Lo scandalo risale al periodo che va dal 2004 al 2013 e causò danni a 50mila persone che poi, caso più unico che raro, vennero tutte rimborsate dalla banca austriaca. Le accuse riguardavano i reati di truffa nell'indicizzazione dei tassi di interesse dei leasing e associazione per delinquere
Mentre in Austria i responsabili dello scandalo Hypo Bank sono stati condannati e sono finiti in carcere, in Italia la falce della prescrizione cancella 28 dei 29 capi d’accusa a carico dei sei imputati. E così il principale accusato della truffa dei leasing a tassi variabili, l’ex direttore generale Lorenzo Di Tommaso, viene condannato dalla II sezione penale della corte d’Appello di Trieste, per un solo reato, a due anni di reclusione. Questo gli consente di beneficiare della condizionale e di restare un uomo libero, anche se è stata confermata l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Nel 2019 era stato il Tribunale di Udine gli aveva inflitto una pena di 5 anni e 6 mesi, mentre per i coimputati la pena era stata 3 anni e 7 mesi ciascuno. Gli effetti della prescrizione sono stati, quindi, importanti, a beneficio degli imputati.
Lo scandalo risale al periodo che va dal 2004 al 2013 e causò danni a 50mila persone che poi, caso più unico che raro, vennero tutte rimborsate dalla banca austriaca. Le accuse riguardavano i reati di truffa nell’indicizzazione dei tassi di interesse dei leasing e associazione per delinquere. In Austria non tutti i processi si sono conclusi, ma alcuni degli ex amministratori sono ancora detenuti. In Italia il caso venne alla luce grazie ad alcuni servizi di “Striscia la notizia” e ha portato a numerosi rinvii a giudizio. Siccome la banca aveva risarcito anche gli interessi, durante il primo grado il Codacons decise di non costituirsi neppure parte civile. Una situazione ben diversa da quella che riguarda, ad esempio, i crack italiani di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza, nei cui processi il numero delle persone costituitesi parte civile è imponente.
A sentenziare l’esistenza della truffa era stato il collegio del Tribunale di Udine presieduto da Angelica De Silvestre. Hypo Group Alpe Adria era una banca sorta a Klagenfurt, dal 2009 è interamente di proprietà del governo austriaco, con una presenza in nove paesi dell’area alpino-adriatica. In Italia aveva poco meno di una ventina di succursali, con sede principale a Tavagnacco, in provincia di Udine. L’inchiesta aveva provato l’esistenza di un sistema truffaldino che faceva crescere i costi dei leasing. La mente era stata indicata in Di Tommaso, gli altri cinque funzionari erano funzionari che avrebbero contribuito alla realizzazione del piano. Si tratta di Daniele Metus (ex vicedirettore generale), di Carlo Bellogi (ex responsabile del Legal service e della funzione reclami, nonché componente dell’organo di vigilanza), di Nadia La Neve (ex responsabile dell’area Credit processing), di Andrea Micalich (ex direttore commerciale della rete agenti leasing e direttore generale di Hypo Alpe Adria Finance) e di Paolo Pellicciotti (ex responsabile del Market support e direttore generale di Hypo Alpe Adria Leasing). Per questi è scattato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Le indagini erano state condotte dalla Guardia di finanza, che aveva calcolato in 88 milioni di euro i rincari applicati a 54.568 contratti alterati.