Imbavagliati e bendati. Una conferenza stampa surreale, senza voce almeno nella parte iniziale, si è tenuta davanti alla Questura di Verona. Gli attivisti di alcuni movimenti impegnati a tutela dei migranti hanno manifestato così il dissenso per un’iniziativa giudiziaria che li ha colpiti. Quattro di loro hanno ricevuto una denuncia per calunnia, dopo una serie di iniziative che avevano lo scopo di segnalare i gravi disagi che gli extracomunitari stanno patendo a causa della burocrazia e delle attese infinite per ottenere i documenti di soggiorno. “Diciamo di no all’infinita coda dei senza diritti” è lo slogan con cui si sono presentati.
“Ci siamo imbavagliati – spiega Giorgio Brasola, del Laboratorio Autogestito Paratodos – per far capire che non possiamo nemmeno parlare, perché se parliamo veniamo denunciati. È accaduto pochi giorni fa”. In una giornata a due facce, il 12 gennaio, quattro attivisti sono stati convocati in Questura al mattino ed è stata effettuata l’identificazione con la comunicazione che all’inizio del 2022 è stato aperto dalla Procura un procedimento penale per un reato (punibile dai 4 ai 12 anni di reclusione), asseritamente commesso “in Verona nel dicembre 2021”. “Al pomeriggio era previsto un incontro tecnico per discutere i problemi dei migranti e prima i funzionari hanno negato di saperne nulla, poi hanno detto che non dipendeva da loro…”.
Gli interessati si stanno chiedendo a che cosa possa riferirsi un’indagine per calunnia, che è commessa quando si denuncia qualcuno di aver commesso un reato, pur sapendolo innocente. “Nessuno di noi ha presentato una denuncia o una querela. Ci siamo limitati a diffondere un comunicato che annunciava il presidio davanti alla Questura poi avvenuto il 28 dicembre”. Le firme erano: Laboratorio Autogestito Paratodos, Osservatorio Migranti, Sportello Diritti/Infospazio 161, Mediterranea saving humans, Rifondazione Comunista, Circolo Pink LGBTQE-Pink Refugees, Cub Verona, Adl Cobas e Assmblea 17 Dicembre.
“Non sappiamo con certezza le ragioni delle denunce – spiega Brasola – visto che non possiamo ancora accedere agli atti, ma la possibile correlazione tra il presidio, pacifico e solidale, e l’arrivo delle denunce ci stupisce e ci inquieta”. La frase incriminata, secondo i movimenti e i loro legali, potrebbe essere la seguente: “Alla Questura chiediamo di non tollerare più atteggiamenti e comportamenti arbitrari e offensivi, quando non esplicitamente razzisti, da parte di funzionari e operatori. Purtroppo, sempre più spesso, arrivano segnalazioni di casi di violenza verbale e di umiliazioni subiti dalle persone migranti”.
Com’è possibile che questa frase abbia originato un’accusa di calunnia, visto che è contenuta in un semplice volantino? Il volantino conteneva altre richieste: accoglienza di migranti in strutture disponibili e non occupate, fine delle code interminabili all’esterno della Questura, risposte alle Pec dei richiedenti stranieri (“In questi mesi sono state completamente ignorate”), riduzione dei tempi di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno. Al Prefetto veniva chiesto di accelerare le procedure burocratiche, visto che metà delle domande della sanatoria 2020 non sono ancora state esaminate.
“Se fosse come ipotizziamo, si tratterebbe di un fatto estremamente grave in quanto espressione di una volontà intimidatoria e repressiva della libertà di critica e di denuncia dell’operato delle istituzioni, quando sono incapaci di dare una risposta adeguata alle esigenze delle persone”. Con una coda velenosa: “Se la prendono con noi che ci preoccupiamo di queste persone senza diritti, mentre il ministero degli Interni continua a pagare 1 milione 355mila euro all’anno di affitto per questa parte di questura che l’azienda municipalizzata Agsm vendette anni fa a un fondo di investimenti. – accusa Brasola – Il cittadino paga 112mila euro al mese per una struttura al cui esterno le persone sono costrette a stare per ore al freddo in attesa di poter presentare una semplice carta o avere una risposta”. È stata lanciata una petizione su change.org che chiede il ritiro delle denunce e la soluzione dei molti problemi legati alla gestione dei migranti da parte di Questura e Prefettura di Verona. Centinaia le adesioni, tra cui docenti universitari, parlamentari, sindacalisti, associazioni e movimenti.