Una scenografia come fosse un’astronave tra passato e futuro che strizza l’occhio al mondo del varietà. Su queste direttive si sono mossi Gaetano e Maria Chiara Castelli: lui alla sua ventesima “firma” al Teatro Ariston, lei all’ottava. Il lavoro per la realizzazione dei lavori è cominciato lo scorso ottobre. Tutta la scenografia è stata costruita a Roma per poi essere smontata e rimontata a Sanremo a dicembre.
“Quando abbiamo incontrato Amadeus ad agosto ci ha chiesto di mantenere la scala e la posizione dell’orchestra, con gli opportuni distanziamenti, ma di immaginare qualcosa di diverso, un disegno tra passato e futuro. – hanno spiegato i due scenografi – Niente vintage, però: piuttosto, come proposto da Amadeus, un ‘restyling’ del classico. Così ci siamo ispirati alle scenografie più ‘tradizionali’ a partire dalla riscoperta del colore bianco, con materiali tridimensionali traforati, e abbiamo rivisitato un elemento come il sipario, rendendolo superleggero e trasparente, davanti al boccascena. Abbiamo ridotto, inoltre, i metri quadri di ledwall a favore della costruzione scenica e delle luci. Quanto alla tecnologia, non viene eliminata del tutto, ma farà la sua comparsa in tre grandi ellissi di sei e nove metri, tutte rivestite di luci e motorizzate, in grado di offrire al regista Stefano Vicario e al direttore della fotografia Mario Catapano una grande versatilità scenica e possibilità di movimento quasi infinite”.
L’intenzione era quella di riprodurre un colpo d’occhio profondo e accogliente: “In qualche modo, una sintesi tra le scenografie dei due Festival precedenti di Amadeus e abbiamo voluto, con queste forme, esprimere anche la speranza che quell’astronave disegnata lo scorso anno sia finalmente giunta in un luogo dal quale ripartire tutti”.