I magistrati del Tribunale di Milano, dopo aver interloquito con la difesa del leader di Forza Italia, hanno deciso di rinviare il processo al 16 febbraio, tra quasi un mese, senza emettere ordinanza
La candidatura al Quirinale porta in dote Silvio Berlusconi l’ennesimo rinvio nell’ambito del processo Ruby ter, dopo tutti quelli ottenuti per motivi di salute nei mesi scorsi. I magistrati del Tribunale di Milano, dopo aver interloquito con la difesa del leader di Forza Italia, hanno deciso di rinviare il processo al 16 febbraio, tra quasi un mese, dopo aver avuto rassicurazioni dal legale dell’ex premier, Federico Cecconi, che in due udienze, il 16 e il 23 febbraio, riuscirà a completare l’esame dei propri testimoni. A chiedere il rinvio era stata la difesa dell’ex Cavaliere, facendo riferimento alla situazione pandemica, che crea difficoltà nel citare i testi, e facendo presente anche che la prossima settimana sono previste le sedute per l’elezione del presidente della Repubblica. La difesa aveva chiesto ai giudici di valutare “l’opportunità” di rinviare l’udienza prevista per mercoledì prossimo, 26 gennaio, perché “il 25 iniziano le prime sedute per l’elezione del presidente della Repubblica e lo dico a prescindere del fatto che il dottor Berlusconi possa essere ufficialmente candidato, ma è una ragione di opportunità”.
La difesa dell’ex premier, aveva spiegato nella scorsa udienza che avrebbe impiegato “5, 6 udienze” per concludere la fase dei propri testi, ma i giudici hanno chiesto a Cecconi se potrebbe riuscire a terminarla in due udienze, tra il 16 e il 23 febbraio, e il legale ha acconsentito, chiarendo che probabilmente servirà soltanto un’udienza in più per i propri consulenti. A marzo, poi, dovrebbero iniziare a deporre anche i testi delle altre difese. A questo punto allora il collegio ha deciso, “tenuto conto del risultato dell’udienza odierna” – per la quale erano stati citati 8 testi ma solo uno si è presentato anche a causa della pandemia – di rinviare il processo tra circa un mese.
Silvio Berlusconi “non ha espresso né una preoccupazione né altro” in merito al possibile ‘incrocio’ tra l’udienza Ruby ter della prossima settimana e le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica, ma “è una valutazione che in totale serenità mi sono sentito di dover svolgere” ha spiegato il suo difensore.
“Non c’è dubbio che qui si combinano due fattori entrambi rilevanti – ha detto Cecconi – un primo di natura processuale legato all’obiettiva difficoltà di assicurare la presenza dei testimoni causa la pandemia, dall’altro lato ho parlato di una richiesta ulteriore in punta di piedi perché non è una richiesta che possiamo avanzare sulla base di una specifica norma processuale”. Era di “tutta evidenza – ha aggiunto – il più che imminente, e tra l’altro coincidente quasi perfettamente tra il 25 e il 26, inizio delle votazioni per la presidenza della Repubblica e al tempo stesso la celebrazione dell’udienza”. E si “imponeva quindi – ha concluso il legale – questa valorizzazione di un aspetto quantomeno di delicatezza che doveva essere fatto oggetto di valutazione”.
Oggi prima della decisione di rinvio c’è stata la testimonianza di Roberto Sileno, ex coordinatore, ora in pensione, del servizio di vigilanza della residenza ad Arcore, il primo teste della difesa dell’ex premier, convocato in aula dall’avvocato Federico Cecconi. L’uomo ha riferito che Giovanna Rigato, una delle ex ospiti alle serate di Arcore e imputata anche a Monza per un tentativo di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi da un milione di euro si presentò nella “primavera del 2017” davanti a villa San Martino con un “foglio” in cui “c’era scritto che entro 7 giorni il presidente avrebbe dovuto versarle una somma di denaro, un milione di euro, su un conto in Inghilterra, altrimenti disse lei ‘ognuno si assume la sua responsabilità'”.
Il teste ha letto anche parte del biglietto che Rigato cercò di consegnare all’ex premier nel quale era scritto che aveva “urgenza di parlare col Presidente” per quel “pagamento da un milione”, ‘spalmato’ su “7 anni”, e nel quale erano indicate anche le scadenze e le coordinate bancarie. Sileno ha spiegato che in quegli anni “le ragazze chiedevano di essere ricevute quasi tutti i giorni, ma noi dicevamo che non ci si può presentare così, questo non è l’iter, bisogna prendere appuntamento con la segreteria. Ma era difficoltoso, erano verbalmente aggressive, eccedevano, insistevano”. Il ‘pressing’ sul Cavaliere per richieste di denaro da parte delle giovani, poi finite imputate per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari, era già emerso dagli atti dell’inchiesta. “Dicevamo il presidente non c’è, è a Roma, vada da Spinelli (il ragioniere di fiducia, ndr) – ha aggiunto l’ex guardia – cercavamo le giustificazioni più disparate per liberarcene, erano insistenti, non erano persone con cui si poteva parlare”.
Il processo a l’ex premier – imputato per corruzioni in atti giudiziari con altre 28 persone – ha faticato a partire, ha subìto nel corso degli ultimi tre anni moltissimi rinvii per svariati motivi, prima ancora di iniziare ci sono statui gli slittamenti causati da motivi procedurali come la riunione di diversi filoni. Quando dopo diversi rinvii per motivi di salute la procura di Milano ha chiesto e ottenuto una perizia sul suo stato di salute, ma da quella decisione invece qualche udienza è stata celebrata. Recentemente Berlusconi è stato assolto a Siena per uno dei filoni del caso Ruby. La sentenza è stata emessa il 21 ottobre 2021, la requisitoria del pm con la richiesta di pena a 4 anni e due mesi era stata pronunciata a febbraio 2020.