Buona parte delle proposte avanzate al governo dalle Regioni sono “inaccettabili”, ad iniziare dal superamento del sistema di sorveglianza nelle scuole e dalla revisione della classificazione dei ricoveri Covid. Il tutto mentre l’obbligo vaccinale per gli over 50 sembra aver già esaurito la sua spinta nei confronti degli indecisi e anche la platea pediatrica fa fatica ad allargarsi ulteriormente a oltre 40 giorni dall’apertura degli hub dedicati. È questa la fotografia scattata dall’ultimo monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe che sul fronte della circolazione virale segnala una lieve flessione dei nuovi casi (-3,7%) e delle terapie intensive (-1,4%), mentre aumentano ancora in maniera lieve i ricoveri in area medica (+3%) e crescono i decessi (+11,2%).

In uno scenario caratterizzato ancora “da un’elevata circolazione del virus e da una forte pressione sugli ospedali con pesanti ricadute sull’assistenza ai pazienti non Covid”, spiega il presidente Nino Cartabellotta, le Regioni “spingono per semplificare le regole di convivenza con il Sars-CoV-2 mettendo sul tavolo varie proposte da discutere con il governo”. E molte non reggono, ad avviso di Gimbe, alle “evidenze scientifiche” e alla “fattibilità pratica”. Ritenendo “condivisibile” la “sospensione del contact tracing” e “ampiamente condivisibile” il superamento del sistema a colori delle zone a rischio poiché “non sussistono attualmente differenze” dal bianco all’arancione e anche in virtù del fatto che “possono aumentare il numero di posti letto Covid-19 per evitare zone dai ‘colori più intensi’ ma determinando conseguenze rilevanti in termini di mancata assistenza a pazienti con altre patologie”, Cartabellotta boccia la revisione delle misure inerenti alla sorveglianza sanitaria perché “l’ipotesi di differenziare le regole di sorveglianza sanitaria tra casi sintomatici e asintomatici non è basata su evidenze scientifiche, mentre l’elemento discriminante oggi dovrebbe essere rappresentato esclusivamente dallo status vaccinale”.

“Non accettabile” anche la proposta di aggiornamento delle misure di isolamento dei lavoratori dei servizi essenziali con la proposta di riduzione dei giorni di isolamento (pari a 3 giorni dall’inizio dei sintomi e ulteriori 3 giorni obbligo mascherina Ffp2, favorendo l’auto-sorveglianza) perché “non esistono evidenze scientifiche per supportare il termine dell’isolamento per i positivi – indipendentemente dal loro status vaccinale – dopo 3 giorni dalla comparsa dei sintomi, senza accertarne la negatività con tampone antigenico o molecolare”. Secco no anche alla revisione del sistema di sorveglianza nelle scuole in quanto “l’elemento discriminante ai fini della quarantena in caso di tampone negativo dovrebbe essere rappresentato dallo status vaccinale e non dalla presenza/assenza di sintomi Covid-19″ e “in caso di positività al tampone, lo studente deve essere isolato, indipendentemente dallo status vaccinale”.

Molto argomentato anche il no alla revisione della classificazione dei ricoveri Covid, uno dei punti più discussi. Una proposta definita “rischiosa” per quattro motivi: innanzitutto clinici, perché la Covid-19 è “una malattia multisistemica che colpisce numerosi organi e apparati e definire lo status di “asintomaticità” è molto complesso” e poi “la positività al Sars-CoV-2 può peggiorare la prognosi di pazienti ricoverati per altre motivazioni, anche in relazione all’evoluzione della patologia/condizione che ha motivato il ricovero e alle procedure diagnostico-terapeutiche attuate”. Gimbe avanza anche una motivazione organizzativa: “La gestione di tutti i pazienti Sars-CoV-2 positivi, indipendentemente dalla presenza di sintomi correlati alla Covid-19, richiede procedure e spazi dedicati, oltre alla sanificazione degli ambienti”. E anche medico legale e amministrativa, in quanto “la responsabilità di assegnare il paziente ricoverato ad una delle due categorie, con tutte le difficoltà e le discrezionalità del caso, è affidata al personale medico e alle aziende sanitarie”. Inoltre, ad avviso della Fondazione, esistono risvolti pratici poiché “eliminando il sistema dei colori, di fatto, si tratterebbe solo di una rendicontazione separata, potenzialmente utile a fini epidemiologici e alla futura riorganizzazione dei servizi ospedalieri” ma “la riclassificazione dei pazienti ospedalizzati, in ogni caso, non può derogare dagli standard internazionali definiti dall’Oms e dall’Ecdc”.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, Gimbe segnala che ci sono ancora 7,8 milioni di persone senza nemmeno una dose di cui 2 milioni di over 50 che “alimentano i ricoveri negli ospedali”. In calo nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 3.756.387), con una media mobile a 7 giorni di 536.627 somministrazioni per ogni giorno: “Diminuiscono del 15,5% le terze dosi e del 30,9% i nuovi vaccinati” che sono stati 355.309. La settimana precedente erano stati 514.324. Dei 355mila “il 43,9% è rappresentato dalla fascia 5-11, in netta flessione rispetto alla settimana precedente”, anche a causa del “rinvio delle prenotazioni vaccinali degli studenti in isolamento”. Male anche la vaccinazione degli over 50: “nonostante la recente introduzione dell’obbligo vaccinale”, le prime dosi scendono a a 96.957, ovvero il “-25,6% rispetto alla settimana precedente”.

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