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Ricciardi a La7: “Con tracciamento attraverso tamponi a tappeto potremmo uscirne in 8 giorni. Inghilterra? Ultimo Paese da imitare”

I tamponi servono tantissimo per il testing e il tracciamento, non certo per andare a lavoro o in discoteca. Anzi, la strada maestra sarebbe quella di testare coi tamponi la stragrande maggioranza degli italiani e di isolare quelli infetti. Così, se ne potrebbe uscire in 8 giorni. Tutti dicono che è impossibile da fare e invece costa un millesimo rispetto alla perdita economica che abbiamo oggi”. Lo spiega a “Coffee break”, su La7, il consigliere scientifico del ministro della Salute, Walter Ricciardi, che puntualizza: “I cinesi per un caso di positività testano 10 milioni di persone. Noi abbiamo 200mila positivi in media, quindi ci potremo organizzare per testare 60 milioni di italiani, ma ovviamente bisogna dedicarsi a questo in maniera forte”.

Critica l’opinione dell’igienista sulla nuova strategia ‘aperturista’ di Boris Johnson, che dal 26 gennaio toglierà diverse restrizioni, come l’obbligo della mascherina nei luoghi pubblici, la raccomandazione allo smart working e l’obbligo di un ‘covid pass’ per alcuni eventi: “In Inghilterra si sono ammattiti? Beh, abbastanza. L’Inghilterra è un Paese da non prendere proprio in considerazione. Noi abbiamo avuto 8 milioni e 800mila casi, l’Inghilterra 16 milioni. Noi abbiamo avuto 140mila morti, loro ne notificano 153mila ma in realtà sono più del doppio, perché il loro modo di conteggiare i morti è molto diverso rispetto al nostro. Non è assolutamente un Paese da imitare. Di fatto, loro rimuovono psicologicamente l’esistenza della pandemia e poi si ritrovano con questi dati”.

Ricciardi aggiunge: “C’è una enorme pressione sui governi perché giustamente la gente è stanca, ma non si rendono conto che non si combatte così il virus. È un vero pandemonio, perché, a distanza di due anni, continuiamo a fare gli stessi errori. Succederà, quindi, che questa ondata epidemica naturalmente decrescerà, avremo una buona primavera e un’ottima estate. Poi ricominciamo un’altra volta – conclude – sempre nella speranza che non arrivino varianti, visto che nel frattempo non vacciniamo il mondo. Ricordo che nella storia della virologia non era mai successo che in un solo anno emergessero tre varianti, una più contagiosa dell’altra. Questo accade perché con l’allentamento delle restrizioni e la mancata vaccinazione noi il virus lo facciamo correre. E invece dobbiamo bloccarlo”.