Il gruppo di amici era a bordo di un’auto prestata, non si sa per quale ragione, da un coetaneo che viaggiava su un’altra vettura, a pochi metri di distanza sulla stessa strada. Alla guida c'era il ventiduenne Salah Natiq, il più grande del gruppo. Il padre ha spiegato al Giornale di Brescia: "Mio figlio non aveva la patente", come anche gli altri quattro ragazzi a bordo
Nessuno dei cinque giovani morti la sera del 22 gennaio nell’auto che si è schiantata contro un pullman a Rezzato, nel bresciano, aveva la patente. Alla guida c’era il ventiduenne Salah Natiq, il più grande del gruppo. Il padre ha spiegato al Giornale di Brescia: “Mio figlio non aveva la patente, nemmeno suo cugino che era a bordo dell’auto e anche il terzo amico marocchino”. Non aveva ovviamente la patente Irene Sala, che aveva 17 anni, e nemmeno il 19enne Dennis Guerra che, nel 2007, aveva perso un cugino di 18 anni morto anche lui in incidente stradale. Il gruppo viaggiava infatti su un’auto prestata da un amico.
Secondo le prime ricostruzioni, l’automobile sulla quale viaggiavano le cinque vittime ha invaso la corsia opposta impattando frontalmente contro l’autobus. Diversi familiari delle vittime sono arrivati sulla scena del disastro lungo la statale 45bis. Il conducente del pullman, 58enne, l’unico a bordo del mezzo, è rimasto ferito non gravemente e portato in ospedale sotto choc. Ambulanze, polizia e Vigili del Fuoco sono intervenuti sul posto. Sulla vettura, irriconoscibile dopo lo schianto, c’erano Dennis Guerra, 19 anni di Sabbio Chiese; Imad El Harram, anche lui ventenne di Preseglie; Imad Natiq, 20 anni, e Salah Natiq, 22, cugini residenti a Vestone e Irene Sala, 17 anni compiuti a dicembre, che viveva a Villanuova sul Clisi. La Procura di Brescia ha già disposto il nullaosta per la sepoltura e le salme sono state restituite alle famiglie.
Il gruppo di amici era a bordo di un’auto prestata, non si sa per quale ragione, da un coetaneo che viaggiava su un’altra vettura, a pochi metri di distanza sulla stessa strada. E che è arrivato sul luogo dell’incidente quando ormai non c’era più nulla da fare. Le famiglie, avvisate dagli amici e dai parenti, si sono trovate davanti la tragica scena: “Erano ragazzi come tutti, nati e cresciuti in Valsabbia. Ora per noi è davvero dura”, dice un parente di Imad e Salah Natiq. “Non ci sono parole per descrivere il dolore causato da questa tremenda tragedia. A nome di tutta la Comunità, esprimo cordoglio e un abbraccio di profonda vicinanza alle famiglie delle giovani vittime”, ha scritto il sindaco di Sabbio Chiese, Onorio Luscia, su Facebook.