“C’è un elemento sconcertante: tra le vittime dei 295 omicidi del 2021, 118 sono donne, di cui 102 assassinate in ambito familiare/affettivo ed in particolare 70 per mano del partner o ex partner”. Così il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio nella relazione durante la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella. “Questo tipo di suddivisione è costante negli ultimi anni, si inquadra in un preoccupante incremento dei reati all’interno della famiglia ed è sintomo evidente di una tensione irrisolta nei rapporti di genere, di un’uguaglianza non metabolizzata. Anche su questo tema vi è un forte impegno dello Stato a cominciare dal Parlamento, impegno che richiede agli inquirenti attenzione e reattività”. Gli ha fatto eco il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi: “Se i crimini violenti diminuiscono drasticamente grazie all’efficacia degli strumenti di contrasto al crimine organizzato – ha detto il Pg – così non avviene negli omicidi contro le donne e nei reati spia”, occorre una “piena attuazione del Codice Rosso”. Un pensiero condiviso anche dalla ministra alla Giustizia Marta Cartabia, che il 19 gennaio in Senato ha definito i femminicidi “una vera barbarie”.
“Gli omicidi contro donne hanno subito un calo tendenziale, ma in misura molto meno significativa; questo ha determinato un forte incremento percentuale di tali casi, rispetto al numero totale. Gli omicidi contro donne, anche in ambito familiare/affettivo, sono dunque sostanzialmente stabili”, ha precisato Salvi. Parla di “parità non metabolizzata” la senatrice Pd Valeria Valente, ricordando che “oltre alle leggi è la risposta stessa del sistema giudiziario che può assicurare risultati concreti nel contrasto alla violenza maschile“. “Solo con il massimo impegno di tutti gli uomini e di tutte le donne impegnati nelle istituzioni potremo proseguire in quel cambiamento culturale già in atto e necessario non solo a combattere questa piaga, ma a prevenirla e a debellarla una volta per tutte”, conclude la presidente della Commissione femminicidio commentando le dichiarazioni dei membri della Cassazione.
Altre voci dal Partito democratico si aggiungono all’appello contro i femminicidi, come quella della portavoce della Conferenza delle donne democratiche Cecilia D’Elia secondo cui c’è bisogno di una “promozione del cambiamento culturale”. Sul tema si è espressa anche l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, che ha dichiarato come bisogna agire “sul lato della prevenzione, del contrasto e dei percorsi educativi alla cultura del rispetto per fermare la piaga del femminicidio”.