Sembra scritto dallo stesso Mario Draghi l’editoriale che compare oggi sul quotidiano della City londinese Financial Times, storico foglio di riferimento per i mercati dell’anglosfera. E invece la firma è dell'”Editorial board”, il direttivo editoriale che fissa la linea ufficiale del giornale e che per l’occasione sembra abbandonare la tradizionale sobrietà britannica in favore di un più passionale approccio stilistico latino. L’esordio è senza mezzi termini: “L’Italia ha vissuto un eccezionale periodo di stabilità e successi sotto la guida di Mario Draghi”. Il quotidiano prosegue “Insediato primo ministro 11 mesi fa per guidare il paese colpito dalla crisi verso la ripresa, l’ex presidente della Banca centrale europea ha salvato una campagna di vaccinazione che faticava ed è riuscito a contenere il virus con controlli severi e obblighi di vaccinazione”. L’editoriale non cita alcun dato a sostegno di queste affermazioni. Il quotidiano inglese sottolinea poi il buon andamento dell’economia grazie anche agli interventi di sostegno pubblici messi in cambio con i fondi europei oltre ad un non meglio precisato “programma di riforme a lungo termine”. Sta di fatto che “gli italiani hanno visto che un cambiamento è possibile”.
“Draghi non può fare miracoli”, concede il Financial Times ricordando come sul paesi gravino ancora fardelli come il debito pubblico e irrisolti conflitti di interesse. Purtroppo però “la premiership riformista di Draghi si avvicina ora alla fine” mentre si apre la partita per il Quirinale, con il presidente Sergio Mattarella che non sembra intenzionato a prendere in considerazione la possibilità di un secondo mandato. “Draghi non ha fatto nulla per smentire le voci su un suo interesse a diventare presidente della Repubblica”, si legge nell’articolo. I suoi trascorsi, gli incarichi ricoperti e “la capacità di esercitare influenza dietro le quinte”, fanno di Draghi un candidato impeccabile per la successione.
Il problema, nota il quotidiano londinese, è che il passaggio da palazzo Chigi al Quirinale mette a rischio la tenuta del governo. A questo punto arriva l’inversione a “U” del quotidiano. Fino a pochi mesi fa, scrive il Ft, era “giudizio accuratamente ponderato” auspicare che Draghi rimanesse al governo almeno un altro anno poché le sfide sono ancora molte. Ma di fronte alle evoluzioni della situazione politica non è più così. “Il peggior risultato sarebbero le elezioni anticipate che farebbero deragliare il piano di riforma e ripresa dell’Italia. In queste circostanze è meglio avere Draghi alla presidenza”, prosegue l’editoriale come, al Quirinale, l’attuale premier italiano “potrebbe usare i suoi considerevoli poteri e la sua moral suasion per mantenere l’Italia sulla strada” delle riforme.
L’editoriale del Financial Times segue di due giorni quello del New York Times altrettanto supportivo verso il presidente del Consiglio. Il quotidiano statunitense ha scritto che Mario Draghi al Quirinale potrebbe “estendere un momento d’oro della politica italiana” inaugurato con il suo arrivo che “ha stabilizzato la politica, fatto passare di moda il populismo e rassicurato i mercati”. Ma dietro l’angolo c’è il rischio che senza la guida dell’ex presidente della Bce si torni “all’instabilità” tutta italiana e alcuni parlamentari temono un “caos politico” che “potrebbe far perdere all’Italia la migliore opportunità da generazioni”. Draghi, scrive il corrispondente da Roma, “ha trasformato una nazione il cui caos politico ha spesso suscitato derisione in un Paese leader sulla scena europea e ha infuso negli italiani un rinnovato senso di orgoglio”.
Londra e New York sono i due più importanti centri finanziari del mondo Financial Times e New York Times non sono due quotidiani qualsiasi. Sono i giornali che si leggono, in tutto il mondo, sulle scrivanie che contano, quelle dove si decidono le destinazioni dei grandi flussi di capitali. Sono l’espressione dei poteri forti, se vogliamo chiamarli così, globali, britannici e statunitensi in primis. Nel suo ruolo di presidente della Bce, la banca centrale più importante del mondo dopo la Federal Reserve, Mario Draghi ha sicuramente maturato relazioni particolari con questi organi di stampa. Che a quanto pare continuano a dare buoni frutti.