Addio definitivo a Abloh, genio e trasgressione, direttore creativo della Louis Vuitton, stroncato a soli 41 anni, da un tumore rarissimo al cuore
Commozione, celebrità e standing ovation. Ha lavorato alla sua ultima collezione fino all’ultimo respiro. Virgil Abloh non ha tralasciato nessun singolo dettaglio, dalla scenografia alla colonna musicale alla lista degli invitati, solo gli amici sinceri, che lo hanno omaggiato indossando le sue creazioni. Ha lasciato ai suoi più stretti collaboratori 38 pagine di appunti, costellati di disegni giocosi che si ispirano al The Wizard of Oz. Una sorta di diario con le sue riflessioni, la sua eredità spirituale. Il fil rouge della sua esistenza: “Siamo una generazione alla ricerca di regole che si possono spezzare. Ma chi le decide queste regole?” Il suo rapporto con il tempo che sapeva avere una scadenza: “La cosa più preziosa che abbiamo è il tempo”.
Non era solo uno stilista, era un’artista assoluto, laurea e master in ingegneria e architettura: “La mia sfida non è fare una collezione di moda ma una sperimentazione antropologica”. Virgil e i social: “Il mondo scorre così veloce come le store su Instagram”. Geniale, visionario. Aveva tutto. Se fossimo ai tempi antichi diremmo che gli dei dell’Olimpo affamati di gelosia gli hanno tolto tutto. In un colpo solo. E fu destino. Una rarissima e incurabile forma di tumore del cuore, un angiosarcoma ha stroncato la vita e la carriera, a soli 41 anni, dell’ultimo enfant prodige del Fashion System, fondatore del brand cult Off White. Ha avuto l’intuizione prima degli altri di sdoganare lo street style e di portare la sotto/cultura urbana nel cìoncetto di lusso.
Orchestra dal vivo, sullo sfondo della onirica Louis DreamHouse, la Casa dei Sogni, color azzurro pastello, sotto il tetto di vetro del Carreau du Temple di Parigi si muovevano figure eteree come angeli avvolti in nuvole di tulle e ballerini performanti la breakdance. Abiti appariscenti e oversize e standing ovation. In platea star internazionali come Naomi Campbell e J Balvin. È stato l’ispirazione per più di una generazione. A rileggerlo non si trattengono le lacrime.
“Humour is an entry point for humanity”. Il sense of humor è la chiave d’accesso per l’umanità.
“The end goal is to demonstrate that collaboration is a modern language.” Collaborazione e sinergia sono il linguaggio moderno.
“Failure is a myth. There’s no failure”. Il fallimento è un mito Non esiste fallimento.
“Diversity isn’t just a question of gender and ethnicity. It’s a question of experience. It brings new ideas to the table”. La diversità non è una questione di genere, è un arricchimento.
“Everything I do is for the 17-year-old version of myself”. Qualsiasi cosa faccio è per me il bambino di 17 anni dentro di me.
“I’m here to be an inspiration to kids that were like me, are like me, that didn’t believe that design was for them. That starts and ends my design mission”. Voglio essere un’ispirazione per i bambini come me che non credevano il luxury design fosse per loro. Così è cominciata e finisce la mia missione.
“As Black people, the first thing to go is the imagination, because our reality is so heavy. That luxury of imagining is what we’re fighting for with our creativity”. Come afro/americani la prima cosa è l’immaginazione perchè la nostra realtà è così pesante da sopportare. Il lusso dell’immaginazione è il nutrimento della nostra creatività.
Così diceva Virgil Abloh.