Il 27 gennaio è anche il Giorno della Memoria, e neanche il cinema lo dimentica. Cosa succede dopo l’Olocausto? Cosa nasce da quell’humus di umane sopraffazioni e sofferenze? Come filtrano dal passato al presente fuga, paura, morte? E la vita? La vita del resto è un lungo piano sequenza, con i suoi difetti, i suoi affanni, e ricordi da amare o da temere, in questo caso ritratti dalla lente di Kornél Mundruczó, di nuovo prodotto da un certo Martin Scorsese nel suo nuovo Quel giorno tu sarai.
L’Olocausto visto attraverso tre generazioni. La bimba nata miracolosamente in un camp, oggi nella moderna Berlino è un’anziana dalla mente confusa, il corpo in disfacimento e i documenti d’identità ancora falsi. Sua figlia una donna che vorrebbe dedicarsi al piacere dopo una gioventù pressata dai ricordi materni, e suo figlio è un nipote dalla creatività “mostruosa”. Storia tenera, impietosa, dura e sana insieme, guarda con una moltitudine di angolazioni originali alla Memoria. Pochi come il regista ungherese riescono a dirigere così bene i giovani attori. Come anche in White God. Così pure qui abbiamo due tredicenni alle prese con lunghi piani sequenza d’infinita maestria che percorrono splendidamente il film.