di Massimo Arcangeli e Sandro Mariani
Via Enrico Nöe 43, Milano. È la sede legale alla sua nascita, in un appartamento di due stanze in affitto, del più famoso periodico italiano di cruciverba: “La Settimana Enigmistica” (allora usciva il sabato, gli sarebbe poi subentrato il giovedì). In 90 anni non si è mai fermata e ha interrotto la cadenza periodica due sole volte: col numero 607, pubblicato il 4 settembre 1943 (anziché il 21 agosto), e col numero 694, uscito il 14 luglio 1945 (invece del 28 aprile) per via della Liberazione.
In entrambi i casi la rivista diede puntuale spiegazione dell’accaduto: «Le selvagge incursioni nemiche del 13 e del 16 agosto, che hanno devastato la nostra redazione e provocato danni gravissimi nella tipografia e nell’ufficio distribuzione, ci hanno impedito, ad onta di tutti i nostri sforzi, di pubblicare questo numero con la consueta regolarità»; «Gli storici avvenimenti delle ultime settimane hanno impedito di pubblicare questo numero con la consueta regolarità».
Il direttore della “Settimana Enigmistica”, il sassarese Giorgio Sisini, era anche il proprietario della casa editrice che pubblicava – oltre a libri, manuali e opuscoletti vari – il nuovo settimanale. Sisini, ingegnere (come il padre Francesco) e di nobili origini, condivideva quell’appartamentino con Idell Breitenfeld, la donna austriaca che amò per tutta la vita (e sposò). L’11 dicembre 1931 scrive da Milano alla sorella Gigina (Giorgina all’anagrafe): «In Germania, Austria, Francia, etc. se ne stampano molti (la sola Vienna ne conta oltre quindici!) per cui non v’è ragione di credere che anche in Italia un giornale del genere (UNICO!) non incontri il favore del pubblico».
Il primo numero del periodico, sedici pagine al costo di 50 centesimi (20 lire l’abbonamento annuale), già stampato nel 1931, sarebbe approdato nelle edicole solo l’anno dopo (23 gennaio). In copertina, su un esemplare che avrebbe gelosamente conservato per tutta la vita, Sisini avrebbe scritto: «Das erster Heft zu meine liebe Ida» (“La prima copia alla mia amata Ida”). E lei, in risposta: «Ti amo tanto». Quella prima pagina esibiva un cruciverba accompagnato dal disegno “a tutto schema” (dal ventesimo numero sostituito da un riquadro fotografico: in copertina Maurice Chevalier) dell’attrice e ballerina messicana Lupe Vélez. L’immagine, profilata dalle caselle nere del “campo di gioco”, era stata prelevata, col modello di schema di gioco, dal settimanale austriaco di parole crociate “Das Rätsel”, che aveva a sua volta esordito (9 giugno 1925) con un Kreuzworträtsel (traduzione tedesca dell’inglese crossword puzzle) in copertina.
Fra i passatempi del primo numero della “Settimana Enigmistica” – enigmi, sciarade, barzellette, partite di dama e di bridge, ecc… – c’erano anche gli scacchi: problemi da risolvere in due mosse, con tre premi in denaro (da 200, 100 e 50 lire) e altri sei che regalavano ai vincitori un abbonamento gratuito al periodico. Non solo giochi, fin da quel 1932, ma anche notizie strane o curiose.
Come questa, sulla capacità adattiva delle piante: «L’uomo si pavoneggia della propria adattabilità fisica e morale e la crede una sua prerogativa. Gli acrobati riescono persino a far qualche trottatella con la testa all’ingiù e le gambe all’aria e s’illudono di avere invertito le leggi della natura. Ma sono vinti, stravinti dall’adattabilità delle piante. Se si sradica un giovane salice o un giovane gelso e lo si ripianta capovolto in maniera che i rami siano quasi completamente sotterra, questi cominciano ad emettere radici, mentre le vere radici all’aria si atrofizzano, lasciando il posto ai nuovi virgulti. Si può invece, sradicando l’alberello, tagliarlo per lungo poi ripiantare una metà come prima e l’altra capovolta, legando strettamente i due mezzi fusti; si avrà allora un arbusto fantastico, la cui chioma sarà metà fronde e metà radici, ma che si adatterà mirabilmente alla strana operazione. Quale prodigioso chirurgo riescirà mai a fare la stessa cosa ai suoi simili? Allorch[é] hanno gli organi affaticati, saprò mai farli camminare con la testa e ragionare coi piedi?».
Quello di Sisini non era però il primo prodotto editoriale del genere enigmistico. L’Ottocento aveva già conosciuto – fra varie pubblicazioni – l’almanacco annuale “Aguzzaingegno” (Milano, 1821), i mensili “La gara degli indovini” (Torino, 1875) ed “Enigmofilia” (Napoli, 1890; l’anno dopo a Milano), il bimestrale «enigmatico-letterario» “Diana d’Alteno” (Firenze, 1891). Nel primo trentennio del Novecento sarebbero arrivati, con molti altri periodici: il bimensile “L’arte enigmistica” (Modena, 1931; dal 1933 mensile); i mensili “La corte di Salomone” (Torino, 1901), “La Favilla Enimmistica” (Trieste, 1907; dal 1915 a Firenze), “Penombra” (Forlì, 1920), “Fiamma perenne” (Parma, 1929); i settimanali – tutti milanesi – “La Domenica dei Giuochi” (1932), “Marcopolo” (1935), la “Gazzetta enigmistica” (1936).
Nel 1938, in una raccolta di suoi scritti, Massimo Bontempelli, nel combattere il passatismo di chi si ostinava a ritenere di valore testi per lui indifendibili (come il libro Cuore, la cui lettura giudicava “immoralissima”), scrive polemico di studenti universitari figli di borghesi «la cui cultura è fatta tutta sulla Domenica del Corriere e sulla Settimana enigmistica» (L’avventura novecentista. Selva polemica (1926-1938), Firenze, Vallecchi, p. 156). Sappiamo com’è andata.