Come si arriverà al successore di Sergio Mattarella? A poche ore dal primo scrutinio, infatti, non manca solo il nome del tredicesimo presidente della Repubblica. Il grosso delle incognite, infatti, è legato al percorso che porterà all’elezione. In passato, infatti, solo in due casi si è avuto un capo dello Stato alla prima votazione. Molto più diffusa l’elezione al quarto scrutinio, cioè da quando il quorum si abbassa: dai due terzi dei voti, alla maggioranza assoluta. E’ successo quattro volte con Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi, la prima elezione di Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. Ma per eleggere un presidente è successo anche che ci volessero molte più votazioni: il record negativo è ventitré.
Quello positivo, invece, appartiene a due presidenti: Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi furono eletti al primo scrutinio. Il presidente ‘picconatore’, nel 1985, raccoglie il 75,4% delle preferenze (752 voti su 997) grazie all’accordo trovato, tra i corridoi del Parlamento, tra Dc e Pci. La candidatura di Ciampi, invece, viene avanzata nel 1999 da un vasto schieramento parlamentare e in particolare dall’allora presidente del Consiglio, Massimo D’Alema. Walter Veltroni si occupa delle trattative, ottenendo il benestare dell’opposizione di centrodestra, anche se Ciampi, che non è iscritto ad alcun partito, è molto vicino all’Ulivo. L’ex governatore della Banca d’Italia viene proclamato quindi decimo presidente della Repubblica con il 71,4% delle preferenze (707 voti su 990).
L’elezione più lunga e difficile nella storia della Repubblica è invece quella di Giovanni Leone nel 1971. Ben 23 scrutini che prolungarono i lavori parlamentari per quasi 25 giorni. Per Leone determinanti i voti del Movimento sociale italiano. Nei primi scrutini, il candidato ufficiale della Dc è il presidente del Senato, Amintore Fanfani, che si ritira a causa dell’azione dei cosiddetti franchi tiratori del suo stesso partito. L’ipotesi Aldo Moro, invece, viene bruciata proprio dalla candidatura di Leone. Il giurista napoletano detiene anche un altro primato negativo: è stato il presidente che ottenne il minor numero di consensi: 52% (518 voti su 995). Anche per il socialista Giuseppe Saragat ci sono volute 21 votazioni: si votò anche il giorno di Natale. Saragat raggiunge tuttavia il 68,9% dei consensi (646 voti su 937). Il capo dello Stato che ottiene invece più voti è Sandro Pertini, con l’83 ,6% delle preferenze, ossia 832 voti su 995, anche se allo scrutinio numero 16. L’elezione di Giorgio Napolitano è stata invece breve: 4 scrutini in tutto, anche se la soglia dei consensi fu bassa: 54,8 preferenze (543 voti su 990). Per il suo secondo mandato Napolitano raccoglie 738 voti, conquistando un altro primato quello del presidente che ancora in carica viene rieletto. Anche per portare Mattarella al Colle si sono voluti quattro scrutini: fu Renzi, all’epoca premier e segretario del Pd, a proporre il nome dell’allora giudice costituzionale a poche ore dall’apertura della quarta votazione, quando il quorum si abbassa. Mattarella viene eletto con 665 sì, 160 in più rispetto alla maggioranza assoluta del plenum, pari a 505.