Il comparto del turismo, i costruttori, i proprietari immobiliari e i produttori di energia da rinnovabili continuano a contestare i contenuti del decreto Sostegni ter varato giovedì scorso dal consiglio dei ministri. E molte norme non piacciono nemmeno ai partiti di maggioranza, che volevano un nuovo scostamento di bilancio per avere a disposizione più risorse e ora annunciano modifiche durante l’iter parlamentare. Ma, che sia perché l’attenzione è concentrata sul voto per il Quirinale o perché quello approvato dai ministri era un testo pieno di buchi ancora da riempire, a cinque giorni dal varo il testo definitivo del provvedimento ancora non c’è. Secondo il Tesoro sarebbe in dirittura di arrivo in Gazzetta ufficiale, ma il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini in un’intervista al Corriere dice che “si stanno definendo in queste ore” i nuovi parametri per compensare le aziende appaltatrici dei rincari delle materie prime. Si tratta di una delle norme che nelle bozze in circolazione la scorsa settimana risultavano ancora in bianco, ed evidentemente la quadra non si è ancora trovata. Intanto il mondo della scuola in queste ore ipotizza addirittura che nella versione finale possano essere inserite le modifiche chieste dalle Regioni alle regole sulle quarantene nella scuola.

In attesa del testo, le categorie interessate sono tutte sul piede di guerra. Chi è destinatario di aiuti – a partire dal turismo – lamenta che sono insufficienti se non addirittura dannosi. Le associazioni del turismo organizzato, da Astoi Confindustria Viaggi ad Assoviaggi Confesercenti, parlando di “ennesimo duro colpo” inferto al settore e “totale indifferenza” del governo, “noncurante dei pesanti effetti economici generati dalle decisioni assunte”. La cassa integrazione scontata fino a marzo (è prevista l’esenzione dal pagamento della contribuzione addizionale), scelta invece di prorogare la cig Covid, viene giudicata “del tutto inadeguata in quanto gli ammortizzatori ordinari prevedono normalmente un’anticipazione del salario da parte dei datori di lavoro e le imprese, in fortissima crisi di liquidità, non sono minimamente in grado di fare fronte a tali esborsi”. E per ottenere il pagamento diretto da parte di Inps “le aziende dovranno produrre tutta una serie di documenti che invece, per la cassa Covid, non dovevano produrre”. Per quanto riguarda i sostegni economici, l’incremento del Fondo Unico per il turismo da 120 a 220 milioni “risulta del tutto irrisorio, vista l’ampia platea di beneficiari a cui è rivolto lo strumento (strutture ricettive, agenzie di animazione, guide e accompagnatori turistici, imprese di trasporto turistico, agenzie di viaggio, tour operator)”. Anche alla luce del fatto che tour operator e agenzie di viaggi sono ancora ferme per via del decreto che impone il divieto di spostamento per motivi di turismo verso molti paesi esteri.

Chi si vede chiedere un contributo – i produttori di energia che hanno fatto extraprofitti – ritiene dal canto suo inaccettabile imporre sacrifici a danno di solare e idroelettrico lasciando fuori le fonti fossili, mentre le aziende energivore bocciano gli interventi perché di breve respiro e senza visione strategica. Italia Solare, l’associazione delle aziende italiane del settore, ha scritto a Mario Draghi per lamentare che il decreto “prevede inspiegabilmente la modifica di accordi pregressi a cui gli operatori hanno fatto legittimo affidamento, ancora più inaccettabile considerando che non vi è stata alcuna consultazione con gli operatori”. Non intervenendo sui ricavi delle fossili e “modificando retroattivamente i contratti in essere, si porterebbero gli investitori privati a non avere fiducia nello Stato italiano e quindi a spostare capitali verso paesi più affidabili. Il risultato sarebbe la perdita di opportunità e crescenti difficoltà a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e di riduzione dei costi energetici”. Dubbi anche nell’ambito della maggioranza: Pietro Girotto, presidente della commissione Industria Senato e a capo del Comitato Transizione Ecologica del M5s, ha definito “paradossale e inefficiente che a pagare il caro bollette debba essere l’unica soluzione strutturale e la più sicura che abbiamo per far fronte all’attuale crisi dei prezzi: le fonti di energia rinnovabile”. Una politica energetica “contraddittoria rispetto alle necessità, che va contro la transizione ecologica e non risolve alla radice il problema”. Per questo “ci stiamo già adoperando affinché i sacrifici siano condivisi anche dagli altri e non siano scaricati solo sulle rinnovabili”.

Infine, l’ulteriore stretta sul Superbonus, con il divieto di cedere il credito di imposta sulle spese per interventi di efficientamento energetico più di una volta, ha fatto imbestialire non sono Ance e Confedilizia ma pure i 5 Stelle, il Pd e l’intero centrodestra che gridano all’affossamento della misura con l’ennesimo cambiamento in corsa, peraltro con effetto retroattivo. Luca Sut, Patrizia Terzoni e Riccardo Fraccaro del M5s, a decreto ancora fantasma, hanno già annunciato un emendamento per reintrodurre la possibilità di cessioni multiple, anche se “individuando nel dettaglio quali possono essere i successivi cessionari, vale a dire soltanto banche, intermediari finanziari iscritti all’albo, società autorizzate alla cartolarizzazione e all’intermediazione finanziaria e imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia”. E anche la presidente della commissione Attività produttive alla Camera, Martina Nardi (Pd), promette modifiche durante l’iter in Parlamento perché “le novità non fanno altro che complicare le cose e rischiano di paralizzare il sistema”.

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