Si potrebbe partire dalle parole del Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, il quale di recente ha dichiarato: “Restano differenze significative, non facili da colmare, e c’è un reale rischio di conflitto armato in Europa”. La questione è che la Russia si considera vulnerabile, in particolare da ovest, dove storicamente hanno avuto origine le minacce più pericolose. Bielorussia e Ucraina sono un po’ gli incubi sovietici.
Il confine ucraino è a poche centinaia di miglia da Mosca ed è quindi una grave minaccia quando è nelle mani dei nemici. L’unico valore immaginabile che la Bielorussia e l’Ucraina hanno per gli americani è mettere la Russia in una posizione in cui deve capitolare davanti agli Stati Uniti su tutte le questioni critiche o rischiare un’invasione a titolo definitivo. La Russia per questo sta cercando di chiudere presto la partita. In Bielorussia l’ha già fatto quando il presidente Alexander Lukashenko ha vinto un’elezione dubbia e pesantemente criticata. I russi sono intervenuti per salvare Lukashenko e ora hanno il controllo effettivo della Bielorussia. Se lo scopo della Russia è occupare l’Ucraina non basta sconfiggere l’esercito ucraino, ma potrebbe essere necessario occupare fisicamente aree chiave del Paese.
Il piano di guerra della Russia è ovviamente segreto, ma il governo ucraino ha rilasciato la sua opinione su come sarebbe stata eseguita un’invasione russa. Si compone di tre spinte destinate a isolare e occupare Kiev: a nord dalla penisola di Crimea, a sud dalla Bielorussia e a ovest da Volgograd. Del resto basti pensare alla Crimea – invasa nel 2014 – a dimostrazione di un imperialismo russo che non accenna a placarsi. Putin insiste, a intermittenza e da molti anni, nel ricorrere alla minaccia militare e in alcuni casi all’uso diretto della forza. Di conseguenza i paesi vicini si sentono effettivamente minacciati e dunque cercano di accelerare l’avvicinamento alla Nato e/o all’Unione Europea, anche quando non ne condividono in pieno i valori e le regole.
C’è quindi la questione o meglio l’esasperazione del ruolo della Nato versione “politica” che estende le partnership a decine di stati e ad altri continenti. Un allargamento che mira a un preciso disegno espansionistico piuttosto che di sicurezza per contrastare eventuali futuri minacce. L’Ucraina non ha molto da condividere con l’area euroatlantica, ma è sicuramente una linea di confine tracciata da Mosca. Militarmente i russi vantano una schiacciante superiorità sull’Ucraina, ma pagheranno un prezzo alto: subito, nel breve, nel medio e nel lungo periodo. In termini di vite umane, il costo di andare in Ucraina sarà pesante, reale e consequenziale, sostiene Biden, ricordando di aver già spedito agli ucraini attrezzature sofisticate e difensive per un valore di oltre 600 milioni di dollari.
La prima grande crisi diplomatica tra Russia e Ucraina è avvenuta nel 2003, quando la Russia ha iniziato inaspettatamente a costruire una diga nello stretto di Kerch vicino all’isola di Tuzla in Ucraina. Kiev ha visto questo come un tentativo della Russia di ridisegnare i confini nazionali e il conflitto è stato risolto solo dopo un incontro faccia a faccia tra i due presidenti. La costruzione della diga venne interrotta, ma le crepe avevano cominciato a farsi largo. Le tensioni sono aumentate durante le elezioni presidenziali del 2004 in Ucraina, con Mosca che ha gettato tutto il suo peso dietro il candidato filo-russo, Viktor Yanukovich. La “rivoluzione arancione” del paese gli ha impedito di assumere la carica. L’elezione è stata dichiarata fraudolenta e il candidato filo-occidentale, Viktor Yushchenko, è diventato presidente.
La Russia ha risposto interrompendo le spedizioni di gas all’Ucraina in due occasioni, nel 2006 e nel 2009, e ha anche interrotto le spedizioni nell’Ue. Tutto ciò fa ben comprendere che le ripercussioni di un conflitto si estenderebbero nei paesi dell’Unione Europea. La Norvegia intanto sta organizzando la più grande esercitazione Nato dell’anno, “Cold Response”, con 35 mila militari (marzo-aprile). La Svezia ha distaccato alcune centinaia di soldati e supercaccia bisonici multiruolo Saab JAS 39 Gripen sull’isola di Gotland, obiettivo strategico e punto chiave del Baltico.