radio France International che non avrebbe sostenuto “qualcuno che possa votare, ad esempio, contro una risoluzione per difendere le donne in Polonia dopo il divieto virtuale del diritto all’aborto in quel Paese”.

La linea anti-abortista della neo-presidente è, del resto, diametralmente opposta a quella che i partiti socialisti e liberali tengono sia all’Europarlamento che nei dibattiti nazionali. Una contraddizione che potrebbe creare problemi soprattutto a sinistra: prova a spiegarla Pina Picierno, eurodeputata del Partito democratico appena eletta vice-presidente dell’Eurocamera e da sempre molto schierata sul tema. Di recente ha sostenuto una risoluzione che chiede l’abrogazione della nuova legge sull’aborto in Texas, il Senate Bill 8, e per il suo impegno in favore del diritto alla scelta ha ricevuto lo scorso giugno un feto in plastica da un gruppo fondamentalista pro-life.

“Roberta Metsola è stata eletta in nome di un’alleanza molto importante. In questi tempi c’è bisogno di una maggioranza forte a livello europeo. C’è l’impegno a lavorare in maniera costruttiva, ma rimaniamo fermi su principi inderogabili, tra cui i diritti delle donne”, dice a Ilfattoquotidiano.it, specificando che il mandato “non è un assegno in bianco”. Il tema è stato oggetto di discussione all’interno del gruppo, sostiene Picierno, con lei e i suoi colleghi pronti a chiederne conto all’audizione con Metsola prima del voto. “Ma ci ha anticipato, affermando che sarebbe stata la presidente di tutto il Parlamento e che anche su questo avrebbe assunto le posizioni dell’Eurocamera. Vigileremo affinché ciò accada”.

Versione confermata anche da Javier Moreno Sánchez, eurodeputato del Partido socialista spagnolo. In questo caso, la scelta è ancora più difficile da difendere: il Psoe governa a livello nazionale con la sinistra radicale di Podemos, perseguendo un’agenda molto progressista. Dal capogruppo di Podemos al Parlamento di Madrid, Pablo Echenique, è subito arrivato un attacco frontale alla Metsola, definita “un’ultraconservatrice anti-femminista”. “Ma che alternativa avevamo?”, si chiede Moreno Sánchez sostenendo che i socialisti non erano in condizione di porre il veto su nessuno dei deputati che il Ppe proponeva per la presidenza. “Una volta constatato che non avremmo potuto competere per nominare il presidente, abbiamo scelto la strada dell’accordo. A quel punto bisognava accettare il candidato, chiunque esso fosse”.

Le garanzie, afferma l’eurodeputato, sono contenute nel patto politico, mentre la contropartita ottenuta dai socialisti è quantificabile in cariche parlamentari: cinque vice-presidenti del Parlamento, la presidenza della Conferenza che riunisce i presidenti delle commissioni parlamentari e quella di una speciale commissione sul Covid-19 che sarà istituita a breve. “Non si è trattato solo di una singola elezione: c’era in gioco il ruolo che il nostro gruppo ha nella politica europea”.

Le parole di Moreno Sánchez confermano l’impressione avuta da molti: durante il suo mandato, Metsola cercherà di tenersi il più lontano possibile dal tema dell’aborto. “È abbastanza intelligente da aver capito che su questo aspetto deve fare molta attenzione. È una bomba che può esploderle in mano”.

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