C'è attesa per la decisione di Regione Lombardia dopo l'esame del report definitivo sulle cause della frana consegnato a fine dicembre dall’università degli studi di Firenze, dalla Bicocca e dal Politecnico di Milano che conferma come le attività minerarie condotte dal cementificio della Italsacci siano tra le concause della frana insieme a condizione geologica, sismi e piogge
Le esplosioni sul monte Saresano per l’estrazione della marna da cemento verranno vietate, almeno fin quando non saranno realizzate le opere per contenere la frana che da anni minaccia il lago di Iseo. È la decisione che dovrebbe essere resa ufficiale nei prossimi giorni dagli uffici di Regione Lombardia dopo l’esame del report definitivo sulle cause della frana consegnato a fine dicembre dall’università degli studi di Firenze, dalla Bicocca e dal Politecnico di Milano. Un report che conferma come le attività minerarie condotte dal cementificio della Italsacci, società di Italcementi, da qualche anno parte del gruppo Heidelbergcement, siano tra le concause della frana insieme a condizione geologica, sismi e piogge.
“L’attività di coltivazione presso la miniera di Ca’ Bianca può comportare dei risentimenti significativi entro il corpo di frana qualora le cariche di esplosivo superino il limite dei 250 kg circa per singola volata”, si legge nelle conclusioni del documento sino ad oggi non divulgato, in cui sono stati raccolti i dati sugli effetti delle esplosioni (in gergo tecnico “volate”) realizzate da ottobre in poi, successive dunque a quelle già analizzate in una prima versione del report in cui gli esperti avevano già messo in relazione le attività estrattive con alcune accelerazioni registrate nel movimento della frana.
In seguito alle nuove evidenze, i docenti delle tre università consigliano “di adottare un approccio prudenziale per le attività di volata sospendendole almeno fino all’esecuzione dei lavori di stabilizzazione”, e cioè sino alla realizzazione di un opportuno sistema di ancoraggi finalizzato al contenimento del fronte franoso. “L’eventuale adozione di altre tecniche di coltivazione – si legge nel documento – andrà valutata in termini di sollecitazioni che potrebbero essere indotte”. Troppo rischioso continuare a fare brillare cariche, ritengono gli esperti. Il distacco della frana non sarebbe uno scenario così improbabile. Nel febbraio dell’anno scorso la frana aveva iniziato ad accelerare, accelerazione cui aveva contribuito anche un piccolo evento sismico, ma poi aveva rallentato.
“Fino a settembre 2021 la velocità media del versante è progressivamente diminuita, anche se molto lentamente”, rilevano gli esperti. “Tuttavia dal mese di settembre in poi, a seguito dell’inizio della stagione piovosa e della ripresa del programma sperimentale di attività nella miniera di Ca’ Bianca, si registra un generalizzato incremento della velocità della frana, ben evidente in particolare nella sua porzione inferiore e sinistra, il che testimonia il precario equilibrio della frana e l’influenza che su questa esercitano le forzanti esterne”. Tanto che prima o poi si potrebbe arrivare al “collasso del sistema”.
Una eventualità da evitare perché un distacco della frana coinvolgerebbe il sottostante cementificio, con conseguente sversamento di sostanze pericolose, mentre due milioni di metri cubi di rocce finirebbero nel lago causando un’onda anomala in grado di sommergere le case del comune di Tavernola Bergamasca. Per questo i docenti consigliano lo stop delle esplosioni per le estrazioni nella cava, riprese a novembre e sospese pochi giorni prima di Natale, dopo il terremoto del 18 dicembre con epicentro nella Bergamasca.
Un consiglio che, a quanto emerso in un incontro di venerdì con esperti, Italsacci e amministratori locali, è stato accolto dalla Regione. Il cementificio potrà comunque rimanere aperto e la società potrà valutare altri metodi di estrazione per la cava. Al momento dunque nessuna revoca della concessione mineraria, cosa invece auspicata dal deputato di Leu Devis Dori che da tempo segue la vicenda.