Roma è in grado di intervenire prontamente, come spiegano i dati forniti dall'Osservatorio Milex sulle spese militari italiane, andando anche a incrementare notevolmente la spesa attuale di circa 78 milioni di euro per il dispiegamento. Le sue forze sono concentrate soprattutto sull'unico sbocco russo nel Mediterraneo, ma gli 200 Alpini sono anche di stanza nelle foreste di confine della Lettonia
Truppe di terra, ma soprattutto aerei e navi da guerra. Sono queste le risorse militari che l’Italia è pronta a far intervenire in caso di un’escalation militare al confine tra Russia e Ucraina. Dai Typhoon attualmente in Romania, alla fregata ‘Margottin’ nel Mar Nero, fino ai carri armati presenti in Lettonia, Roma è già in grado di fare la sua parte in caso di un conflitto legato a un’invasione di terra da parte dei soldati di Vladimir Putin, come spiegano i dati forniti dall’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane, andando anche a incrementare notevolmente lo stanziamento attuale di circa 78 milioni di euro per il dispiegamento.
I mezzi e le truppe citati sono ovviamente quelli che partecipano alle missioni Nato a presidio dei confini orientali dell’Alleanza Atlantica che considera il confine est dell’Europa uno dei fronti più delicati e allo stesso tempo preoccupanti proprio per i continui tentativi di ingerenza russi, dal Baltico fino all’Ucraina, passando per il confine bielorusso. Così la nostra Aeronautica militare ha schierato, ad esempio, una squadriglia di 4 caccia Typhoon (nell’ambito della mission Air Black Storm) e 140 uomini in una base aera rumena nei pressi di Costanza, non distanti passi dal confine ucraino. Fino ad aprile, salvo appunto conflitti nell’area, le truppe svolgeranno missioni quotidiane di pattugliamento sui cieli del Mar Nero nell’ambito della missione di ‘polizia aerea rafforzata’ . Il tutto al costo di oltre 33 milioni di euro che, però, potrebbe salire notevolmente nel caso in cui si decida di sfruttare il massimo potenziale della missione con 12 aerei in totale e 260 uomini.
Sempre sul Mar Nero, però, l’Italia e i suoi alleati Nato possono contare anche sulla presenza della fregata Fremm Carlo Margottini e del cacciamine Viareggio, per un totale di oltre 200 marinai e un costo, stando ai dati sul finanziamento per il 2021, di oltre 17 milioni di euro. È proprio in quelle acque, unico suo sbocco nel Mediterraneo, che Mosca sta concentrando come mai prima d’ora la sua flotta che nelle prossime settimane incocerà anche la portaerei Cavour con a bordo gli F-35, arrivata sul posto per partecipare a un’esercitazione Nato con la portaerei americana Truman e la francese Charles de Gaulle.
Infine, il supporto italiano lo si ritrova anche più a nord, su un altro fronte delicato nei rapporti tra i Paesi del Patto Atlantico e la Russia: quello dei Baltici. Lì, nelle foreste della Lettonia, sono schierati più di 200 Alpini della Brigata Taurinense con decine di carri armati ruotati Centauro e cingolati da neve, nell’ambito della missione Nato ‘Baltic Guardian’. I 200 italiani fanno parte di un gruppo da 1.200 militari a guida canadese di stanza a nord della capitale Riga. Il tutto, per un costo attuale di 27 milioni di euro.