Mini-blob dal redivivo corridoio di Montecitorio: dai leghisti nostalgici di Bossi ("Se c'era lui a quest'ora...") al grande ritorno di Scilipoti
“Stanno risalendo le quotazioni di Mario Draghi? Non lo so, non faccio il bookmaker…”, sussurra Luigi Di Maio ai cronisti che lo circondano. Il ministro degli Esteri, corteggiatissimo, è rimasto tutto il pomeriggio in Transatlantico a parlare con deputati e senatori.
“La pallina sta scivolando velocemente verso la casella di Mario Draghi”, dice invece Alessandro Cattaneo, Forza Italia, con l’aria di chi la sa lunga.
“Ho sentito Enrico Letta. Dopo la bocciatura da parte di Berlusconi, l’opzione Draghi è di nuovo in campo. Ma poi non si farà un governo, si andrà a votare”, osserva Giacomo Portas dei Moderati, terrorizzando i peones in ascolto intorno a lui, che sbiancano.
“Ma questa è politica? Ma che politica è? La politica e i partiti sono morti da dieci anni, il Parlamento è commissariato. E poi ci meravigliamo se arrivano i tecnici…”, si sfoga Mario Tassone, ex viceministro Udc. Tassone ha fatto avanti e indietro in Transatlantico per tutto il pomeriggio insieme a Domenico Scilipoti.
“Io non sono per i tecnici e per le figure eterodirette dall’estero. E infatti sono stato contrario alla sostituzione di Giuseppe Conte con Mario Draghi, un anno fa”, spiattella Mimmo Scilipoti, tornato a vedere che aria tira in Parlamento, dopo esserne stato uno dei protagonisti.
“Confusione? Momento terribile? Ma no dai, non scherziamo. Ci sono stati momenti molto peggiori nella storia dei presidenti. Quando è stato eletto Oscar Luigi Scalfaro, per esempio, con la mafia che faceva saltare in aria i magistrati. E pure la rielezione di Giorgio Napolitano è avvenuta in un momento peggiore…”, sostiene convinto Umberto Del Basso De Caro, deputato del Pd, ex socialista che viene ricordato, tra le altre cose, per una strenua difesa, in Aula, di Bettino Craxi.
“Prima di giovedì non succede niente. Non vorrei essere nei vostri panni a scrivere pezzi per tre giorni sul nulla. Che scrivete oggi?” chiede Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato del Pd.
“Mario Draghi sta facendo il tentativo, non so quanto potrà avere successo, ma è giusto che lo faccia. Io, al suo posto, farei lo stesso”, commenta Bruno Tabacci, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre si aggira per il Transatlantico senza mollare mai la sua 24 ore in pelle color tabacco.
“Berlusconi ha fatto male a ritirarsi, doveva andare fino in fondo o, per lo meno, arrivare fino alla quarta votazione. Noi avevamo il pallone tra i piedi e ce lo siamo fatto togliere come dei fessi. E ora giocano loro (Meloni e Salvini)”, sottolinea un po’ sconsolato il deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri, soffiando il fumo di una sigaretta nel cortile di Montecitorio.
“La telefonata più bella di Berlusconi è stata quella a Maria Elena Boschi. Era quasi emozionato. Le ha detto: che bello parlare con lei… come mi sarebbe piaciuto conoscerla prima”, racconta Vittorio Sgarbi davanti a un crocicchio di parlamentari nel cortile della Camera.
“Ho visto cose che voi umani…”, butta lì passando Filippo Sensi, deputato del Pd ed ex portavoce di Matteo Renzi.
“Vi denuncio tutti!”, minaccia Sara Cunial, cui è stata negata la richiesta di votare nel drive in esterno, adibito solo per i positivi. Lei, invece, si è rifiutata di fare il tampone per l’ingresso in Aula e non ha votato.
“E’ stata un’emozione veder tornare in Parlamento Umberto Bossi. Quasi commovente. Ah, se fosse ancora in buona salute e ci fosse lui a capo del movimento, tutto questo casino non sarebbe successo. Quanto ci mancano le sue intuizioni…”, dice un deputato leghista davanti a un paio di forzisti che gli danno ragione.