Si stima che 14 milioni di bambini, su una popolazione totale di circa 40 milioni, potrebbero dover affrontare livelli di fame che metterebbero in pericolo la loro stessa vita. Studenti Coranici a Oslo, ma la ministra assicura: "Aiuti legati a garanzie sui diritti umani. Questo incontro non è un passo verso il riconoscimento dell'Emirato Islamico"
Dove non sono riusciti anni di guerra e terrorismo, potrebbero arrivare la fame, il freddo e la mancanza di cure. Dopo la presa del potere dei Taliban in Afghanistan, ad agosto, e il conseguente blocco delle forniture estere e delle liquidità della Banca centrale, la crisi umanitaria sta travolgendo la popolazione, compresi i più piccoli e gli indifesi. Secondo l’ultimo report di Save the Children, il numero di bambini gravemente malnutriti visitati dalle cliniche sanitarie mobili nel Paese è più che raddoppiato da agosto, con alcuni che muoiono prima di poter raggiungere l’ospedale. Una situazione che si è aggravata con l’arrivo dell’inverno che mette a rischio la vita, tra gli altri, di 3,5 milioni di sfollati interni. Anche per questo una delegazione talebana sarà a Oslo, in Norvegia, dove incontrerà i rappresentanti del governo e di altri Paesi proprio per cercare di arginare la dilagante crisi umanitaria nel Paese.
Secondo quanto riferisce l’organizzazione umanitaria, i medici di un ospedale pediatrico nel nord del Paese hanno comunicato che nel solo mese di dicembre circa 40 bambini gravemente malnutriti sono morti mentre stavano per andare in ospedale nel tentativo di ottenere assistenza medica. Quest’inverno si stima che 14 milioni di bambini, su una popolazione totale di circa 40 milioni, potrebbero dover affrontare livelli di fame che metterebbero in pericolo la loro stessa vita, mentre i tassi di malnutrizione continuano ad aumentare. A essi si aggiungono circa 1 milione di bambini che potrebbero già essere così gravemente malnutriti da rischiare di morire se non ricevono subito le cure di cui hanno bisogno. Secondo i dati appena resi noti, ad agosto le squadre sanitarie mobili di Save the Children visitavano in media 39 bambini malnutriti. A dicembre quel numero era salito a più di 100. Nel 2021 le cliniche sanitarie mobili dell’organizzazione hanno curato più di 12mila bambini per malnutrizione.
“Le famiglie ci dicono che hanno fatto tutto il possibile, spesso non hanno mangiato per far mangiare i loro figli. O, peggio, hanno dovuto rinunciare ai loro figli perché non possono permettersi di nutrirli – raccontano – È il peggior incubo di ogni genitore. I nostri operatori cercano di aiutarli facendo visite a domicilio, ma dicono che non c’è abbastanza cibo. E abbiamo iniziato a ricevere la notizia devastante che tutti temiamo, i bambini stanno morendo. La riduzione dei servizi sanitari e l’aumento del numero di bambini malnutriti che stiamo vedendo è un risultato diretto del congelamento dei fondi globali, che sta soffocando il sistema sanitario. Quando i bambini malati hanno bisogno di cure, trovano solo porte chiuse e farmacie vuote. Se non si trova presto una soluzione, la realtà straziante è che i bambini continueranno a morire”.
Una situazione che i Taliban denunciano praticamente da quando hanno preso il potere a Kabul e che fino ad oggi non ha trovato soluzioni, visto che eventuali aiuti, sganciati dal riconoscimento del nuovo Emirato Islamico, sono comunque legati al rispetto dei diritti umani che, al momento, gli Studenti Coranici non stanno garantendo. Un primo passo in avanti si potrebbe registrare però il 23 gennaio, quando una delegazione talebana arriverà a Oslo per parlare con alcuni governi alleati della Norvegia della crisi umanitaria nel Paese: “Siamo estremamente preoccupati per la grave situazione umanitaria in Afghanistan, dove milioni di persone stanno affrontando un disastro umanitario di grande portata – ha affermato la ministra degli Esteri norvegese Anniken Huitfeldt – Per poter aiutare la popolazione civile in Afghanistan, è essenziale che sia la comunità internazionale che gli afghani si impegnino in un dialogo con i Taliban”. Tutto questo avverrà, però, solo se da Kabul arriveranno garanzie su alcuni temi, in particolare l’istruzione delle ragazze e i diritti umani. E la ministra ha anche sottolineato che questi incontri “non costituiscono una legittimazione o un riconoscimento dei Talebani. Ma dobbiamo parlare con le autorità che di fatto gestiscono il Paese. Non possiamo lasciare che la situazione politica porti a un disastro umanitario ancora più grande”.
Anche l’Unione europea ha iniziato a ristabilire una “presenza minima” a Kabul per facilitare la consegna degli aiuti umanitari in Afghanistan: “La nostra presenza a Kabul non deve in alcun modo essere vista come un riconoscimento – ha precisato anche il portavoce degli Affari Esteri Peter Stano – Questo è stato chiaramente comunicato anche alle autorità de facto”. L’Ue ha di recente lanciato progetti per un valore di 268,3 milioni di euro.