Politica

Volere ‘una donna al Quirinale’ non significa niente. La verità è che non sapremmo fare nomi

Nel desolante dibattito su chi sarà il futuro presidente della Repubblica c’è tutta l’arretratezza culturale del nostro paese. Una guerra di nomi, zero confronto su quali dovrebbero invece essere le caratteristiche della figura da scegliere. Tralascio commenti sulla candidatura di B. – ridendo e scherzando ne parliamo da più di una settimana. Ha vinto comunque anche perdendo. C’è, tra i miei colleghi autorevolissimi e più qualificati di me in materia, anche chi ha detto che la candidatura di B giornalisticamente è divertente, crea scompiglio e viva Dio che se ne può scrivere. Sarà… Per me invece è la triste deriva del giornalismo gossipparo: non importa che sia veramente una notizia, lo diventa se lo decidiamo noi. Noi giornalisti intendo. Poi ci domandiamo perché il giornalismo perde consensi ovunque e il giornalista è visto come casta.

Ma la cosa più imbarazzante è il livello del dibattito su “una donna al Quirinale”. Dire “una donna al Quirinale” non significa niente. Diciamo forse “un uomo al Quirinale”? E allora perché riferirsi a noi donne come fossimo panda in via d’estinzione? Il tavolo di potere che deciderà chi sarà il futuro presidente della Repubblica è costituito da soli uomini che se la cantano e se la suonano e davanti a un microfono dichiarano emozionati: “Siamo pronti per una donna Presidente della Repubblica”. Ma pronti in che senso. C’è un allenamento particolare che va fatto? Un corso? E chi da lezioni? Le competenze, l’autorevolezza sono forse da valutare diversamente se parliamo di uomini e di donne?

La dura verità da mandar giù, perfino troppo scontata, è che se le nomine, le investiture fossero tutte fatte in funzione dei curricula delle migliori personalità italiane e non su equilibri di potere, non avremmo bisogno di essere trattate come “diverse”. L’arretratezza culturale che scontiamo è tale, nonché inconscia, che se mi chiedono “hai trenta secondi per fare due nomi di donne che vorresti al Quirinale” faccio scena muta e vado nel panico. Sì, ammetto. Prova anche tu lo stesso esperimento. Scommetto che in trenta secondi ti verranno in mente solo i nomi bandiera femminili che ci hanno imposto in questi giorni: Letizia Moratti, Marta Cartabia, Maria Elisabetta Casellati. Emma Bonino la lascio stare perché più di tutte è stata usata negli anni per non essere mai realmente candidata. Almeno lei ebbe il coraggio di auto candidarsi. E purtroppo anche il nome di Liliana Segre è finito nella contesa politica, scelta dai 5 Stelle quando invece dovrebbe essere un nome di tutti. Io mi sentirei onorata di averla mia presidentessa.

Con più di trenta secondi invece respiro e faccio ammenda per la scena muta iniziale. Perché non una scienziata al Quirinale? In un momento come questo sarebbe un segnale importante. È o no la ricerca scientifica la nostra arma di sopravvivenza contro questa e le altre pandemie che dovremo gestire e superare? Per non parlare della crisi climatica che solo a parole stiamo prendendo più seriamente. Certo, non siamo stati capaci di onorarci della nomina di Rita Levi Montalcini come presidentessa della Repubblica, perché dovremmo esserlo oggi? A me basta questa constatazione per spiegare il colpevole ritardo culturale che ci schiaccia.

Voi lo sapete che faccia ha l’astrofisica Simonetta Di Pippo, già responsabile del settore Osservazione dell’Universo dell’Agenzia Spaziale Italiana, direttrice dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico e cavaliere al merito della Repubblica Italiana per il suo contributo allo sviluppo di ricerche scientifiche, tecnologie e applicazioni spaziali? E Mariafelicia De Laurentis? Ricercatrice della sezione di Napoli dell’Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), tra le protagoniste della rivoluzionaria ricerca che ha portato alla prima immagine di un buco nero. Erminia Bressi? In prima fila nelle nuove frontiere dell’oncologia presso il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia.

Dai, Lucia Banci? La direttrice del Cerm (Centro Risonanze Magnetiche) e professoressa di Chimica presso l’Università di Firenze, autrice di oltre 350 pubblicazioni scientifiche. Forse Fabiola Gianotti, che guida il Cern di Ginevra, quelli che hanno scoperto il bosone di Higgs? Lei? È una lista parziale eh, non fate che vi manca un nome e vi arrabbiate.

Ecco, mi domando in queste ore che dibattito potenziale sarebbe quello sul futuro presidente della Repubblica se discutessimo di chi sono le personalità più illustri che ci rendono orgogliosi di essere italiani nel mondo. E invece siamo condannati all’operazione scoiattolo, poveri noi. Ecco perché dire “una donna al Quirinale” non significa niente, è anzi offensivo. Io non vorrei una donna qualsiasi solo perché donna. Io vorrei la migliore e, se a contendersi la nomina fossero solo i migliori, non mi importerebbe il sesso del vincitore. Mi accecherebbe solo l’orgoglio di vivere in un paese dove i meriti contano.