“Lo ribadisco per l’ennesima volta: nessun nostro cliente ha mai avuto dei favoritismi politici grazie a me. È un fatto incontestabile, non un’opinione. Non è più tollerabile dovermi difendere da accuse per fatti che non ho mai commesso”. In un comunicato dai toni decisi Davide Casaleggio, patron della Casaleggio associati, nega ogni responsabilità nell’affaire Moby, l’indagine di Milano sui rapporti tra Beppe Grillo e l’armatore Vincenzo Onorato, accusati di traffico di influenze illecite. La società di strategie digitali – fondata dal padre di Davide, Gianroberto, cofondatore del Movimento 5 Stelle – è coinvolta nell’inchiesta perché i pm sospettano che i contratti da 600mila euro l’anno firmati con Moby tra il 2018 e il 2020 (che il Fatto ha svelato per primo in uno scoop di ottobre 2019) costituissero il prezzo di una mediazione illecita portata avanti da Grillo, nell’interesse di Onorato, con parlamentari e ministri del Movimento. Nonostante la sede della società a Milano sia stata perquisita, però – ricorda Casaleggio junior – “Casaleggio Associati, soci o dipendenti non sono indagati, come d’altronde riportato nelle carte del decreto”.
Nel corso della perquisizione “sono stati ovviamente acquisiti dati e informazioni presenti in azienda, perché frutto delle attività previste nel contratto di consulenza di comunicazione e strategie digitali regolarmente sottoscritto tra due società. Alcuni giornali riportano che è stata acquisita una “mole importante di materiali” perché in effetti tali sono state le attività messe in campo per il cliente. Questo lavoro – precisa il comunicato – non essendo stato pagato dal cliente per diversi mesi, ha causato la sospensione delle attività e l’applicazione di penali“. Per questo Davide Casaleggio sostiene che nella vicenda la propria società non sia altro che una “parte lesa, in quanto oggi i crediti ai quali dovrebbe accedere sono, invece, oggetto di un concordato di continuità di Moby (approvato a luglio 2021, ndr) che sostanzialmente ha portato allo stralcio quasi totale del credito vantato, causando così una condizione di forte tensione finanziaria per la nostra società. Una situazione che le diffamazioni mediatiche non aiutano di certo a risolvere”, lamenta l’imprenditore.
“Casaleggio Associati, come molte piccole e medie imprese – spiega – ha attraversato un momento di difficoltà negli ultimi due anni di pandemia, in particolare per la situazione creditizia di alcuni dei suoi clienti. A questo si sono sommati i costanti attacchi mediatici che sembrano rispecchiare il modo scientifico, che qualcuno suggeriva, di attuare una character assassination contro Davide Casaleggio e la sua società”. Il riferimento è al piano di comunicazione anti-5 Stelle inviato dal giornalista Fabrizio Rondolino a Matteo Renzi e depositato agli atti dell’inchiesta Open. “Questi due aspetti, uniti a una volontà di riorganizzare le modalità di lavoro in un’ottica di smart working, hanno determinato la ovvia e responsabile decisione – che oggi provoca così intenso e surreale interesse – di ridimensionare gli spazi fisici lavorativi e cambiare ufficio”. La società infatti ha intenzione di lasciare la sede di via Visconti di Modrone, in pieno centro milanese, messa in affitto a un canone di quasi ottomila euro al mese.
A dicembre 2019 Onorato aveva spiegato di essersi rivolto alla Casaleggio associati per la campagna “Io navigo italiano” (sulla limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano personale comunitario) “perché per quel tipo di lavoro sono leader in Italia“. I relativi pagamenti erano stati segnalati come operazioni sospette dalla Banca d’Italia per “gli importi, la descrizione generica della prestazione ricevuta e la circostanza di essere disposti a beneficio di persone politicamente esposte“. “Le cifre pagate sono cifre di mercato”, si giustificava invece l’armatore. “Non mi aspettavo favoritismi e non a caso il Ministro Toninelli, con cui più volte ho duramente polemizzato) ha sempre attaccato, non conoscendo i fatti, la mia compagnia”. “Non penso – conclude il comunicato di Casaleggio – che esista un caso simile, in cui un studio di consulenza sia oggetto da dieci anni di un ossessivo e costante discredito mediatico di tale portata senza alcuna base oggettiva. A questo si somma la campagna di fango sui falsi finanziamenti venezuelani che viene portata ancora avanti da parte dello sciacallaggio mediatico italiano contro mio padre, la cui foto, anche oggi, viene pubblicata e associata alla solita calunnia ormai smentita. Servirebbe il senso della misura”, attacca.