Le elezioni del Presidente della Repubblica sono un momento importantissimo per il nostro Paese. Ciascuno dei 1009 grandi elettori chiamati al voto per eleggere il 13° Capo dello Stato dovrebbe esserne consapevole. Lo saranno stati anche quelli che li hanno preceduti e che nell’urna, dalla tornata del 1999 a quella del 2015, hanno però deciso di depositare una scheda contenente il nome di uno sportivo. Espressioni di voto che potremmo definire fuori dagli schemi ce ne sono sempre state e hanno riguardato anche attori e attrici o personaggi dello spettacolo o della cultura.
I nomi espressi in queste schede sono andati a finire tra i voti “dispersi” o addirittura “nulli”, pochi quelli validi ma hanno sempre generato curiosità. In primis la mia che, spulciando fin dove possibile, ho messo insieme tutti i personaggi legati al mondo dello sport il cui nome è stato proposto come potenziale Capo dello Stato italiano.
Il 13 maggio del 1999 bastò un solo scrutinio a Carlo Azeglio Ciampi per risultare eletto con 707 voti su 1010 aventi diritto. Dall’urna vennero fuori i nomi di due calciatori: il “Pibe de Oro” Diego Armando Maradona e quello del difensore centrale brasiliano, allora in forza alla Roma, Carlos Zago. Queste due candidature furono considerate nulle perché i due non erano in possesso della cittadinanza italiana requisito fondamentale per l’eleggibilità (e poi non avrebbero avuto neppure l’età minima di 50 anni). Tra i voti dispersi spiccano quelli di due imprenditori allora presidenti di squadre di calcio: Massimo Moratti dell’Inter e Vittorio Cecchi Gori della Fiorentina che era anche senatore in quella legislatura.
A partire da questa tornata, e poi per quelle 2006 e 2013 ritroviamo anche Silvio Berlusconi, che cito in quanto ai tempi era anche presidente del Milan e che ha raccolto, nei vari scrutini, da un minimo di due a un massimo di cinque voti.
Nel 2006 furono necessari quattro scrutini per far salire al “Colle” Giorgio Napolitano che il 10 maggio prese 543 voti su 1000. Un voto a testa per l’allora allenatore del Milan Carlo Ancelotti e Luciano Moggi al termine della sua esperienza dirigenziale alla Juventus. Eravamo all’alba dello scandalo Calciopoli.
Nel 2013 ci fu la storica rielezione di Giorgio Napolitano ma per la conferma ci vollero sei scrutini. Il 20 aprile, con 793 voti su 997, il Presidente uscente iniziava il su mandato bis. Al primo scrutinio troviamo due miti del calcio: Giovanni Trapattoni che sedeva ancora sulla panchina dell’Irlanda del Nord (si sarebbe dimesso e avrebbe chiuso la carriera nel settembre dello stesso anno) e Gianni Rivera che ha avuto anche esperienze politiche importanti dopo il ritiro da calciatore. Per poco non aveva superato i 50 anni di età ma nello stesso scrutinio comparve il nome dell’attuale C.T. della Nazionale Italiana di Calcio Roberto Mancini che a breve avrebbe chiuso la sua esperienza inglese sulla panchina del Manchester City.
Al terzo turno di votazioni, un tuffo negli anni 70 e 80 con i voti dati a Giancarlo Antognoni e Antonio Cabrini, giocatori simbolo di Fiorentina e Juventus e, con l’Italia, Campioni del Mondo nel 1982. Dalla “caliente” estate spagnola del Mundial alle nevi su cui scendeva, spesso più lesto di tutti, Gustav Thöni. Al quinto e penultimo scrutinio spuntò anche il nome dello sciatore vincitore di quattro Coppe del Mondo assolute, cinque medaglie d’oro Mondiali e un oro Olimpico.
Le ultime elezioni, quelle che il 31 gennaio del 2015 hanno assegnato 665 voti su 995 a Sergio Mattarella eletto Presidente al quarto scrutinio, vedono ancora protagonista il calcio con due grandi centravanti. Al primo turno troviamo Gigi Riva. “Rombo di Tuono” fu la bandiera del Cagliari con cui vinse lo storico scudetto del 1970. Al terzo ecco “Bobby gol”, Roberto Bettega che colse tanti trionfi con la maglia bianconera della Juventus. Nel primo scrutinio ebbe un solo voto (disperso) ma nel terzo i tre voti di Giovanni Malagò furono conteggiati. L’attuale presidente del Coni è da considerarsi un ex atleta visto che è stato anche un giocatore di calcio a 5 pluri-scudettato con la Roma RCB.
Burle, provocazioni, espressioni di un tifo spassionato, chiamateli come volete. Questi voti ci sono stati ed è lecito immaginare che, appena dopo l’anno magico dello sport italiano, qualcuno possa prolungare la vocazione “sportiva” dei voti per il Quirinale.