Lisala Folau stava imbiancando la sua casa sull'isola di Atata sabato quando suo fratello e un nipote sono arrivati ad avvertirlo dello tsunami. In un attimo le onde li hanno travolti e l’acqua era dappertutto. Il Guardian, che ha riportato la sua storia, non è stato in grado di stabilire cosa sia successo al fratello e ai nipoti del falegname
Sembra il copione di un disaster movie hollywoodiano, e probabilmente lo diventerà, ma la storia di questo falegname disabile spazzato via dallo tsunami a Tonga e sopravvissuto approdando su un’altra isola dopo aver galleggiato tra le onde per 24 ore è assolutamente vera e a raccontarla sono le principali testate internazionali, dal Times al Guardian. Lisala Folau stava imbiancando la sua casa sull’isola di Atata sabato quando suo fratello e un nipote sono arrivati ad avvertirlo dello tsunami. In un attimo le onde li hanno travolti e l’acqua era dappertutto. Lui e una nipote si sono arrampicati su un albero. “Io sono disabile, cammino molto male, un bambino cammina meglio di me”, ha detto il falegname raccontando la sua incredibile storia ad una radio locale.
Appena le onde si sono abbassate hanno deciso di scendere ma proprio in quel momento un’altra onda li ha travolti e trascinati in mare aperto. A quel punto non avevano appigli, erano le sette di sera ed era buio pesto. Lisala e la nipote galleggiavano, trascinati dalla corrente, chiamandosi a vicenda. A un certo punto dalla riva ha sentito la voce del figlio che gridava il suo nome, ma ha deciso di non rispondergli sapendo che avrebbe rischiato la vita per salvarlo. Così ha cercato un tronco al quale aggrapparsi pensando che almeno, se fosse morto, la sua famiglia avrebbe recuperato il cadavere. Invece con il suo mezzo di fortuna è riuscito ad arrivare su un’altra isola, Toketoke. Lì ha visto una motovedetta della polizia, ha preso uno straccio e ha cominciato ad agitarlo ma non è riuscito a farsi vedere.
Nel frattempo si era fatto giorno e lui ha deciso di provare a spostarsi verso un’altra isola ancora, Polòa, dove è arrivato attorno alle 18 di sera. “Ho gridato aiuto ma non c’era nessuno. Pensavo a mia nipote che era stata spazzata via, mentre io ero riuscito a sopravvivere”, ha raccontato. Alle 21 finalmente è riuscito ad arrivare a Sopu, dove si è trascinato barcollando sulla strada asfaltata ed è stato soccorso da un’auto. Il Guardian, che ha riportato la sua incredibile storia, non è stato in grado di stabilire cosa sia successo al fratello e ai nipoti del falegname. Tuttavia, solo tre persone sono state confermate come morte in seguito allo tsunami che ha travolto l’arcipelago e nessuna di Atata. L’avventura di Falala è diventata virale sui social media e anche uno dei suoi figli, Talivakaola, ha scritto un post su Facebook per esprimere la sua gratitudine: “Una storia che non dimenticherò mai in vita mia… piango quando penso a mio padre che nuotava nell’Oceano dopo lo tsunami… Mi si spezza il cuore immaginandoti a bere l’acqua del mare papà, ma sei un uomo forte”.