Negli ultimi giorni la coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita ha intensificato i suoi raid contro lo Yemen dopo l’attacco condotto dai miliziani sciiti e filo-iraniani Houthi contro siti petroliferi ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. L’ultimo attacco aereo della coalizione guidata dagli al-Saud è avvenuto intorno alle 2.30 del 21 gennaio e ha colpito la prigione di al-Dhakhira, gestita dai ribelli pro-iraniani, nella città di Sa’da. Secondo le ultime informazioni, sono 200 le vittime, tra persone morte e ferite. “Il bilancio è destinato ad aumentare, sfortunatamente”, ha detto Basheer Omar, portavoce del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Yemen spiegando che i soccorritori sono ancora all’opera. Ahmed Mahat, capomissione di Medici senza frontiere, ha affermato che “l’ospedale Al-Gumhourriyeh in città ha finora ricevuto circa 200 feriti e ha fatto sapere di non essere in grado di accogliere nuovi pazienti”. Msf ha donato forniture mediche all’ospedale, ma non è abbastanza per assistere tutti i feriti: “Stiamo cercando di inviare urgentemente più forniture e organizzare alcuni trasferimenti, possibilmente anche in alcuni dei nostri ospedali”.

Nella stessa notte l’aviazione saudita ha compiuto intensi raid aerei anche sulla città di al-Hudayda, porto yemenita sul Mar Rosso, che, secondo quanto riferito dall’organizzazione NetBlocks, hanno causato un blackout totale di Internet in tutto il Paese. L’interruzione del collegamento Internet con lo Yemen è stata confermata anche dal Center for Applied Internet Data Analysis e dalla società di San Francisco CloudFlare. Secondo la televisione degli Houthi al-Masirah, che ha diffuso immagini di persone che scavano tra le macerie, l’attacco all’edificio delle telecomunicazioni ha causato morti e feriti. Secondo quanto riferiscono i media panarabi, che citano l’ong Save The Children, durante questo attacco hanno perso la vita anche 3 bambini. Le stesse fonti affermano che i tre minori erano intenti a giocare in un campo da calcio nei pressi del porto quando un missile ha colpito la zona controllata dagli insorti Huthi filo-iraniani.

La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha confermato di aver condotto “attacchi aerei per distruggere le capacità” della milizia Houthi nel porto di al-Hudayda, definendola “un centro di pirateria e di contrabbando delle armi iraniane”. Da Riyad non viene invece confermato un attacco a TeleYemen.

Gli attacchi degli ultimi giorni condotti dalla coalizione dell’Arabia Saudita possono essere considerati la dura reazione all’offensiva del 17 gennaio scorso portata avanti dei miliziani sciiti legati all’Iran e che ha colpito con i propri droni tre cisterne che trasportavano petrolio nella zona industriale di Mussafah, ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, Paese che fa parte della coalizione guidata dal regno degli al-Saud, provocando tre vittime, due cittadini indiani e uno pakistano, e sei feriti. Tutto questo è successo mentre da Teheran, che è il principale alleato degli Houthi, arrivavano in realtà segnali di distensione nei confronti del principale rivale nell’area, ossia l’Arabia Saudita. Diplomatici iraniani si sono infatti insediati nel Paese della monarchia saudita, presso la sede dell’Organizzazione della Cooperazione islamica (Oci), segnando un significativo passo in avanti nel processo di normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi che avevano interrotto le relazioni diplomatiche cinque anni fa.

Gillian Moyes, il direttore di Save the Children in Yemen, ha spiegato in una nota che “l’escalation del conflitto in tutto il Paese ha portato a un aumento del 60% delle vittime civili negli ultimi tre mesi del 2021, ma il 2022 sembra già avere conseguenza ancora più gravi per i civili”. Gli ospedali, le scuole, le infrastrutture idriche e le strade dello Yemen sono nel caos, dopo quasi sette anni di conflitto, sconvolgendo ulteriormente la vita dei bambini e delle loro famiglie. Tutto ciò accade – sottolinea ancora la nota – dopo che gli Stati membri del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno votato l’anno scorso per porre fine al mandato di esperti dell’organismo che indaga sui crimini di guerra in Yemen. Nelle ultime ore il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha “condannato nei termini più forti” all’unanimità gli attacchi mortali di lunedì scorso ad Abu Dhabi da parte dei ribelli Huthi dello Yemen, definendoli “efferati attacchi terroristici“, e ha chiesto di assicurare i colpevoli alla giustizia.

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