Più passa il tempo senza che una delle parti ammorbidisca le proprie posizioni, più il rischio di un’escalation militare aumenta. La Russia continua a chiedere il ritiro delle truppe Nato da Romania e Bulgaria, intimando il blocco Atlantico di frenare la propria ‘avanzata’ versoEst con il possibile inglobamento dell’Ucraina. Gli Stati Uniti cercano la strada giusta per arrivare a una soluzione diplomatica, ma intanto inviano armi a Kiev, preoccupati da un passo in avanti improvviso di Mosca, e preparano le risposte scritte alle richieste avanzate dal Cremlino dopo l’incontro di pochi giorni fa tra il segretario di Stato, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov.
E anche la Nato non sembra voler compiere passi indietro e sta “inviando navi e caccia in Europa dell’est per rinforzare la nostra capacità di deterrenza e difesa, mentre la Russia continua ad aumentare la propria presenza militare dentro e fuori dall’Ucraina”, si legge in una nota del Patto Atlantico. Anche gli Stati Uniti stanno valutando l’invio di navi e aerei nei paesi Baltici e dell’est Europa membri della Nato, secondo quanto scrive il New York Times. Non solo: in serata il Pentagono ha annunciato di aver messo 8.500 soldati in stato di allerta. “È molto chiaro che i russi non hanno alcuna intenzione ora di ridurre le tensioni”, ha detto il portavoce John Kirby. Mentre l’Irlanda denuncia l’intenzione della Russia di “effettuare esercitazioni militari a circa 240 chilometri dalla nostra costa sudoccidentale. Sono acque internazionali, ma anche parte della zona economica esclusiva dell’Irlanda”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Simon Coveney. Mosse, quelle dei Paesi dell’Alleanza, alle quali il Cremlino risponde accusando la Nato di “esacerbare” le tensioni.
A confermare i timori per il degenerare della situazione sicurezza in Ucraina arriva anche la decisione, anticipata nei giorni scorsi, di evacuare le famiglie dei diplomatici americani dal territorio ucraino e di ridurre all’essenziale la presenza di personale nella sede della capitale, con Washington che ha emesso anche uno sconsiglio di viaggio a tutti i suoi cittadini in Russia. Stessa mossa, quest’ultima, compiuta dalla Francia ma relativa all’Ucraina. Anche la Gran Bretagna sta evacuando metà del suo personale nelle sedi diplomatiche della capitale. Una mossa, quella di Washington e Londra, che da Kiev considerano “prematura” ed “eccessiva: “Con tutto il rispetto del diritto degli Stati stranieri di garantire la sicurezza delle loro missioni diplomatiche, noi consideriamo questa misura come prematura ed eccessiva”, ha dichiarato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko.
In mezzo ai due fuochi, attore interessato dall’evolversi della crisi è senza dubbio l’Europa che teme l’aggravarsi della situazione sicurezza nei suoi confini ad est e le ripercussioni economiche che ne possono derivare, una su tutti un nuovo aumento dei prezzi del gas, già alle stelle, visto che dipende per il 40% dalle forniture russe. Non a caso, oggi è in programma un vertice tra Blinken e i ministri degli Esteri dell’Unione europea per discutere delle eventuali sanzioni da emettere nei confronti di Mosca. Ma l’impressione è che da Washington non arriverà alcun passo in avanti di questo tipo senza una rottura degli equilibri da parte dell’avversario. Anche l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha fatto sapere che “sulle sanzioni vogliamo agire in forte coordinamento con i nostri partner: gli Usa, il Canada e il Regno Unito. Al momento stiamo continuando a costruire un forte pacchetto di sanzioni, ma nulla di concreto verrà approvato oggi“, ha spiegato aggiungendo che “il processo è in corso, sarà tutto pronto quando necessario, ma oggi non annunceremo nulla”. E a differenza degli Usa ritiene che “a meno che Blinken non abbia qualcosa da dirci di importante, il personale dell’Unione europea non ha in programma nessuna evacuazione dall’Ucraina”.
Dal canto suo, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’Ue ha varato un nuovo pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina “da 1,2 miliardi di euro“: “L’Ucraina è uno Stato libero e sovrano e l’Ue è al suo fianco ed è fermamente impegnata” alla soluzione della crisi, ha affermato. Il pacchetto di aiuti sarà composto da prestiti e sussidi e, nella sua prima tanche, sarà di 600 milioni di euro, ha spiegato von der Leyen ricordando che “l’Ue ha già fornito un’assistenza significativa (dal 2014 circa 17 miliardi di euro) all’Ucraina, sia a sostegno della resilienza del Paese che della sua modernizzazione, ma anche specificamente per combattere il Covid-19″. La Commissione, inoltre, quest’anno “procederà al quasi raddoppiamento della sua assistenza bilaterale in sussidi e saranno stanziati altri 120 milioni di euro”, ha concluso.
La situazione è per il momento cristallizzata: Washington si prepara a reagire di fronte a un’offensiva russa e fornirà risposte che siano più generiche possibili alle richieste di Lavrov, così da non prendere impegni troppo stringenti con Vladimir Putin, mentre Mosca rimane in attesa di rassicurazioni dalla Casa Bianca sulla presenza di truppe Nato a est. Una situazione che, nel bene e nel male, potrebbe sbloccarsi dopo l’incontro di domani, a Parigi, dei consiglieri politici di Francia, Germania, Ucraina e Russia, durante il quale si cercherà di riportare la discussione nel campo della diplomazia.
Obiettivo non semplice da raggiungere per diversi motivi: il primo, perché in Europa diversi Paesi godono di rapporti economici privilegiati con Mosca, la Germania in primis, ed hanno quindi molto di più da perdere rispetto a Washington da un’ipotetica escalation militare. Una posizione ben nota anche in Ucraina, tanto che il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, accusa Berlino di “tradimento” e “omissione di soccorso”, in un duro intervento pubblicato in esclusiva dalla Bild. “In Ucraina c’è un’enorme delusione per il fatto che la Germania tenga fede a Nord Stream 2 (il nuovo gasdotto che dalla Russia porta il gas di Mosca in Germania, ndr). E per il fatto che non ci consegni le armi e che in questo modo distolga anche Paesi come l’Estonia dal consegnarcene”. Da parte sua, Borrell assicura che “tutti i membri Ue sono partner affidabili, tutti i membri stanno dimostrando un’unità senza precedenti sulla situazione in Ucraina, con una forte coordinazione con gli Stati Uniti”.
Il secondo, perché un altro attore europeo di primo piano, la Gran Bretagna, è andato domenica allo scontro verbale duro con Mosca, sostenendo che il Cremlino pianifica la deposizione del governo ucraino per sostituirlo con un premier “fantoccio” e avvisando che “in caso di destituzione del governo arriveranno severe sanzioni contro Mosca”. Oltre a questo, Londra sta già rifornendo Kiev di armamenti. Il ministero degli Esteri russo ha respinto le accuse britanniche come “disinformazione”, rinfacciando alla Gran Bretagna di favorire la “crescita delle tensioni”.