Il genitore del 12enne, preso a calci da due ragazze di 15 anni, si esprime sul caso intervistato dal quotidiano La Nazione. "Quello che è successo se lo porterà dietro per tutta la vita. Le leggi razziali sono iniziate così"
“Ho finito le lacrime. Rivedo mio figlio che cerca di togliere gli sputi dal giacchetto. Sono distrutto, non ne posso più. Queste cose non devono più esistere”. Parla sulle pagine del quotidiano La Nazione il padre del bambino di 12 anni aggredito in provincia di Livorno perché ebreo. Due ragazzine poco più grandi lo hanno preso a calci e sputi e gli hanno gridato frasi del tenore: “Devi morire nei forni, stai zitto”. Il fatto è avvenuto a poche ore di distanza dal Giorno della Memoria, in cui vengono ricordate le vittime della Shoah. Il sindaco di Campiglia Marittima Alberta Ticciati ha raccontato l’episodio sulle proprie pagine social, lo ha definito di “una gravità inaudita” e ha annunciato provvedimenti.
“Cerchiamo di stare vicino a nostro figlio, ma quello che è successo se lo porterà dietro per tutta la vita. Le leggi razziali sono iniziate così”, prosegue il genitore, e chiarisce di aver denunciato quanto accaduto anche perché non vuole che l’episodio si ripeta con altre vittime. C’è un elemento particolarmente grave: “Nessuno dei presenti ha difeso mio figlio. Non riusciamo a dare una spiegazione a quelle offese”. La solidarietà è arrivata invece dalla comunità ebraica e, fra gli altri, dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Le due ragazzine quindicenni sono state identificate e su di loro si esprimerà il tribunale dei Minori di Firenze. “Non si sono fatte sentire, né lo hanno fatto i genitori”.