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Conferenza di Wannsee, ottant’anni fa il via alla ‘soluzione finale’ della questione ebraica

Il 20 gennaio 1942, in un’elegante villa appena fuori Berlino, sede della Polizia di sicurezza (Sicherheitspolzei) nella Strasse Am Grossen Wannsee, si riuniscono 14 alti dirigenti del Reich nazista per approntare le modalità di sterminio degli ebrei. Le uccisioni di massa, mediante fucilazione, sono cominciate con l’invasione dell’Urss dall’estate del 1941 e sono assegnate a unità speciali della Polizia di sicurezza (Einsatzgruppen) alle quali hanno spesso partecipato altri corpi.

Prima della conferenza, migliaia di persone sono state uccise a Babij Jar (settembre 1941 in Ucraina) a Kragujevac (ottobre ’41 in Serbia) e a Liepāja (dicembre ’41 in Lettonia). La decisione di eliminare gli ebrei è quindi già stata assunta. In questa riunione, rimasta segretissima, il verbale – estratto di una discussione più ampia – riferisce su come trasferire gli ebrei verso Est, come impiegarli nel lavoro coatto e quale destino assegnare alle persone di “sangue misto” e ai “matrimoni misti”.

L’importanza della conferenza del Wannsee affiora durante il processo di Norimberga (novembre ’45 – ottobre ’46), per quanto la copia del verbale della riunione (ne furono riprodotte trenta) sia stata trovata solo successivamente, nel 1947, tra gli atti del ministero degli Esteri. Estensore del verbale (dirà lui senza essere intervenuto nella discussione) è Adolf Eichmann, della Direzione generale per la sicurezza del Reich, sin dalla metà degli anni Trenta incaricato di pianificare l’emigrazione degli ebrei, poi organizzatore del trasporto degli ebrei nei lager nonché ispettore nei campi per verificare il funzionamento delle strutture omicide (sul processo ad Eichmann è indispensabile leggere Hannah Arendt, La banalità del male).

La catena di comando che porta alla riunione è rivelata in un documento successivo del 21 agosto 1942 (redatto da uno dei presenti, Martin Luther) nel quale si riferisce che all’origine dell’incarico c’è una disposizione di Adolf Hitler passata poi il 31 luglio 1941 da Hermann Göring (numero due del regime) a Reinhard Heydrich, il capo della Polizia segreta, responsabile della persecuzione degli oppositori che dirige la riunione. Nel documento Göring ordina di “avviare la questione ebraica”, termine ricorrente nel linguaggio burocratico nazista al quale sono associate le locuzioni di “trattamento speciale” e “soluzione finale”.

La conferenza del Wannsee segna il salto in avanti del progetto di oppressione degli ebrei. I vertici del nazismo avevano riscontrato che le precedenti forti pressioni esercitate sugli ebrei a emigrare dalla Germania (poi dall’Austria, dalla Boemia e dalla Moravia) non avevano sortito l’effetto desiderato. Il verbale indica in 537mila gli ebrei allontanati fino al 30 ottobre 1941. Inoltre, con l’allargamento dei confini a Est scaturiti dalle conquiste belliche, il numero degli ebrei è notevolmente aumentato, ma l’obiettivo della conferenza ormai guarda agli 11 milioni di ebrei presenti in Europa.

Abbandonate le pressioni per far emigrare gli ebrei, con Wannsee si passa al progetto di evacuazione forzata verso Est di donne, uomini e bambini. Nei territori di arrivo – precisa il verbale del Wannsee – gli ebrei “abili al lavoro” dovranno “costruire strade, operazione durante la quale senza dubbio gran parte di loro soccomberà […] Il nucleo che alla fine sopravvivrà […] dovrà essere trattato in maniera adeguata […] qualora fosse lasciato libero dovrebbe essere considerato la cellula germinale di una nuova rinascita”.

Maniera adeguata non è altro che un occultante burocratismo che sta per eliminazione, ma se questo aspetto è scontato negli intendimenti nazisti, la maniera adeguata fa allora riferimento al modo di infliggere la morte. Le esecuzioni di massa operate nel 1941 sono avvenute tramite fucilazione, ritenuto uno strumento costoso e inadatto a perpetuare uno sterminio di massa. Già sul finire del 1941 si attuano i primi esperimenti con eliminazione tramite gas in camion zincati nei quali sono convogliati i gas di scarico. Parallelamente, nel 1942, cominciano a entrare in funzione i campi di sterminio in Polonia: il primo fu a Bełżec (a inizio anno) poi a maggio a Sobibór e a luglio a Treblinka.

La localizzazione, illustrata dall’operazione Reinhard, prevede la costruzione dei campi dove gli ebrei sono già concentrati e dove possono essere più agevolmente trasportati. Nel già esistente campo di Auschwitz, nel febbraio ’42, vengono gassati i primi prigionieri con l’acido cianidrico, lo Zyklon B responsabile della fine di milioni di persone. Sono così delineate le officine della morte alla quale la conferenza del Wannsee ha inferto la sua tragica accelerazione.