Il reato contestato al numero uno del Codacons, 75 anni, è di diffamazione ai danni del rapper milanese e della moglie Chiara Ferragni: la vicenda risale al 2020
La Procura di Roma ha citato in giudizio il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, per aver “offeso la reputazione” di Fedez e della moglie Chiara Ferragni, dipingendo i due come “ignoranti, delinquenti, approfittatori” e sostenendo, tra le altre cose, che i Ferragnez ‘sfruttino’ le foto dei loro bambini con le magliette delle griffes che reclamizzano, e che per fare beneficenza il rapper abbia in realtà fatto pubblicità alla Lamborghini. Il reato contestato al numero uno del Codacons, 75 anni, è di diffamazione ai danni del rapper milanese e della moglie Chiara Ferragni: la vicenda risale al 2020, quando durante le festività natalizie Fedez decise di distribuire soldi ai bisognosi di Milano. Un gesto che il Codacons, tramite un comunicato ufficiale, definì una “operazione di marketing”, accusando il cantante di fare “pubblicità occulta a una nota casa automobilistica”, dato che nel video era a bordo di una Lamborghini.
A dare la notizia è la stessa associazione dei consumatori in una nota: “Siamo molto preoccupati che davanti – si legge – al turpiloquio imperante sui social e sui media in generale, la Procura ritenga utile rinviare a giudizio il presidente dell’associazione per affermazioni che sono perfettamente in linea con il compito sociale del Codacons di tutela dei consumatori, anche quelli dei social. Senza considerare che in decine di occasioni il Codacons ha denunciato personaggi famosi, politici e addirittura Presidenti del Consiglio per aver pubblicizzato marchi commerciali, senza che nessuna Procura si sia mai scandalizzata o abbia avviato indagini nei confronti dell’associazione”.
Il Codacons “è in ogni caso fiducioso che questo giudizio sia finalmente occasione per sottolineare i ruoli e i limiti degli influencer, soprattutto di quelli come Fedez che, per l’enorme seguito di cui godono, hanno secondo noi una precisa responsabilità sociale in particolare verso i giovani. Speriamo che le numerose nullità del procedimento non blocchino il dibattito giudiziario e che il rapper abbia il coraggio di venire personalmente in aula il prossimo 19 aprile”, conclude il Codacons.