di Luigi De Gregorio
Il dubbio, un qualsiasi dubbio nasce ogni volta che c’è un’alternativa. E il principe dei dubbi, il più grande e il più conosciuto è quello amletico: essere o non essere. Se ci limitiamo ai confini nazionali ed alle poche ore prossime alla votazione del Presidente della Repubblica italiana, abbiamo di fronte a noi un altro dubbio anch’esso rilevante, anche se transitorio e di nessuna importanza universale. Mario Draghi rimarrà nel suo ruolo di premier fino al termine dell’attuale legislatura o sarà eletto capo dello Stato?
Il dubbio, nato già da qualche mese, vive ancora in queste ore. Ma, utilizzando in maniera seria il cervello umano, constatiamo che esso (il dubbio) è privo di logica. Era insensato sia al tempo della nascita sia ora in questi giorni. Poteva essere stroncato ab initio, fatto abortire subito. Ed invece, un giorno si ed il successivo pure, i media si sono soffermati sull’altalena delle presidenze: della Nazione o del Consiglio? Tutto quanto, appunto, a dispetto della mancanza di logica.
I fatti. Il Paese dovrà gestire in pochi anni 209 miliardi nella realizzazione di circa 60 progetti ma rischia di perdere una parte di questi soldi, se la loro esecuzione non rispetta i tempi indicati dalla Ue. La consapevolezza sulle limitate capacità organizzative dei nostri politici ed il vissuto degli italiani dell’alto tasso di burocrazia dominante nel Paese hanno portato alla scelta di Draghi, poco meno di un anno fa, nelle vesti di premier come il “tecnico” realizzatore. Bravo. Bravissimo, riconosciuto tale a livello nazionale a livello europeo e in tutto il mondo occidentale.
Ora, a prescindere dal fenomeno della pandemia – in cui il dominus in assoluto a livello mondiale sembra essere il Covid (astuto, trasformista, imprevedibile) – è giunto il momento di iniziare la modernizzazione del Paese, di realizzare i progetti della rinascita, di creare posti di lavoro. Ed ecco che alcune forze politiche vogliono spostare Draghi e portarlo al Colle del Quirinale.
Sarebbe un colpo mortale alla logica con tutte le prevedibili conseguenze. Cioè nell’abbandonare l’area della razionalità, ci dovrebbe spaventare:
– la probabilità di ricadere nel dejà vu non abbiamo utilizzato i fondi messi a disposizione come è successo spesso in passato per altri fondi europei.
– la totale incapacità ‘to catch the opportunity’. Un’occasione che è vitale per la rinascita.
– la permanenza nell’immobilismo attuale
– l’uccisione della speranza della rinascita del Paese, sebbene essa nel suo Dna non preveda la morte.
Insomma l’eclissi della logica concede spazio a piccole stupidate individuali quotidiane, ma purtroppo anche a quelle gigantesche che incidono sulla vita di un intero popolo.
Ora, chiediamoci francamente: i 1009 grandi elettori quali punti di riferimento hanno in testa per la loro decisione presidenziale? Tanti: di tutto e di più. Una risposta che abusa del noto slogan della Rai, ma che soprattutto si avvale delle tante dichiarazioni degli onorevoli, infaticabili protagonisti di interviste sul tema presidenziale ripetitive e noiose.
In ogni caso per noi normali cittadini in queste ore il dubbio si annida nel timore che la logica con la sua figliola di nome Coerenza sia mandata definitivamente in vacanza in sperdute isole dell’Oceano Indiano. Ma a dubbio si aggiunge dubbio: Draghi vorrà restare a Palazzo Chigi?