“Non sono una madre. Non potrò più esserlo, ma non sono nemmeno una ‘bandiera‘, né la portavoce di ciò che significa ‘non essere madre'”. Sono le parole che aprono la lettera scritta dall’attrice Veronica Pivetti, 57 anni, e pubblicata da La Stampa. Con questa lettera l’attrice vuole infatti portare all’attenzione il tema delle adozioni ai single. Pivetti spiega però che non vuole “ridurre un passaggio fondamentale della vita ad un cliché, uno stereotipo. O a una categoria“. “Essere madre ha così tanto a che fare con il nostro vissuto. Mia mamma, che ha amato e ama me e mia sorella profondamente, ha sempre detto che, se avesse fatto dei figli, avrebbe cercato di non commettere gli errori che i suoi genitori avevano commesso con lei. E non odiava i suoi genitori, tutt’ altro, ma voleva ‘migliorare’ un percorso iniziato come figlia, il cui seguito non poteva che essere quello genitoriale”, puntualizza infatti l’attrice milanese.
Poi arriva la confessione: “Tutta la verità? Ci ho provato ad avere un figlio, ma non è venuto. Poi non ho più avuto un marito con cui fare un figlio. Dopo il marito, non ho mai più avuto un compagno con cui io volessi fare un figlio”. E spiega appunto le difficoltà che può vivere una donna che vorrebbe diventare madre ma che non riesce a trovare il partner giusto con cui farlo: “Molte altre non si pongono questo problema e affrontano da sole la maternità. Le ammiro ma, semplicemente, non sono stata una di queste”.
“Quanto spesso ci sentiamo dire che il nostro Paese invecchia? Il Papa lo ha addirittura definito un inverno demografico”. L’attrice infatti non nega l’importanza dei figli, che lei definisce “una risorsa”, ma spiega anche che anche lei vorrebbe essere considerata una risorsa, come “donna ultracinquantenne, abile, piena di energie e di buoni propositi”. “Sennò sarò costretta a pensare che il mio valore di ‘neonata‘ fosse più alto del mio valore attuale. Che a due anni fossi più ‘preziosa‘ che a cinquantasei”.
Arriva quindi il nocciolo della sua riflessione, cioè il tema delle adozioni, e afferma: “C’è un’altra cosa che vorrei dire. Riguarda una moltitudine di bambini, anche piccolissimi, che aspettano soltanto l’amore di un genitore. Sì, sì, anche di uno solo. Magari proprio di quella ‘non madre’ che non ha trovato il compagno giusto ma che è nata per essere madre e che lo desidera da sempre. Che sarebbe felice di avere una famiglia”. “Ho visto un video dove una leonessa scorta un cucciolo di gnu fino al suo branco. L’istinto materno prevale sull’istinto predatorio. È la più bella dimostrazione di adozione che si possa immaginare. E allora, mi domando, perché questo Paese che dà, giustamente, tanta importanza ai bambini, non permette a tante potenziali madri di fare come quella leonessa?”.
Alla fine della lettera Pivetti ringrazia “chi ha permesso questo dibattito. Acceso, serio, ironico, profondo, mai violento, qualche volta tagliente e inclusivo del pensiero di tante. Madri e non madri. In ogni caso, donne. Noi“.