L’elezione del Presidente della Repubblica è da sempre uno dei passaggi più complessi della nostra democrazia parlamentare. Ho la ”fortuna” di non essere uno dei grandi elettori e quindi di avere la responsabilità di scegliere. Posso svolgere considerazioni con una certa distanza.

I motivi di preoccupazione si fanno, al momento in cui scrivo, fortissimi. Abbiamo avuto ieri il più alto numero di decessi per Covid della quarta ondata, la crisi ucraina sta esplodendo nel cuore dell’Europa. L’urgenza di portare a termine questo passaggio istituzionale evitando di precipitare verso le elezioni anticipate è di un’evidenza solare. Invece si sta andando nella direzione esattamente opposta. A partire da domani con il quarto scrutinio e l’inizio di un’elezione a maggioranza semplice cambia tutto.

Questa è una prima, clamorosa sconfitta di tutto il sistema politico italiano. Bisognava chiudere con un’ampia convergenza nell’ambito delle prime tre chiame. Ma questo non è successo. Bisogna prenderne atto e ragionare di conseguenza. A questo punto la partita è tra chi vuole le elezioni anticipate e chi invece vorrebbe arrivare alla fine della legislatura. L’eletta/o guiderà l’Italia fino al 2029 eppure si ragiona guardando agli interessi dei prossimi mesi – al massimo qualche anno. Questo è contro gli interessi dell’Italia, che vengono prima di qualsiasi altra cosa. Gli obiettivi da una parte e dall’altra di recar danno politico all’avversario rischiano di essere travolti in cabina elettorale. Gli italiani hanno già mostrato di comprendere bene chi lavora privilegiando un interesse generale e chi è guidato da logiche più miopi.

La crisi del sistema politico italiano va avanti da decenni ma adesso si rischia seriamente l’implosione. La mia opinione è che bisogna produrre ogni sforzo, anche dal quarto scrutinio, per convergere su una ipotesi per il Quirinale e un patto di legislatura che tenga dentro almeno l’attuale maggioranza di Governo. Ma intorno a chi si può realizzare questo percorso? Non mancano le personalità. Indubbiamente intorno a Draghi si è già verificata una convergenza per esercitare la funzione di guida del Governo. Allo stesso tempo il giudizio sul settennato di Mattarella è ampiamente più che positivo. E ancora vi sono più figure politiche e della società civile nelle quali riconoscersi.

Il punto è di volontà e di scelta politica. Far prevalere una logica di vittoria sul breve periodo, tutta da verificare, o avere lo sguardo più lungo e immaginare una tenuta fino al 2029. Io sono convinto sia quest’ultima la strada da percorrere.

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