“Fino a quando nelle terapie intensive delle Marche non verrà raggiunto il limite degli 80-83 posti letto occupati, il Covid Hospital di Civitanova non riapre. Oggi siamo a 64. I tecnici mi dicono che il sistema con questi numeri reagisce senza problemi, a Marche Nord di Pesaro e negli Ospedali Riuniti-Torrette di Ancona c’è ancora spazio. Il picco potrebbe essere raggiunto a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio e allora faremo le nostre valutazioni”. Il 30 giugno scorso l’ultimo paziente ricoverato all’interno dell’Astronave di Civitanova, un 76enne di San Benedetto del Tronto, è stato trasferito nell’ospedale della sua città. L’assessore alla sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini oggi parla così e quel giorno di fine giugno commentò: “Siamo pronti a riaprirlo in caso di necessità”. L’Astronave era stata in uso dal 26 ottobre del 2020, dopo il penoso spot della prima apertura il 28 maggio 2020 per ospitare 3 pazienti e poi essere chiuso la settimana dopo. Altri tempi. Ora l’attualità e i numeri della pandemia nelle Marche richiederebbero la nuova attivazione della struttura speciale voluta dall’ex presidente della Regione, Luca Ceriscioli, consigliato dal guru dell’emergenza, Guido Bertolaso. L’attuale governatore, Francesco Acquaroli, di recente si è detto possibilista sulla riapertura di Civitanova, ma le parole del suo assessore alla sanità Filippo Saltamartini sono chiare: il sistema regge senza problemi e il picco non è stato raggiunto.
Sul fatto che il sistema stia reggendo ci sarebbero delle obiezioni da fare, considerando lo stato di estrema difficoltà in cui versano praticamente tutte le strutture ospedaliere. La messa a regime di aree Covid a varia intensità, non soltanto le terapie intensive, ha costretto aziende e ospedali a spostare personale, chiudere unità operative, cancellare interventi chirurgici e visite programmate, dilatare i tempi delle prestazioni e quant’altro. Nel suo intervento in consiglio regionale ieri, in risposta a una raffica di interrogazioni sul tema, Saltamartini ha detto altro: “Con il decreto legge ministeriale 34 sono stati autorizzati e finanziati lavori per altri 105 posti di terapia intensiva in aggiunta a quelli presenti prima del Coronavirus. I numeri della pandemia, specie in ambito intensivo, non sono paragonabili con la seconda ondata, iniziata nel novembre 2020, allora abbiamo raggiunto il picco di 160 ricoveri. Il Covid Hospital è stato riaperto perché le terapie intensive non erano adeguate. Se necessario tornerà operativo, ma soltanto per pazienti intensivi, perché gli altri non possono essere ospitati dentro quei moduli da 14 posti ciascuno: non ci sono i bagni”.
In realtà dal 26 ottobre 2020 al 30 giugno 2021 il Covid Hospital di Civitanova ha accolto anche pazienti di semi-intensiva e addirittura non intensivi infettivi. Il motivo per cui la struttura di Civitanova non tornerà operativa è forse legato ad altri fattori, dai costi spropositati sostenuti nei sette mesi della prima esperienza, alla difficoltà di reperire personale. Senza tralasciare gli aspetti politico-territoriali: “Tutto è ricaduto sulle spalle dell’Area Vasta 3 dell’Asur (la provincia di Macerata, ndr) che da sola si è fatta carico dei problemi e delle conseguenze” ha aggiunto Saltamartini, ex sindaco di Cingoli, centro in provincia di Macerata. Il budget delle Regioni è per oltre due terzi legato alla sanità e qui emergono anche le lotte di cortile. Nelle loro repliche consiliari sia Fabrizio Cesetti (Pd), fermano, che Marta Ruggeri (M5S), pesarese, oltre ad attaccare Saltamartini nel merito hanno evidenziato le conseguenze della mancata apertura del Covid Hospital di Civitanova nei rispettivi territori provinciali. Antonio Mastrovincenzo (Pd) pone una domanda e boccia l’operato della giunta in ambito pandemico: “Se l’assessore Saltamartini conferma di non voler riattivare il Covid Hospital per tutta una serie di motivi, perché nel computo dei posti letto di terapia intensiva delle Marche figurano anche quelli di Civitanova? Così facendo falsa platealmente tutti i parametri per non entrare in fascia arancione. In questi mesi sono stati compiuti una serie incredibile di errori, dal personale non assunto agli hub vaccinali passando per la sparata del vaccino marchigiano, gli screening di massa e così via. Gli altri ospedali stanno soffrendo, Saltamartini riattivi quel centro, subito”.
Il Covid Hospital di Civitanova è costato, solo la struttura, 7 milioni di euro, finanziati dalla raccolta dei Cavalieri di Malta a cui si devono aggiungere gli arredi, le convenzioni e tutti gli apparati tecnici pagati dai contribuenti. Doveva essere inaugurato entro aprile del 2020 per affrontare la prima emergenza Coronavirus, ma è stato aperto solo a fine maggio quando le unghiate del Covid avevano dato una tregua. Dal 28 maggio 2020 a oggi, con o senza pazienti ricoverati dentro, l’Astronave ricavata dalla costola di un edificio che ospita anche il tempio dei successi mondiali della Lube Volley Civitanova respira, consuma e spreca, ogni giorno. Nei sette mesi di piena attività ha ospitato 740 pazienti Covid, 200 di terapia intensiva e 540 tra semi e non intensivi. A gestirli e a coordinare la macchina operativa c’era la dottoressa Daniela Corsi, nel frattempo nominata direttrice dell’Area Vasta 3 di Macerata: “Sono d’accordo con l’assessore, a quelle condizioni il Covid Hospital non può essere messo in funzione, non tutto sulle nostre spalle”, spiega la Corsi . “Specie per i costi, 27 milioni ricaduti sulle casse dell’Area Vasta, poi ridotti grazie all’intervento della Regione che ce ne ha condonati 10. Lei non sa i capitoli di spesa che ci sono, penso alle convenzioni, dalla guardiana alla gestione dei farmaci, dalla telemedicina alle reperibilità, passando per la ristorazione, le pompe funebri, ecc. Un fiume di soldi. E il personale: da chi attingiamo, sempre dai nostri ospedali riducendoli al minimo se non addirittura chiudendoli? Per ogni modulo, ogni giorno, servono almeno 13 anestesisti e 20-22 infermieri, dove li andiamo a prendere? No, grazie. Gli altri ospedali delle Marche hanno solo fatto degli spot inviando qui qualche medico e infermiere, ma il grosso ce lo siamo sobbarcato noi”.
Corsi dà il suo voto all’Astronave e chiarisce un punto: “Non è vero che il Covid Hospital sia stato smantellato, che tutto sia in disarmo e che io mi sia venduta tutto il materiale all’interno o chissà quale altra invenzione. Mancano i materassi e avremmo bisogno di una settimana per riattivare gli impianti e firmare le convenzioni. Tecnicamente la struttura è perfetta, ma l’organizzazione generale pessima: una Ferrari quando invece sarebbero servite tante utilitarie. Io non l’avrei mai fatta e invece per qualcuno rappresentava la panacea della catastrofe pandemica. Cosa farne al suo posto? Una scuola di formazione e addestramento dedicata alle maxi emergenze per i medici, una palestra di lavoro”. La sofferenza degli ospedali in era pandemica è un dato di fatto, specie nelle terapie intensive. Al regionale di Torrette i posti Covid allestiti sono 38, ma di fatto utilizzabili soltanto 25 per carenza di personale: “Ci si dimentica che oltre ai pazienti Covid il nostro ospedale accoglie tutte le emergenze e urgenze delle Marche e dunque ci sono anche le rianimazioni non-Covid” spiega la dottoressa Elisabetta Cerutti, primaria della divisione di rianimazione del Torrette di Ancona. “La mia unità operativa segue 10 pazienti Covid e ne ha altrettanti non-Covid e più o meno la stessa cosa accade per i colleghi della clinica di rianimazione. Si stanno drenando risorse e personale da altri reparti, il blocco operatorio ha ridotto gli interventi e il taglio dell’attività chirurgica è in atto da tempo. Secondo me il Covid Hospital non andava fatto e dopo l’ultima esperienza operativa, piuttosto, andrebbero potenziati gli altri ospedali”. Un ‘no’ secco alla riapertura arriva anche dalla stessa rappresentanza dei medici: “Il Covid Hospital di Civitanova non va riaperto, né ora né se si dovesse raggiungere il picco”, denuncia Oriano Mercante, segretario regionale di Anaao-Assomed, il sindacato dei medici e dirigenti sanitari con più iscritti nelle Marche. “Non servono altri posti letto, ma personale. L’assessore Saltamartini dovrebbe pensare a questo e alle difficoltà affrontate negli ospedali. Le segnalazioni dei nostri assistiti non mancano. Purtroppo nelle Marche stiamo curando i tamponi ma non i cittadini”.